C'è una lecchese 'dietro' la versione italiana di Wikipedia: la nuova presidente è Iolanda Pensa

Iolanda Pensa (foto https://www.wikimedia.it)
E’ lecchese, per quanto viva a Milano e lavori in Svizzera, la nuova presidente - nominata a dicembre 2020 - di Wikimedia Italia, l’associazione che si occupa della versione italiana di Wikipedia, l’enciclopedia libera fondata vent'anni fa.  
Si tratta di Iolanda Pensa, 45 anni, cresciuta a Dervio, ma con radici che vanno su per i monti lariani arrivando in quell’incantevole conca di Esino dove il ceppo dei Pensa vanta ascendenze plurisecolari. Il nonno è quell’ingegner Pietro Pensa che fu anche storico e scrittore, sindaco e fondatore della Comunità montana. E dalla nonna discende il nome Iolanda.
Proprio Esino, nel giugno 2016, ospitò il raduno mondiale di Wikimania, succedendo a Hong Kong e Città del Messico e battendo la candidatura concorrente di Manila, nelle Filippine. Esino: meno di ottocento abitanti, strade tortuose, il fascino di un’elegante località turistica d’antan, qualche industria, glorie paleontologiche e la mole del Moncodeno a sovrastare.
Naturalmente, in quell’exploit, ci fu propria la mano di Iolanda Pensa: «Abbiamo dimostrato – dice oggi, più di quattro anni dopo – che un piccolo paese può ospitare iniziative come quella di Wikimania. E’ stato un avvenimento importante per Esino a cui sono rimaste le infrastruttura, ma che soprattutto in quel periodo ha riscoperto fierezza e orgoglio nel collaborare all’iniziativa. Ma è stato molto importante anche per il movimento di Wikimania». Quasi a dimostrare che la nuova conoscenza non ha bisogno di strutture pesanti, può avere sede ovunque. Anche se, a raccontarla davvero tutta intera, nemmeno Wikimedia alla vigilia era davvero convinta della riuscita di quella scommessa
Pensa, ricercatrice universitaria al dipartimento cultura e territorio della Supsi (Scuola universitaria della Svizzera italiana), con una propria attenzione rivolta all’Africa, ha cominciato a collaborare con Wikipedia nel 2006 come un’utente qualsiasi e ora si trova presidente della sezione italiana, oltre a essere direttore scientifico del progetto WikiAfrica e cofondatrice di “Wiki in Africa” in Sudafrica. Al vostro cronista un po’ rugginoso, vien da commentare con “carriera fulminea” questa ascesa in una decina d’anni, quando invece – obietta Pensa - «per internet si tratta di tempi biblici».
In effetti, se si considera che il progetto di Wikipedia è nato nel 2001, si può dire che Iolanda Pensa vi collabori non proprio dagli albori, ma quasi… E quest’anno, il 15 gennaio per la precisione, verranno celebrati i vent’anni di attività «in cui molto è cambiato: da un progetto sperimentale molto dibattuto e per un periodo anche molto criticato siamo arrivati ora a qualcosa di consolidato. Rispetto ad altre iniziative create su internet che si rivelano effimere, Wikipedia è diventata una presenza costante, mantenendo il principio dei contenuti liberi e dell’apertura alla collaborazione di tutti».
Riassumiamo. Wikipedia è un’enciclopedia in rete che può essere compilata e corretta da chiunque. Fa riferimento alla Wikimedia Foundation che ha sede a San Francisco e a un movimento diffuso nel mondo: molti Paesi hanno un loro capitolo Wikimedia che sostiene Wikipedia e gli altri progetti. Le singole voci non sono la traduzione di quelle pubblicate su altre versioni linguistiche, vivono bensì di origini e vita propria nelle diverse lingue. All’enciclopedia, nel frattempo, si sono aggiunte anche altre iniziative come Wikivoyage, una sorta di guida turistica; come Wiki Loves Monument, un concorso fotografico mondiale dedicato ai monumenti.
Soprattutto, il lavoro di questi vent’anni ha anche contribuito a modificare l’atteggiamento nei confronti del libero accesso ai dati degli enti pubblici. A questo proposito, la stessa Iolanda Pensa cita il caso proprio dell’amministrazione provinciale lecchese «che ha aderito al progetto interreg “Gioconda” che appunto prevede la pubblicità dei dati pubblici che significa maggior conoscenza, maggior trasparenza. Oggi c’è una maggiore sensibilità. E, del resto, proprio questo periodo di covid ci sta dimostrando come l’accesso libero ai dati e alla conoscenza sia fondamentale».
Dario Cercek
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