Laorca, amarcord del 1996: 25 anni dopo, la storia si ripete?

Sono passati 25 anni da quel gennaio 1996, quando il quartiere Laorca, con i suoi residenti più attenti, si accorse di essere sempre ''più solo''. Il segnale venne anche dato dalla chiusura dello storico Bellavista, l’antico ''due e venti'', dal prezzo di un calice di vino, ritrovo di tanta gente della vallata, posizionato sul solco del Gerenzone, al termine di corso monte San Gabriele e all’inizio di corso Monte Ortigara. Dai saloncini del Bellavista, condotto per anni con tanta passione da Luciana ed Antonio Pellegatta, lo sguardo poteva scendere verso la località ''in Svizzera'', osservare il bosco di Selva Grande, con le sparse ''cascine'' sotto Montalbano. Il congedo del Bellavista rendeva ancora più solitario il chilometro stradale che da Malavedo sale a Ponte Gallina.

L’Ufficio Postale, dalla sede di Malavedo, divenuta inagibile, si era trasferito in via Ramello, in locali della canonica, messi a disposizione dal parroco don Angelo Galbusera. Sarà una soluzione provvisoria di emergenza che si concluderà con la chiusura definitiva dell’ufficio.
C’era anche il problema del cimitero sotto le grotte, ormai saturo, ed una pubblica assemblea era stata convocata nel salone dell’oratorio per fare il punto della situazione con l’intervento dell’assessore competente Carlo Invernizzi. Il cimitero è tornato di attualità, dopo il movimento franoso che ha investito viale delle Rimembranze, con i “cippi” dei Caduti della Grande Guerra 1915/1918, sul piazzale antistante la chiesetta di San Giovanni ai Morti, sotto le grotte. Si sollecitò anche allora, nell’affollata assemblea, una ricognizione generale del complesso, al di là dei confini incerti fra proprietà comunale e proprietà parrocchiale.

Nel gennaio 1996 ebbe inizio la mobilitazione popolare per l’ormai insopportabile disagio lungo la Lecco-Ballabio, in particolare nel tratto più impervio di corso monte San Gabriele. La stampa locale scriveva “I quartieri alti di Lecco, soffocati dal traffico verso la Valsassina, si mobilitano per una manifestazione prevista sabato pomeriggio, 3 febbraio a Ballabio”.

Sarà quest’ultima la marcia passata alla cronaca come quella di San Biagio, essendo il 3 febbraio ricorrenza del patrono della gola e della consumazione del panettone conservato dopo Natale. Alcuni giovani del quartiere, guidati da Lorenzo Colombo, erano impegnati nel volantinaggio di propaganda. I partecipanti alla manifestazione di protesta, che annunciava un prologo presso il piazzale antistante la pizzeria di Ponte Gallina, erano invitati a concentrarsi  e poi salire a piedi verso Ballabio per partecipare al presidio, al blocco stradale ed al corteo di protesta che intendeva sottolineare i quotidiani notevoli disagi che la gente sopportava in un traffico sempre più caotico, rumoroso ed inquinante.

I manifestanti erano invitati a salire a piedi lungo la provinciale, per dare spessore alla protesta dei lecchesi. Si sottolineava nel volantino “il tratto da percorrere è di tre chilometri, in ripida salita”. E’ stata la prima marcia di altre manifestazioni popolari di protesta che avranno il momento maggiore con la grande camminata di primavera del 2000, da Ponte Gallina al Circolo Luigi Bonfanti di San Giovanni.
La situazione viabilista della vecchia Lecco-Ballabio suscita tuttora crescenti problemi. Transitano automezzi sempre più pesanti ed ingombranti che si non capisce per quale motivo non passano sulla nuova arteria che sale dal versante lecchese sopra Germanedo-Acquate. Il rettilineo di corso Monte San Gabriele è divenuto una “pista di Monza” per motociclisti di grossa cilindrata che spingono ben oltre il limite della velocità urbana dei 50 chilometri. Il terrazzo belvedere di casa Petrella-Meles, balcone sulla valle, contrassegnato anche da attenzioni floreali, ha dovuto collocare un vistoso cartello segnaletico bianco-rosso di sporgenza, per evitare speronamenti già verificatisi in altri edifici ai tempi del grande traffico. E si potrebbe andare oltre, ma per ora serve ricordare una lunga storia di speranze deluse, di progetti annunciati e, nei migliori dei casi, non completati, mentre il quartiere è sempre “solo” nel tratto ancora più esteso della vecchia arteria per la Valsassina, dopo la chiusura del Bar Sole al Ponte di Malavedo per arrivare sino al piazzale ex pizzeria di Ponte Gallina.
A.B.
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