Lecco: dalle polemiche sul concertone al Tribunale, riprende il processo a Fedez per il pugno al Nameless. In aula Rovazzi
Altro che "andiamo a comandare". Questa mattina a Fabio Rovazzi è toccato... testimoniare. Dopo aver "dato buca" per due volte al giudice - la prima per un improrogabile impegno lavorativo, la seconda per Covid - l'artista meneghino si è (finalmente) accomodato al microfono (solo virtuale, non essendoci nemmeno la registrazione) dell'aula del Giudice di Pace di Lecco, chiamato a deporre in merito al (presunto) pugno che l'amico Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, avrebbe tirato nel lontanissimo luglio 2016 a DJ Mc Cece, al secolo Cesare Mario Guglielmo Viacava. Sospeso dall'ottobre 2020 - quando l'udienza era durata il tempo di un amen proprio stante l'assenza di Rovazzi - si è riaperto infatti il processo a carico del marito di Chiara Ferragni, personaggio del momento visto che non accennano a placarsi, almeno sulla stampa nazionale, le discussioni attorno alla sua partecipazione al Concertone del Primo Maggio, con presa di posizione contro la Lega in difesa del DDL Zan e polemica con i vertici di Rai3 che, a suo dire, avrebbero cercato di "censurare" - in parte - il suo intervento dal palco della kèrmesse musicale organizzata dai sindacati confederali nel giorno della Festa dei lavoratori. Lesioni personali, nella forma meno grave, tanto da essere competenza del Giudice di Pace, l'accusa formulata a carico del rapper di "Comunisti col Rolex", per il supposto gancio che avrebbe assestato sul volto del denunciate nel backstage del Nameless 2016 e dunque in quel di Barzio, motivo per cui il procedimento è incardinato a Lecco, al cospetto della dottoressa Antonella Signorile, da ormai quattro anni.
Rovazzi - mascherina nera, cappellino e occhiali da sole - con l'avvocato Magaletti all'uscita del Tribunale di Lecco
Quattro i testimoni sentiti quest'oggi, completando di fatto l'istruttoria aperta dopo un (estenuante) tentativo di conciliazione, non andato a buon fine.L'unico dei soggetti che si sono alternati al banco (anche questo virtuale, trattandosi solo di un seggiola) ad aver visto il cazzotto su cui si poggia il castello accusatorio è stato, neanche a dirlo, quello portato in Aula dalla parte civile, accodandosi così al fotografo Luca Botter che in una precedente seduta - quella dell'8 aprile 2019 - aveva parlato di un pugno diventato poi un colpo a mano aperta dopo le "obiezioni" dell'avvocato che assiste Fedez, il milanese Gabriele Minniti subentrato in corsa al collega Cristiano Magaletti, oggi tornato a Lecco ma nella veste di manager (e di autista visto che lo aspettava con la macchina accesa all'uscita "di servizio" del Palazzo) di Rovazzi. "Tutto è successo in un attimo, il circo poi non è continuato" ha detto il serbo Goran Iric, presente nel retropalco quale agente di un altro artista che si era già esibito sul palco del festival di musica elettronica ospitato nel pratone di Barzio. "Erano con altre persone: stavano litigando, si stavano scaldando. Qualche insulto è volato poi ho visto Fedez dare un pugno a Cesare, sopra le spalle dei suoi due amici-buttafuori", la sua ricostruzione dell'accaduto. In contrasto con quella resa dal più noto dei convocati per quest'oggi, sentito come teste assistito così come Luca Mocchetti (ex addetto alla sicurezza dell'imputato) e Francesco Lattanzio (un suo amico) in quanto tutti indagati, a Milano, ai sensi dell’articolo 371 ter del codice penale che punisce chi rende false dichiarazioni al difensore, per quanto verbalizzato, in difesa di Fedez, proprio sulla vicenda del Nameless, nello studio dell'avvocato Magaletti, in antitesi, apparente, con la ricostruzione dell'accaduto tracciata invece in radio dallo stesso Rovazzi che allo Zoo di 105 ha parlato di una "crocca in faccia" tirata da Federico a Cece.
Proprio su quest'ultimo punto, l'autore di "Volare" e di "Faccio quello che voglio", ha chiarito al giudice di aver preso parte ad un siparietto organizzato ad hoc proprio dai conduttori nel noto programma radiofonico, mistificando i fatti di Barzio nell'ambito di una sketch studiato a tavolino per far passare il "signor Ferragni" in un gagster.
Cosa sarebbe successo davvero? Nulla o quasi. "Da tempo questa persona insultava Federico in tutti i modi" ha detto riferendosi a Viacava. "Quando si sono incrociati penso abbia colto il momento della vita per provare a ottenere una risposta alle sue provocazioni. Così quando ha visto Federico e gli ha dato del "frocio". Si stavano per scontrare, è nato un inizio di tafferuglio ma si è messo di mezzo Luca Mocchetti che di solito fa la sicurezza di Fedez ma quella volta credo fosse lì come amico. Non c'è stato nessuno scontro fisico ma solo verbale. Non ho assolutamente visto Federico alzare un braccio per tirare un pugno" ha chiosato, aggiungendo anche un particolare di colore, ovvero la presenza, sulle mani del rapper -con cui aveva interrotto poi l'amicizia riprendendo ora, per sua ammissione, invece i rapporti - di una serie di vistosi anelli - che per un errore linguistico ha etichettato come "fatiscenti" intendendo però "appariscenti" - che avrebbero sicuramente lasciato il segno in volto a uno sfidante in caso di effettivo contatto. Un dettaglio che, su domanda dell'avvocato Minniti, hanno riportato anche gli altri due testimoni, con Mocchetti che ha definito i preziosi "assolutamente grossi" e Lattanzio che ha parlato di "anelli da un chilo l'uno", portando il concetto all'esasperazione. Si torna in Aula il 5 luglio, per la discussione.
A.M.