Lecco, ostello: l'arco e la toponomastica riportano ''dritti dritti'' al vecchio cimitero

Dopo anni di attesa e traversie, per il nuovo albergo per la gioventù di San Giovanni sembra si sia arrivati finalmente al dunque. Raccoglierà l’eredità dell’ostello Resegone di Germanedo, inaugurato nel 1954 e smantellato poco meno di una quarantina d’anni dopo per lasciare il posto al nuovo ospedale lecchese.

Il nostro Aloisio Bonfanti ha già ricordato (QUI) come negli anni Sessanta, l’Azienda turismo guidata da Giacomo De Santis volesse trasferire l’ostello sul lungolago e di come poi non se ne fece niente.

Nell’ottobre 2006 si aprì il cantiere per l’attuale struttura di San Giovanni, con i lavori che poi si fermarono per una decina d’anni, venendo ripresi solo nel marzo dello scorso anno. Ora, l’annuncio dell’imminente consegna.

Ma intanto è già un gran discutere sulla decisione di mantenere, accanto alla nuova costruzione il cui profilo richiama con eleganza le creste dei nostri monti, l’ingresso del vecchio cimitero quale sorta di pomposo portale d’altri tempi in un dialogo con le linee della modernità. C’è chi la reputa un’autentica incongruenza e chi invece la ritiene un contrasto estetico interessante, oltre a essere in qualche modo testimonianza di quel che c’era prima: un cimitero, appunto.

Chissà se gli ospiti dell’ostello avranno di che favoleggiare sulla circostanza un po’ macabra, ma in queste righe vogliamo solo soffermarci su una curiosità toponomastica.


Se l’ostello si affaccia infatti su corso Matteotti, alle sue spalle corre – in parte assorbito nella nuova viabilità – il tracciato di quello che altro non è che un viottolo denominato nello stradario comunale proprio via al Cimitero. Ricordando come lì sorgesse il camposanto di San Giovanni, dismesso circa mezzo secolo fa: nel 1987, già erano state rimossi tombe e resti se una cronaca locale ne parlava come di un’area ormai ridotta «a terreno incolto circondato dalle vecchia mura perimetrali». Arrivarono poi la bonifica e appunto il cantiere dell’ostello. Resta quindi in città una via al Cimitero senza più cimitero.


Nulla di che stupirsi, del resto. Da un’altra parte della città – nel rione di Santo Stefano, per la precisione – c’è, per esempio, una via Bersaglio, contrassegnata da un’unica vecchia targa in marmo quasi dimenticata tra un paio di finestre, a ricordare qualcosa che non c’è più: il poligono di tiro, che i lecchesi chiamavano più sbrigativamente “tirassegno”, esistente un tempo lungo l’asse dell’attuale via De Gasperi, poligono prima dismesso e infine demolito negli anni Sessanta del secolo scorso.

In fondo, è una delle caratteristiche della toponomastica: i nomi dei luoghi sono originati spesso da qualcosa di cui si è ormai persa memoria. A San Giovanni, per lo meno, rimane il portale. Che dividere.
Dario Cercek
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