La violenza contro le donne nel racconto di Valentina Pitzalis. 'Ricordate il mio viso sfigurato, cercate aiuto: l'amore è altro'

"Chi vi ama vi rispetta sempre, vi aiuta a crescere e a realizzare i vostri sogni, non vi tiene per sè in una gabbia dorata spingendovi a credere che sia giusto così. Ricordate il mio viso, imparate a riconoscere i campanelli d'allarme e non abbiate paura a chiedere aiuto, se vi rendete conto che c'è qualcosa che non va".


Valentina Pitzalis

È stata una testimonianza intensa e commovente, forte come la donna che ancora una volta ha voluto raccontare la sua storia quale "monito" per il maggior numero possibile di persone, a chiudere l'evento promosso questa mattina dal CPL di Lecco in occasione della Giornata Nazionale della Legalità: le parole citate sono di Valentina Pitzalis, la ragazza sarda vittima, nel 2011, della furia dell'ex marito che le ha dato fuoco dopo averla cosparsa di benzina, lasciandola sfigurata e invalida al 100%. Sopravvissuta al vile attacco, proprio quando sembrava vicina a ritrovare un seppur fragile equilibrio ha dovuto iniziare a difendersi dalle accuse della famiglia del coniuge - morto nell'incendio che lui stesso aveva causato - che per anni l'ha additata come carnefice, come responsabile di un omicidio.


Sulla sinistra Giusy Laganà

"Ho avuto la colpa di essere rimasta in vita, di non essere la classica vittima di un femminicidio" ha affermato Valentina, collegata con la Sala Ticozzi in video-conferenza e introdotta nel suo intervento da Giusy Laganà, segretaria dell'Associazione FARE X BENE che promuove progetti a livello regionale - tra cui il più noto "Dispari e Pari" - contro ogni forma di violenza e discriminazione. "Il gesto del mio ex marito - del tutto premeditato, non di certo conseguenza di un raptus - mi ha stravolto la vita, ma è stato "solo" l'apice di una relazione malata, tossica, che non ero riuscita a riconoscere come tale, scambiando molti atteggiamenti per sintomi di gelosia. In quel rapporto non c'era amore, ma purtroppo me ne sono resa conto troppo tardi. Nonostante tutto, però, io sono stata fortunata: sono ancora viva, mi sono impegnata tanto per guarire e ho trovato la forza per raccontare. Non sono una professionista, ma come donna, con umiltà, vorrei essere un aiuto per tante persone che potrebbero trovarsi nella mia stessa situazione, anche nel ricordo di chi invece non ce l'ha fatta: è per questo che parlo, che spiego dove ho sbagliato, quali sono i segnali che non ho riconosciuto. L'amore è rispetto, è fonte di crescita, non è ricatto e non è compromesso. Alle donne dico di non avere paura a uscire allo scoperto e cercare un sostegno: non siamo sole".



Ed è stata sempre Valentina Pitzalis a sottolineare l'importanza della sensibilizzazione sul tema, sfruttando al massimo occasioni come quella odierna in grado di accendere i riflettori su un fenomeno che, "malgrado una maggiore consapevolezza generale, non accenna a diminuire, anzi si presenta in modalità sempre più atroci". "Vorrei che il mio viso sfigurato fosse un monito contro la violenza e la discriminazione" ha proseguito. "Dopo essere sopravvissuta, da vittima sono diventata carnefice, almeno per la famiglia del mio ex marito. Mi sono vista costretta a difendermi da pesanti accuse, oltre che dal body shaming, sui social e non solo: quante volte ho pianto dopo essere stata bersaglio di insulti per il mio aspetto fisico, o dopo aver visto genitori che, per strada, coprivano gli occhi ai propri figli per far sì che non mi incrociassero con lo sguardo".
"Non è stato facile, ma ora cammino a testa alta" ha concluso Valentina. "Nessuno spegnerà la mia voglia di vivere, di dare speranza, di ripetere che l'amore non è mai violenza, ma è rispetto reciproco e fonte di crescita. E a tutti dico di non girare la testa dall'altra parte, di osservare i segnali e di prestare aiuto a chi si trova in difficoltà - che sia una persona amica, un semplice conoscente o un vicino di casa - prima che sia troppo tardi".
B.P.
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