Catalogo delle donne single di Lecco: Morongelli parla di ingenuità, la pubblica accusa chiede un anno di condanna

La copertina del catalogo
"Non avevo compreso che qualcuno potesse sentirsi offeso" così si è difeso Nicola Antonio Marongelli, autore dell'ormai celebre "catalogo delle donne single di Lecco".
Il 58enne originario di Reggio Calabria, comparso quest'oggi presso il Palazzo di Giustizia lecchese per rendere il proprio esame, ha ammesso di aver fatto "copia e incolla" e messo in vendita in formato e-book ben 1.218 profili social di donne di Lecco e provincia "così come apparivano ed erano accessibili a tutti su Facebook", corredati di nome, cognome, foto ed - in alcuni casi - indirizzi o luoghi di lavoro.
"Ho iniziato a fare ricerche per curiosità mia. Mi è sembrata un'idea interessante, successivamente avrei potuto fare un elenco di uomini single o degli artigiani di ciascuna città" ha spiegato al giudice Maria Chiara Arrighi l'imputato, aggiungendo di aver messo in vendita il catalogo sul sito lulu.com con l'intento di raccogliere fondi per un circolo letterario, un'associazione culturale di cui faceva parte.
"Non ho pensato fosse necessario chiedere il consenso per l'utilizzo dei loro profili, dal momento che si trattava di dati già pubblicati e resi visibili in tutto il mondo" ha continuato, rispondendo alle domande postegli dal Vpo Mattia Mascaro.
L'uomo, che oltre al reato di trattamento illecito di dati personali (art. 167 del codice della privacy) si trova a rispondere anche di diffamazione (art. 595 c.p.) e sostituzione di persona (art 494 c.p.), ha dichiarato di aver stilato l'elenco "senza malizia", convinto che i potenziali acquirenti fossero spinti a comprare l'e-book per pura curiosità: "Ho raggruppato le donne single per creare una sotto categoria semplicissima, come avrei potuto scrivere il catalogo delle donne bionde o quello delle donne brune. Per ingenuità mia non ci ho visto nulla di male perché essere single non è una cosa di cui vergognarsi".
Ha anche ammesso di aver speso il nome di un legale (con cui, si è scoperto oggi, aveva avuto a che fare per lavoro tempo addietro) presso diversi uffici anagrafe per ottenere informazioni personali di terzi. "Qualunque cittadino può presentarsi all'anagrafe di un Comune e richiedere la certificazione di una terza persona, tuttavia presentandosi con la richiesta di un avvocato si ottiene più attenzione".
Per conto della pubblica accusa il Vpo Mattia Mascaro si è espresso per la condanna dell'imputato e, tenendo conto del rapporto di continuazione fra i capi di imputazione e del comportamento positivo tenuto da Marongelli in fase processuale, ha chiesto al giudice Arrighi una pena pari a un anno di reclusione. "L'imputato ha voluto minimizzare un comportamento che ritengo essere particolarmente violento rispetto alla posizione delle donne. Vi è stata una mercificazione non per forza dal punto di vista sessuale, ma come intrusione in ciò che una donna può decidere".
Il Vpo ha evidenziato così il punto di vista di quelle donne che si sono "segnate" come single sui social, senza però voler alludere di essere alla ricerca di un partner.
Nicola Antonio Marongelli a sinistra, con l'inviato delle Iene
Agguerritissima l'avvocato Marisa Maraffino, che, in qualità di parte civile, ha rappresentato in questo processo otto delle querelanti (alcune delle quali hanno voluto presenziare all'udienza di oggi): "che cosa vogliono queste donne? Hanno messo pubblicamente le loro foto su un social network e adesso pretendono di sentirsi offese da un catalogo" ha così iniziato, retoricamente, la propria arringa. Il legale si è avvalsa delle parole piene di paura e di vergogna già pronunciate nei mesi scorsi dalle sue stesse assistite per portare avanti la propria richiesta di condanna.
"Per me è stato un privilegio rappresentare queste donne" ha continuato l'avvocato Maraffino. "Le ho viste arrabbiarsi, piangere e poi trovare il coraggio di denunciare. Perché le assicuro, giudice, che ci è voluto coraggio per andare in Questura e dire di essere state messe in vendita online al costo di un drink, come recitava lo slogan di lancio del catalogo". Ha quindi concluso chiedendo per ciascuna delle otto querelanti un risarcimento di 10.000 euro con una provvisionale di 2.000, una somma che sarebbero tutte intenzionate a devolvere alla Onlus Telefono Donna Lecco per finanziare dei corsi di sensibilizzazione digitale.
Assoluzione perché il fatto non sussiste o perché non costituisce reato per i primi due capi di imputazione, assoluzione perché il fatto non sussiste per il reato di sostituzione di persona: è la richiesta avanzata dall'avvocato Stefano Pelizzari, difensore di Nicola Marongelli. Secondo il legale, quest'ultimo non avrebbe commesso alcun fatto illecito pubblicando dati personali già presenti su Facebook perché il catalogo condividerebbe le stesse finalità di "connessione e occasione di incontro" promosse dalla piattaforma. Per di più l'articolo 167 del codice della privacy non si sarebbe potuto concretizzare in capo all'odierno imputato perché si tratterebbe di un reato proprio, ovvero, nel caso di specie, riferibile alla sola categoria del titolare del trattamento dei dati. "L'essere single non è assolutamente un offesa" ha proseguito il difensore in merito alla diffamazione a mezzo stampa."Il catalogo non fa riferimento alle donne single disponibili o di facili costumi. In questo non ci può essere alcuna lesione della reputazione". Infine il penalista ha scardinato l'accusa di sostituzione di persona mossa al suo assistito: mancherebbe l'elemento costitutivo del reato che il codice penale ravvisa nell'"errore", errore in cui non avrebbe potuto incorrere l'ufficiale dell'anagrafe perché anche se il signor Marongelli non si fosse presentato come avvocato, gli sarebbero comunque stati rilasciati i certificati di cui aveva bisogno. Il giudice ha fissato un rinvio al 24 maggio per eventuali repliche e sentenza.
F.F.
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