Lecco: illustrato il piano Silea che punta al cambiamento. 'È il mondo che ce lo chiede'
È stato presentato giovedì sera durante la riunione congiunta delle commissioni II e V del Comune di Lecco il piano industriale di Silea, la società pubblica che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti nella provincia. Un piano industriale che rappresenta la direzione in cui “andare nei prossimi anni”, che sarà necessariamente verso il cambiamento: “dovremo cambiare pelle” ha detto il direttore Pietro D’Alema.
Ma prima di spiegare gli obiettivi e le azioni che metterà in campo la partecipata con sede a Valmadrera nei prossimi cinque anni, nel suo lungo intervento il direttore ha illustrato l’analisi svolta sul contesto in cui si muovono Silea e i Comuni soci e sulla società stessa. Il contesto è quello rappresentato dalla normativa: "Il settore dei rifiuti deve rispondere ad un incrocio di norme che complica la vita”. Ovvero le leggi europee, nazionali e locali che regolamentano da un lato l’erogazione dei servizi pubblici e dall’altro la tutela dell’ambiente. Tra le novità particolarmente significative le nuove competenze di Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) in materia di ambiente, “che ha iniziato a mettere regole e paletti”, e l’adozione delle direttive europee in materia di economia circolare, che rende obbligatoria la raccolta differenziata dell’organico e del tessile e prevede una serie di novità per le utenze non domestiche. In particolare la nuova norma elimina il concetto di “rifiuti assimilati agli urbani”, quindi anche rifiuti prodotti dalle attività economiche vengono ricompresi tra i rifiuti urbani, così come quei rifiuti prima considerati “speciali” per la quantità in cui erano prodotti, come ad esempio gli imballaggi dei supermercati. Tra le novità c’è anche il fatto che le “attività industriali con capannoni di produzione” vengono esentate dal pagamento della Tari perché si assume che non producano rifiuti. “In provincia - segnala il direttore - il 20 per cento del gettito delle utenze non domestiche deriva da questa categoria” e oltre a questo potenziale “danno” per Silea, potrebbe aggiungersene un altro, dal momento che le attività non domestiche potranno decidere di non avvalersi del servizio pubblico e rivolgersi a terzi.

Passando invece all’analisi specifica su Silea, il direttore ha spiegato che la società è l’unico operatore lombardo completamente pubblico che copre tutta la filiera del ciclo integrato dei rifiuti, occupandosi di pulizia, raccolta dei rifiuti, trattamento della frazione organica e della frazione secca e “smaltimento finale” nell’inceneritore di Valmadrera. “Grazie all’incenerimento il territorio non ha mai avuto problemi di emergenza rifiuti - ha detto D’Alema - e credo sia importante che l’impianto di termovalorizzazione sia gestito da un’azienda pubblica che non ha scopo di lucro. Questa è un’attività che al momento va fatta e che verrà superata, ma finché è necessaria menomale che c’è qualcuno sul territorio che la fa”. Il direttore ha sottolineato ancora che nello scenario regionale, Silea è il quarto operatore per numero di abitanti gestiti e insieme a Secam (Sondrio) è l’unico gestore che assorbe la richiesta di un’intera provincia, oltre ad essere l'unica azienda pubblica della Regione che gestisce sia un impianto di compostaggio sia un impianto per la gestione delle plastiche. Passando ai conti, ancora D’Alema ha brevemente illustrato le fonti dei ricavi della società: il 70 per cento deriva dai servizi erogati ai soci, il 9 per cento dalla valorizzazione di plastica, carta e cartone, l’8 per cento dalla vendita dell’energia, il 13 per centro dai servizi di trattamento rifiuti erogati al mercato. "La società ha sempre avuto i conti in ordine e prodotto gli utili giusti, con una tariffa media di 111 euro medi per abitante è sotto la media nazionale. Nel mese di giugno abbiamo lanciato una customer satisfaction che ha coinvolto 2mila persone e abbiamo avuto come voto medio poco più di 8 su 10, col 70 per cento dell’utenza che ha dato voti tra compresi tra l’8 e il 10. Non abbiamo molto da invidiare agli altri, dobbiamo imparare a comunicare quello che facciamo: il 97 per centro degli utenti si è dichiarato soddisfatto del servizio, ma il 40 per cento non sapeva chi fosse il gestore”.

