Villa San Carlo: l'ultimo doloroso saluto a Ugo Gilardi, scomparso a 30 anni, con i ricordi dei suoi cari. 'Ora sarà il giardiniere di Dio'
Sembrava davvero non fermarsi mai il "fiume" di persone che nel pomeriggio di oggi, giovedì 26 novembre, hanno raggiunto l'Oratorio di Villa San Carlo per tributare l'ultimo straziante saluto a Ugo Gilardi, il giardiniere 30enne prematuramente scomparso nella mattinata di ieri per le conseguenze di un tragico incidente sul lavoro. Del resto, "Ughetto" è stato un dono speciale. Per la mamma, il papà, i nonni, gli zii. Per la sorella Eva, per la fidanzata Eleonora, per i tanti amici. Per un intero paese colpito al cuore da un'altra tragedia, impossibile da accettare.

Ugo Gilardi

Una comunità, quella di Villa San Carlo e Valgreghentino, che si è però mostrata ancora una volta più unita che mai, con quasi 800 persone intervenute ai funerali - nel rispetto delle norme in vigore - per abbracciare i famigliari del giovane. Le ha ringraziate una ad una il papà di Ugo, "orgoglioso di aver avuto un figlio come lui", che dopo aver rivolto un pensiero all'équipe di sanitari "che hanno fatto tutto il possibile per salvarlo" ha trovato persino la forza di passare tra le sedie ordinatamente allineate nel cortile dell'Oratorio per rivolgere un cenno di ringraziamento a tutti i presenti.

"Ora sarai già impegnato in qualche bel giardino del cielo" ha invece affermato la sorella Eva al termine della funzione, dopo aver preso il microfono per intonare a voce alta "Fratello sole, sorella luna", in direzione del "piccolo" di casa. "Riuscivi a illuminare tutto con il tuo sorriso, eri buono come il pane. Sarà difficile ora, ma so che tu sarai qui con noi, perché ci siamo sempre aiutati e continueremo a farlo".

Don Paolo Ventura. Sotto, con don Enrico Spreafico

"Credevo di dover scrivere queste parole solo quando saremmo stati vecchi" ha poi aggiunto la fidanzata Eleonora, tra le lacrime. "Questa volta ce l'hai fatta davvero grossa. Guarda quante persone sono qui per te, che conquistavi tutti con la tua simpatia. Eri il mio tutto, senza di me non sapevi stare. Avevamo tanti sogni, volevamo costruire il nostro nido. Ora come farò, come faremo senza il nostro brontolone? Ciao, amore mio grande...".
Strazianti anche le parole dei nonni - che consideravano Ugo come un figlio, "con così tanti progetti ancora da realizzare" - e dello zio Mosè, che ha voluto condividere con i presenti il dolore provato nella mattinata di ieri quando in via Fermi - dopo una corsa disperata in ambulanza con addosso, quasi per uno scherzo del destino, la divisa dei Volontari del Soccorso di Calolzio - si è trovato di fronte proprio suo nipote, senza poter fare nulla per salvarlo.

"Questa morte improvvisa e spietata ci ha riempiti di un immenso dolore" ha invece esordito durante l'omelia don Paolo Ventura, affiancato da don Enrico Spreafico e dagli amici dei Picett del Grenta, a pochi passi dall'altare. "In questi momenti è impossibile parlare, le emozioni sono più forti. Forse solo il silenzio e la preghiera sono atteggiamenti conformi per sopportare questo lutto. Il silenzio è come una carezza, consente di trovare la luce anche nell'oscurità più profonda: è ciò che serve per toccare l'invisibile e trovare Dio, che si può ascoltare ovunque. Se le parole illudono e mistificano, il silenzio unisce e dona consolazione: è assenza di parole ma non di sentimenti, che quando sono incontenibili sfociano nel pianto, nelle lacrime che ci ricordano le persone amate. Quando Gesù ha pianto ha capito i nostri drammi: certe realtà, del resto, si possono vedere solo con gli occhi puliti dalle lacrime".

Sulla destra il Maestro Gabriele Bolis dei Picett del Grenta
"Perchè Signore? Chissà quante volte in queste ore lo abbiamo chiesto" ha proseguito il parroco. "Perché proprio Ugo, con la sua solarità, bontà, competenza nel lavoro? Anche io ho chiesto perchè: sapevo che era una domanda senza senso, perchè Dio vuole solo la vita, ma avevo bisogno di sfogarmi. I nostri perché si fermano davanti e sotto alla tua croce, o Signore. Ancora una volta questa comunità è stata visitata dal dolore della morte, che però non ha potere sulla vita. Ecco perché davanti al feretro brilla la luce del cero pasquale. Siamo certi che ora Ugo è in un luogo di riposo. Se fissiamo lo sguardo in alto lo vedremo sorridente negli occhi di Dio, noteremo scorci di luce e bagliori di speranza. Ugo vive in un altro modo, nella dimensione dell'eterno. E non sono io a dirlo, ma Dio stesso".

"Ugo, Dio fa rinascere anche te" ha concluso il sacerdote. "Quel maledetto carrello ha spezzato il tuo corpo, ma non la tua anima. Tu ora sei felice tra gli angeli, mentre noi siamo distrutti per la tua partenza anticipata. Ora ci consola il pensiero che stai bene tra le braccia di Dio e Maria. Ugo è ancora più vicino a voi, è dentro di voi, nessuno ve lo potrà strappare e d'ora in avanti potrete rendere duraturo il suo ricordo. Sarà una presenza diversa, discreta e gentile, ma sempre con la stessa gentilezza del cuore. Sarà luce radiosa per noi, continuerà a coltivare la sua grande passione come giardiniere di Dio, e noi saremo colti dal suo profumo. Guardaci dal cielo, Ugo, veglia su di noi con la freschezza della tua bontà, tendi il tuo sguardo luminoso su questa comunità e aiutaci ad andare avanti e a coltivare il fiore della speranza".


B.P.