Amarcord, quel lontano 1964: si torna a parlare del 'salotto Morlino'
Non potevano mancare, nel recentissimo libro “Il colpo di Stato del 1964” di Mario Segni, pagine dedicate all’ormai notissimo incontro nella casa romana di Tommaso Morlino, allora personaggio minore della vita politica nazionale, anche se già uno dei vice segretari della Democrazia Cristiana. Il volume di Mario Segni, figlio del presidente della Repubblica di quel tempo, Antonio, sottolinea che la riunione in casa Morlino è diventata negli anni, secondo varie ricostruzioni della crisi 1964, uno dei punti centrali della vicenda e, secondo alcuni, anche una prova della “macchinazione golpista”. Niente di tutto questo, il libro dimostra, prove alla mano, con nuove testimonianze e documenti, che gran parte della pubblica opinione era stata messa in allarme con un progetto di eversione in realtà mai esistito, secondo falsi racconti e testimonianze bugiarde.

Il senatore Tommaso Morlino
Tommaso Morlino entra nella storia di Lecco con le elezioni politiche del 1968, quando viene candidato nel collegio senatoriale della città e del territorio, dopo la scomparsa prematura di Piero Amigoni. Fedelissimo dell’onorevole Aldo Moro (presidente del Consiglio e promotore con Amintore Fanfani dell’apertura ai socialisti di Nenni) Morlino sarà rieletto al Senato, sempre a Lecco, nelle politiche del 1972, 1976 e 1979. Nel pomeriggio del 9 maggio 1983 moriva improvvisamente a Roma, stroncato da un improvviso attacco cardiaco. L’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini gli aveva affidato il delicatissimo incarico di una ricognizione tra le forze politiche per verificare le possibilità della costituzione di una nuova maggioranza di governo, dopo una lunga crisi parlamentare.

Morlino visita una mostra a villa Manzoni con autorità cittadine
La riunione in casa Morlino dell’estate 1964 ebbe risonanza notevolissima, in quanto registrava come partecipanti i vertici massimi, parlamentari e politici, della Democrazia Cristiana; intervennero anche i maggiori responsabili dell’ordine pubblico, cioè il capo della Polizia Vicari e il comandante dell’arma dei Carabinieri generale De Lorenzo. Si scrisse che l’incontro era stato voluto personalmente da Aldo Moro per una ricognizione complessiva della situazione nazionale. Come è noto tutti i fatti legati alla vicenda 1964 “esplosero” un triennio dopo, nel 1967, e tennero banco per un non breve periodo nei tormentati anni ’70.

Morlino ad una cerimonia inaugurale a Merate
Per i lecchesi del 1964 Morlino era un lontano, sconosciuto personaggio politico che però diventerà di casa nel territorio, in particolare presso la sezione D.C. del quartiere Maggianico con il fedelissimo Antonio Beretta, Giovanni Frigerio, il sindaco Rodolfo Tirinzoni, la vecchia guardia delle Fiamme Verdi con Rinaldo Perossi e alcuni giovanissimi guidati da Alberto Cattaneo.

Ritaglio stampa su attentato del terrorismo altoatesino
Ma l’allarme Alto Adige era giunto anche nel lecchese; i “servizi” informavano che il terrorismo dinamitardo era pronto ad aggirare la barriera protettiva sul confine altoatesino (formata, in particolare, da carabinieri, finanzieri ed alpini), con l’arrivo di esplosivo che entrava in Italia dai Grigioni e, dopo il Lario, imboccava l’autostrada a Bergamo su vetture veloci per risalire da Verona verso le valli di confine con l’Austria.

Uno dei tralicci divelti nella notte dei fuochi e le truppe alpine in movimento, con muli, in Alto Adige
I cronisti di allora possono ricordare la “cerniera notturna” che cingeva il nodo stradale intorno a Lecco, con l’impiego del personale dell’Arma della caserma di corso Martiri e delle stazioni “viciniore” di Mandello, Valmadrera, Olginate, Oggiono e Brivio. Nella notte erano diversi i posti di blocco con geografia prefissata dove, nonostante la calura estiva, i militari indossavano le pesanti divise “da campagna”, l’elmetto, gli stretti lacci alle caviglie detti “uose”. Il posto di blocco vedeva la sentinella di profondità, munita dello storico fucile ‘91 di lungo raggio.
Il libro di Mario Segni, politico e docente universitario di diritto, oltre ad un tuffo nell’Italia degli anni ’60, rappresenta una panoramica di riflessione politica e sociale su tutti i cambiamenti che hanno accompagnato la comunità nazionale da allora ad oggi, passando anche dai “racconti dei generali”.
A.B.