PAROLE CHE PARLANO/10

Infanti, fantini e fanteria

L'etimologia è una vera archeologia delle parole: è proprio scavando nel loro significato che si scoprono cose incredibili. Infanzia è uno di quei termini che permette di ricostruire così tanti derivati da rimanere sbalorditi. 
Cominciamo col dire che nasce dal latino in- (negazione) e dal participio presente del verbo fari, parlare. Quindi l'infante è colui che non sa parlare, e il termine andrebbe riservato grosso modo al primo anno di vita dei nostri bambini. In realtà, oggi, il sostantivo infanzia viene usato per un intervallo di età più ampio, diciamo i primi dieci anni di vita. Tutti poi sappiamo quali generi di racconti sono da sempre particolarmente graditi ai più piccoli: le favole e le fiabe (entrambe derivate da fabula e quindi da fari).
Bisogna però precisare che nel Medioevo venivano chiamati infanti il giovane servo, il garzone di bottega, i giovani apprendisti, ai quali era richiesto sicuramente di parlare poco e di imparare e lavorare in fretta. A quel punto, per i bambini, fu necessario coniare il diminutivo infantino. Gli infanti seguivano a piedi i loro nobili cavalieri, anche in battaglia. Tuttavia non sembrava una bella cosa che il servo appiedato rimanesse in disparte, mentre il padrone rischiava la vita; perciò, un brutto giorno, anche all'infante vennero conferite le armi e l'onore (meglio l'ònere...) di battersi. Pare che sia nata proprio così l'infanteria, l'umile milizia che sosteneva a piedi i nobili cavalieri. A causa delle semplificazioni del linguaggio popolare, cadde presto il prefisso e comparvero i ben noti fanti e la fanteria.
Ma c'è gloria per tutti. Il più giovane fra gli infanti, sicuramente il più mingherlino, venne presto promosso e messo in groppa a un cavallo. Inadatto per costituzione fisica alle dure battaglie, gli fu probabilmente chiesto di correre nelle giostre e nelle competizioni popolari, diventando così fantino, ancora più leggero senza quell'ingombrante in. Tuttavia, i termini infanteinfanzia e infantile non persero la sillaba iniziale, forse perché il significato etimologico, originario, di non-parlante grosso modo rimane anche oggi.
È incredibile come sia ricco il mondo dei "figli linguistici" del verbo fari: fanciullo, nato dal medievale fancello, a sua volta contrazione di fanticello, coi derivati fanciullezza e fanciullesco. Non dimentichiamo nemmeno fantoccio, diminutivo dispregiativo di fante. Ma non finisce qui, ecco infatti favella, nefasto, fato, fata, fatale, fama, fatidico, affabile, ineffabile...
Lasciamo per ultima la parola composta lestofante che oggi usiamo per chi, con sotterfugi e imbrogli, riesce a intascarsi beni non suoi. In origine però quel lesto significava accorto, quindi un lestofante era un servo accorto e di ingegno. Ma, forse, fu proprio il suo troppo ingegno a trasformare il lestofante in furfante, parola che, pur simile nel significato e nella costruzione, discende invece dal francese antico forfair, agire male.
Rubrica a cura di Dino Ticli
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