Ma prima di spiegare gli obiettivi e le azioni che metterà in campo la partecipata con sede a Valmadrera nei prossimi cinque anni, nel suo lungo intervento il direttore ha illustrato l’analisi svolta sul contesto in cui si muovono Silea e i Comuni soci e sulla società stessa. Il contesto è quello rappresentato dalla normativa: "Il settore dei rifiuti deve rispondere ad un incrocio di norme che complica la vita”. Ovvero le leggi europee, nazionali e locali che regolamentano da un lato l’erogazione dei servizi pubblici e dall’altro la tutela dell’ambiente. Tra le novità particolarmente significative le nuove competenze di Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) in materia di ambiente, “che ha iniziato a mettere regole e paletti”, e l’adozione delle direttive europee in materia di economia circolare, che rende obbligatoria la raccolta differenziata dell’organico e del tessile e prevede una serie di novità per le utenze non domestiche. In particolare la nuova norma elimina il concetto di “rifiuti assimilati agli urbani”, quindi anche rifiuti prodotti dalle attività economiche vengono ricompresi tra i rifiuti urbani, così come quei rifiuti prima considerati “speciali” per la quantità in cui erano prodotti, come ad esempio gli imballaggi dei supermercati. Tra le novità c’è anche il fatto che le “attività industriali con capannoni di produzione” vengono esentate dal pagamento della Tari perché si assume che non producano rifiuti. “In provincia - segnala il direttore - il 20 per cento del gettito delle utenze non domestiche deriva da questa categoria” e oltre a questo potenziale “danno” per Silea, potrebbe aggiungersene un altro, dal momento che le attività non domestiche potranno decidere di non avvalersi del servizio pubblico e rivolgersi a terzi.
Continuando nella presentazione delle analisi preliminari al piano industriale, D’Alema ha portato alcuni numeri sui rifiuti: quelli urbani sono il 17 per centro dei rifiuti totali, che sono per lo più provenienti dalle attività produttive: “In Italia la produzione dei rifiuti tendenzialmente segue l’andamento del Pil, negli ultimi dieci anni c’è stato un leggero calo come conseguenza della crisi avviata nel 2008”. A livello regionale sono prodotti 5 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno con un tasso medio di crescita costante e anche la provincia di Lecco, con una crescita media dell’un per cento annuo dal 2014, conferma il trend. La raccolta differenziata in Italia è cresciuta da una media del 29 per cento del 2008 al 58 per cento dello scorso anno. “Ma la raccolta differenziata non è l’obiettivo, è il mezzo per arrivare al riciclo, per questo bisogna fare una raccolta differenziata di qualità” ha chiarito il direttore. In questa classifica Lecco è al 23° posto con il 71 per cento di raccolta differenziata: “Dobbiamo impegnarci con azioni di sensibilizzazione per ridurre i rifiuti prodotti ma è difficile in assenza di una normativa forte che riduca la produzione dei rifiuti a monte”. Un’altra tendenza che caratterizza il Paese è quella della frammentazione dei servizi, con alcune aziende inizialmente piccole poi diventate colossi quotati in borsa (come A2A, Iren, Hera), che continuano ad ingrandirsi con acquisizioni e fusioni e che stanno guidando e indirizzando il mercato. “Bisogna farci i conti e se sei piccolo e isolato rischi di subire - ha commentato D’Alema -. La dimensione di un’azienda impatta sulla sua redditività, più sei grande e più vai meglio”. Ma non è solo la dimensione che conta: “Chi gestisce impianti fa margini maggiori di chi fa spazzamento e raccolta, per questo le società quotate stanno acquisendo e investendo su impianti che però devono essere medio-grandi per essere redditizi, altrimenti è meglio non averli. È vero che lo scopo delle aziende pubbliche non è fare utili, ma avere la redditività allineata a quella del mercato è una cosa a cui fare attenzione, in particolare alla luce dei nuovi standard di Arera”.

