Lecco: a processo per violenza su di una ragazza abbordata sul lungolago, assolto

Il lungolago di Lecco
Quella sera entrambi sarebbero stati in preda ad una “tempesta emotiva”. Lei, giovane lecchese, era stata letteralmente scaricata dal fidanzato e, scesa dalla macchina, anziché entrare in casa si era portata sul lungolago. Lui a guardare il Lario sarebbe finito invece dopo aver scoperto il tradimento della moglie. Complice dunque lo stato d'animo “in subbuglio”, tra i due sarebbe subito scattata empatia, finendo per condividere quella che l'avvocato difensore, nella propria arringa, ha definito come una “bolla”, all'interno della quale la coppia si sarebbe isolata dal resto del mondo. Unico contatto con l'esterno i messaggi che la ragazza avrebbe continuato a mandare, copiosamente, all'ex fino a chiedergli di intervenire in suo aiuto perché importunata da uno sconosciuto. E' così finito a processo con l'accusa di violenza sessuale – seppur nella sua forma più lieve – un uomo, originario del Kosovo, classe 1979. La giovane avrebbe infatti raccontato di come le “attenzioni” dello straniero sarebbero passate da un piano verbale a un vero e proprio “strusciamento” per farle sentire, da dietro, i propri genitali. Un gesto quest'ultimo, a detta dell'avvocato Nadia Colombo, difensore dell'imputato, impossibile da compiere da seduti, avendo tra l'altro le panchine del lungolago anche lo schienale e comunque raccontato dalla presunta vittima solo in un secondo momento, quasi per voler tenere in piedi la storia della presunta aggressione sessuale patita, narrata via messaggio all'ex per attirare le sue attenzioni. Non coinvolto, invece, chi quel 26 agosto 2018 avrebbe potuto aiutare la lecchese seduta stante e dunque il personale di un vicino ristorante, gli automobilisti di passaggio o gli operanti della Questura transitati sul lungolago per raggiungere il Tamoil, punto scelto per una serie di controlli a tappeto con l'alcoltest. Ritenuta dunque del tutto non attendibile la denunciante. Non solo dalla difesa ma anche dalla stessa pubblica accusa, quest'oggi rappresentata in Aula dal dr. Andrea Figoni, erede di un fascicolo aperto da altro collega. Chiesta così da entrami le parti l'assoluzione del kosovaro, assoluzione accordata dal collegio giudicante – presidente Nora Lisa Passoni, a latere Martina Beggio e Giulia Barazzetta. “Perchè il fatto non sussiste”.
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