'UIL Lario': scende ancora la cassa, primi segnali di ripresa

Continua il miglioramento della situazione economica sul Lario dal punto di vista della cassa integrazione, come rivela il 5° Rapporto a cura della UIL Lario. Rispetto ad aprile, a maggio la richiesta di ore è scesa del 66.8% a Lecco e del 25.8% a Como, con i due territori che hanno registrato rispettivamente un -94.2% e un -80% a confronto con lo stesso mese dello scorso anno. Netta anche la diminuzione riscontrata tra gennaio e maggio 2021 rispetto allo stesso arco di tempo del 2020 (-59.3% nella nostra provincia e -33.9% sul ramo opposto del Lago): considerando il medesimo periodo, appare ancora in difficoltà il tessile (+0.3% e +0.9% di cassa), mentre sembra in ripresa l'altro distretto principale del territorio, il metalmeccanico (-72.2% e -66.1%). Passando in rassegna i vari settori, nel lecchese la richiesta di ore è scesa ovunque: i dati parlano di -63.1% nell'industria, -87.5% nell'edilizia, -37.4% nell'artigianato e -27.5% nel commercio, con gli ultimi due comparti che registrano ancora criticità, invece, nel comasco (+632.3% e +37.4%). Il numero di lavoratori mediamente in cassa integrazione nei primi cinque mesi del 2021 è di 14.243 a Como (-7.296 rispetto allo stesso periodo del 2020) e 6.410 a Lecco (-9.349), ai quali vanno aggiunti quelli in FSBA e FSI.
"Il piano vaccinale e la conseguente riapertura di molte attività, insieme al miglioramento della situazione della pandemia a livello globale, inizia a farsi sentire positivamente anche sull'economia, anche se resta un certo senso di incertezza per una recrudescenza dei contagi in Inghilterra" commenta il segretario generale della UIL Lario Salvatore Monteduro. "Rimane alto il numero complessivo di lavoratori e lavoratrici in cassa integrazione nelle due province, mediamente oltre 20.000, ai
quali vanno aggiunti quelli coperti dagli altri ammortizzatori sociali. Quelli in cassa ordinaria e straordinaria sono oltre 14.000, tra i quali ci sono i 5.200 del distretto tessile, che potrebbero subire gli effetti dello sblocco del divieto dei licenziamenti dal prossimo 1° luglio: sarebbe un dramma, in assenza di una vera riforma delle politiche attive e ripartenza dell'economia duratura e strutturale, pertanto è essenziale continuare a garantire il blocco fino ad almeno il 31 ottobre. In questo lasso di tempo bisogna fare la riforma degli ammortizzatori sociali e rafforzare i centri per l'impiego per attuare una presa in carico dei soggetti che perderanno il posto di lavoro".
"Un altro dato che si evince dallo studio - conclude Monteduro - è la differente situazione economica nelle due province per effetto dei distretti produttivi di riferimento: ancora in sofferenza e in difficoltà i settori dell'artigianato, del commercio e del tessile nel comasco, mentre nel settore metalmeccanico, maggiormente rappresentativo nel lecchese, si intravedono confortanti segnali di ripresa. Sono di buon auspicio, ma non sufficienti a far rientrare un'emergenza occupazionale e un disagio sociale presente nel Paese".
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