Passando invece all’analisi specifica su Silea, il direttore ha spiegato che la società è l’unico operatore lombardo completamente pubblico che copre tutta la filiera del ciclo integrato dei rifiuti, occupandosi di pulizia, raccolta dei rifiuti, trattamento della frazione organica e della frazione secca e “smaltimento finale” nell’inceneritore di Valmadrera. “Grazie all’incenerimento il territorio non ha mai avuto problemi di emergenza rifiuti - ha detto D’Alema - e credo sia importante che l’impianto di termovalorizzazione sia gestito da un’azienda pubblica che non ha scopo di lucro. Questa è un’attività che al momento va fatta e che verrà superata, ma finché è necessaria menomale che c’è qualcuno sul territorio che la fa”. Il direttore ha sottolineato ancora che nello scenario regionale, Silea è il quarto operatore per numero di abitanti gestiti e insieme a Secam (Sondrio) è l’unico gestore che assorbe la richiesta di un’intera provincia, oltre ad essere l'unica azienda pubblica della Regione che gestisce sia un impianto di compostaggio sia un impianto per la gestione delle plastiche. Passando ai conti, ancora D’Alema ha brevemente illustrato le fonti dei ricavi della società: il 70 per cento deriva dai servizi erogati ai soci, il 9 per cento dalla valorizzazione di plastica, carta e cartone, l’8 per cento dalla vendita dell’energia, il 13 per centro dai servizi di trattamento rifiuti erogati al mercato. "La società ha sempre avuto i conti in ordine e prodotto gli utili giusti, con una tariffa media di 111 euro medi per abitante è sotto la media nazionale. Nel mese di giugno abbiamo lanciato una customer satisfaction che ha coinvolto 2mila persone e abbiamo avuto come voto medio poco più di 8 su 10, col 70 per cento dell’utenza che ha dato voti tra compresi tra l’8 e il 10. Non abbiamo molto da invidiare agli altri, dobbiamo imparare a comunicare quello che facciamo: il 97 per centro degli utenti si è dichiarato soddisfatto del servizio, ma il 40 per cento non sapeva chi fosse il gestore”.
Dopo la lunga analisi preliminare il direttore è passato al piano industriale 2020-2024, anticipando in primo luogo quelli che sono i vincoli entro i quali la strategia dei prossimi cinque anni è stata elaborata: le linee di indirizzo dettate dai soci, i limiti sui ricavi extra soci stabiliti dalle norme che non possono superare il 20 per cento del ricavato dai soci. Parola d’ordine del documento “cambiamento”, in particolare un cambiamento della cultura aziendale che è richiesto in primo luogo ai dipendenti e ai soci di Silea: “Dobbiamo cambiare perché c’è Arera, c’è l’economia circolare, ci saranno sempre meno rifiuti da incenerire, ci sarà la tariffazione puntuale. È il mondo mondo che ci chiede di ragionare in maniera diversa e di andare oltre quello che è stata Silea fino ad oggi”. Oltre al cambiamento, l’altro motto di D’Alema è “sostenibilità”: “non solo ambientale, ma anche economica e sociale”. Queste linee guida hanno tracciato tre direzioni verso cui dovrà muoversi la società: l’economia circolare, i servizi sul territorio, le tecnologie e la trasformazione digitale. Orientamenti che sono stati tradotti nel piano industriale in tre azioni di sviluppo. La prima riguarda l’incremento della raccolta differenziata: l’obiettivo è quello di arrivare all’80 per centro entro il 2023. In primo luogo attraverso la Tarip: nei sei Comuni dove è partita la sperimentazione si è già osservata una riduzione del 40 per cento dei rifiuti indifferenziati, anche in Comuni virtuosi, “contiamo che per il 2022 saremo in grado di soddisfare tutti i Comuni che vogliano adottare la tariffazione puntuale”; per raggiungere l’80 per centro di raccolta differenziata si punterà anche sull’incremento della frequenza della raccolta, sul miglioramento della raccolta del cartone e sul potenziamento dei centri di raccolta. La seconda azione di sviluppo è quella che punta ad avere il pieno controllo delle filiere e passa attraverso lo sviluppo impiantistico. “Man mano che la raccolta differenziata cresce è importante saper gestire quel flusso e quindi innanzitutto migliorare l’impianto di Seruso con l’obiettivo di arrivare a produrre 12 materiali per Corepla e di conseguenza abbassare le tariffe del sacco viola”.

