Crac Grattarola: non è stata raggiunta la prova piena delle vendite in nero, Valsecchi assolto

La sede valsassinese della Grattarola
La pubblica accusa, rappresentata in Aula con passione dal sostituto procuratore Paolo Del Grosso, all'esito dell'istruttoria, apertasi nel lontano 2017, aveva chiesto la condanna dell'unico imputato rimasto a processo a 4 anni e mezzo di reclusione, ritenendolo responsabile di entrambi i capi d'imputazione a lui ascritti. Quest'oggi, nel tardo pomeriggio, invece, il verdetto del collegio giudicante (presidente Enrico Manzi, a latere le colleghe Martina Beggio e Giulia Barazzetta) in senso contrario.
Marco Valsecchi, supposto amministratore di fatto della Grattarola srl, è stato assolto tanto dall'ipotesi di reato di bancarotta distrattiva (perchè non sarebbe stata raggiunta la prova piena della vendita in nero di componenti d'arredo) tanto dall'ipotesi di reato di bancarotta documentale (in carenza dell'elemento soggettivo del reato e dunque della volontà di dolo).
Si è chiuso così - almeno in primo grado - il fascicolo per il crac dell'azienda con sede a Cortenova Valsassina, conosciuta in tutta Europa per la produzione di mobili in legno massello ed in particolare cucine di un certo pregio, dichiarata fallita nel luglio del 2013. A giudizio, originariamente, vi era anche, quale amministratore di diritto, Pierantonio Valsecchi, padre di Marco, nonchè già sindaco di Barzio, mancato a processo ancora pendente.
Al centro dell'attenzione, nello specifico, qualcosa come 500 ordinativi che, stando all'impianto accusatorio, durante la gestione Valsecchi sarebbero stati parzialmente evasi in nero dalla Grattarola per un tornaconto di circa 1.800.000 euro, indicando in bolla meno pezzi di quelli caricati sui camion in uscita dal sito produttivo con le "aggiunte" pagate poi cash, direttamente all'autotrasportatore, da una cerchia di grossisti in attività principalmente nel sud Italia. Un meccanismo secondo il dr. Del Grosso provato nel corso del processo. Di diverso avvisto gli avvocati Michela Andresano e Lapo Beccattini, con quest'ultimo arrivato, in sede di arringa, la scorsa settimana, a chiedere anche l'assoluzione per "bancarotta riparata", avendo i Valsecchi immesso nella società, nel disperato tentato di salvarla dal tracollo, ben più liquidità di quella oggetto del procedimento. Oggi la sentenza, con l'assoluzione accordata con il secondo comma dell’articolo 530 del Codice di procedura penale.
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