L'impianto di Valmadrera
Terza azione è quella che riguarda la crescita aziendale, che si realizzerà erogando più servizi ai soci ed espandendo l’area geografica di intervento e le collaborazioni esterne. A queste tre azioni di sviluppo se ne accompagnano tre trasversali: la trasformazione digitale, che si otterrà "ribaltando l’azienda dal punto di vista dei processi, delle regole e delle tecnologie”; la comunicazione e sensibilizzazione sul territorio che avrà come obiettivo primario quello di aprire un canale bilaterale col cittadino; il rafforzamento delle partnership e delle collaborazioni. Tutto questo, nelle previsioni dei dirigenti, dovrebbe tradursi in un aumento del fatturato dai 39 milioni del 2019 a 46 nel 2024, da realizzarsi attraverso l’inserimento di 17 nuove persone e 21 milioni di euro di investimento. "Arriverà il momento in cui dovremo chiudere l’inceneritore - ha detto il direttore Pietro D’Alema in conclusione - e noi saremo pronti perché nel frattempo Silea avrà un’alternativa. L’impianto di Valmadrera resta se serve al territorio, se non serve non va tenuto in piedi perché serve a Silea, Silea deve costruirsi un’alternativa per farci trovare pronti alla scadenza dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale che serve per l’incenerimento dei rifiuti). Anche per le persone che lavorano in Silea è una sfida: un conto è gestire un impianto, un conto è gestire un servizio, la struttura aziendale ragiona in modo diverso e Silea non è un impianto ma è un gestore del ciclo integrato dei rifiuti”.
Diverse le riflessioni suscitate nei consiglieri comunali presenti. Il primo a prendere la parola è stato il rappresentante di Appello per Lecco Corrado Valsecchi: “Il quadro descritto è molto chiaro e fa prevedere gli obiettivi e i traguardi che Silea si impone e impone ai Comuni soci. Prima di cambiare statuti e regole del gioco e prima di fare allargamenti importanti però, la cosa fondamentale è capire cosa si fa meno bene e intervenire dove ci sono spazi di miglioramento. Prima si ottimizzano i servizi e si rendono perfetti dal punto di vista dello svolgimento e poi si allargano ad altre attività. Alcune cose Silea le fa molto bene, ma ci sono alcune attività che meritano più attenzione e una capacità di carattere organizzativo e di servizio maggiore. Silea già oggi per l’igiene ambientale non è in grado di essere autosufficiente e così sarà anche sui servizi aggiuntivi previsti nel piano industriale e dalla riforma statutaria. Questo piano industriale ha la finalità di rendersi appetibili sul mercato per abbracciare A2A?”. L’ex assessore all’Ambiente Alessio Dossi, oggi capogruppo della lista di Ambientalmente ha invece "apprezzato la chiarezza sulla trasformazione a cui andrà incontro Silea e che serve a far venire meno la necessità dell’inceneritore per l’azienda”. Giudicato positivo anche il ragionamento sulla tariffazione puntuale e sullo statuto. “Interessante quanto emerso dai questionari di gradimento - ha aggiunto Dossi -: c’è una narrazione che dice che tutto va male ma la percezione dei cittadini è diversa”. Di diverso avviso Giacomo Zamperini (FdI): “Silea un’azienda meritevole che lavora bene e fa bene il suo lavoro, non è meritevole l’intenzione di trasformare la società: Silea è un’azienda che smaltisce rifiuti e bisogna partire da questo”. Non è d’accordo Alberto Anghileri (Con sinistra cambia Lecco) che invece apprezza il cambiamento di pelle a cui andrà incontro Silea, un’altra ala criticità rilevata: “Il servizio di raccolta dei rifiuti a Lecco non funziona e su questo non possiamo aspettare quattro anni per sistemare”.
M.V.