La politica è liquida, ma mai casuale

A sorprendere gli osservatori più attenti non è tanto l’ennesimo cambio di casacca di Mauro Piazza – cui ormai siamo abituati - seguito dall’ex leader missino Daniele Nava, ora senza incarichi e, forse per ciò sempre più a ruota del consigliere regionale, ma la tempistica che ha scandito il passaggio da Forza Italia alla Lega Salvini: a ridosso delle elezioni comunali. Perché in qualche realtà locale ora si respira un’atmosfera di grande imbarazzo. Valga per tutti l’esempio di Bellano: Piazza appoggia il sindaco uscente Antonio Rusconi mentre la Lega con Fratelli d’Italia ha messo in campo addirittura una lista contro Rusconi, guidata da Federico Goretti. Il segretario provinciale in pectore Daniele Butti, circondato dai sodali Grimoldi, Nogara, Parolari, Simonetti e Stefanoni appare sui social abbracciato al candidato Goretti della lista “Bellano si rinnova”. L’altra forza, quella che dovrebbe sostenere Antonio Rusconi, però, ha cambiato squadra a partita in corso. Tuttavia voltare le spalle a Rusconi è disdicevole a due settimane dal voto, così Mauro Piazza, per una volta anziché davanti sta dietro la macchina fotografica e immortala l’altro Piazza, il Carlo, gran trottatore, assieme al candidato sindaco, all’assessore uscente Irene Alfaroni e al consigliere provinciale Mattia Micheli. Sempre sul social campeggia la cifra di 9.975.000 euro che la squadra di Rusconi ha saputo ottenere in cinque anni di governo da Stato, regione e altri enti superiori. Segue lungo commento all’insegna dello slogan “I fatti che hanno seguito le parole” e lusinghiere attestazioni di stima e sostegno alla lista “Bellano guarda avanti”. Un bel lavoro di propaganda che perde un po’ di colore proprio a causa della foto. Del resto Mauro Piazza è uno che sta davanti non dietro.

Ma è anche uno che mangia pane e politica da 25 anni. E se ha cambiato casacca a ridosso delle comunali una qualche ragione ci deve essere. Proviamo a tirare i dadi. L’abboccamento tra Piazza e gli altri due partiti del centrodestra – buoni entrambi come alternativa alla declinante Forza Italia – risale a qualche mese fa. I messaggi in codice arrivano fino a Giorgia Meloni che li rimbalza al suo proconsole Alessio Butti anche lui storico militante missino ora stimato (dalla Meloni) senatore di Fratelli d’Italia. Butti è scafato: nel 1990 a 26 anni era già consigliere provinciale a Como e a 28 anni deputato del Msi. Restare a Roma per lui è un imperativo. Il partito della Meloni è in crescita ma col taglio dei parlamentari le possibilità di mantenere lo scranno a Palazzo Madama calano. Un conto è avere attorno “scartine” un altro è arruolare un intercettatore di voti come Mauro Piazza. Meglio di no. Pollice verso.

Di tutt’altro avviso, perché spinto da necessità impellenti, Matteo Salvini. In Lombardia è in difficoltà: la base nordista non apprezza le sparate sue e dei “camerati” Durigon, Borghi, Bagnai  e compagnia no vax no e no green pass. Deve serrare le fila, inserire altri fedelissimi ma subito, senza perdere tempo, per depistare l’attenzione rispetto ai forti contrasti con i governatori e gran parte della base. Per cui a Piazza, Nava e Fermi (presidente del consiglio regionale) Salvini pone un out out: o subito o mai più. Meglio subito, hanno pensato i tre transfughi e pazienza se in qualche comune, come Bellano, ma vale anche per Brivio, rischiamo figure di palta. Così il passaggio viene annunciato in pompa magna, con tanto di conferenza stampa tenuta da Salvini in persona e un florilegio di foto tra baci e abbracci, dimentichi tutti delle bordate tirate gli uni agli altri (e viceversa) in questi ultimi anni.

Mauro Piazza ha già dichiarato di non aspirare alla riconferma in Regione, ma non cita l'ipotesi Roma dove potrebbe invece andare al posto di Ferrari di Oggiono, meno noto e meno capace di intercettare consensi. In tal caso Nava potrebbe succedergli in Regione tornando così in gioco.

Qualcuno ha scritto che a essere irritati per questa operazione sono i leghisti di Calolzio. Noi pensiamo che non sia così. Il segretario in pectore Daniele Butti è uomo di partito, quello che gli dicono di fare lui fa. Il senatore Paolo Arrigoni, ex sindaco del capoluogo della Val San Martino è molto ben posizionato nella Lega: è responsabile del settore “energia”, è stato al Copasir e questore del Senato. Insomma l’ingresso di Piazza non lo turba, tanto più essendo stato eletto in altra circoscrizione. Al contrario sono i lecchesi a soffrire di più: Stefano Parolari, in primis, già silurato come commissario provinciale, e poi il gruppo che storicamente presidia Palazzo Bovara, sede del Municipio del capoluogo: Cinzia Bettega, Andrea Corti e Giovanni Colombo, già rimasto in panchina con il passaggio da 4 a 3 poltrone per il Carroccio. Qualche problema potrebbe averlo anche la senatrice Antonella Faggi per quanto sostenuta dal compagno Giulio De Capitani, già esponente del Consiglio federale leghista.

Ultimo tassello della vicenda riguarda Beppe Mambretti, anche lui di provenienza missina come Daniele Nava di cui è grandissimo amico. Pure Mambretti ha annunciato via social la sua uscita da Forza Italia. Va detto che Mambretti ha meno giri di tornello nel suo pur ricco palmares politico. E’ stato il trascinatore dell’ultima campagna elettorale Forzista sotto il marchio “Lecco Merita di più”. E’ un altro che mangia pane e politica da decenni. E, forse, riteneva giunto il momento di aggiungere del companatico, ovvero una carica in consiglio provinciale, cui però si accede se si è già consiglieri comunali. E Mambretti non lo è. Per conquistare un posto un’aula valeva l’altra, da Morterone a Pescate, entrando in minoranza sfruttando liste "civetta". Sembra però che non abbia trovato appoggi in questa direzione, per cui ha sbattuto la porta annunciando il ritiro dalla politica e il massimo impegno nel sociale, che già lo vede meritoriamente a capo della Carovana del sorriso e di altre iniziative umanitarie. Ma che abbia voltato le spalle a Piazza e Nava si fatica a crederlo. La sua uscita ha arato il terreno per rendere più agevole il nuovo percorso imboccato dai due amici. Del resto non gli mancano le motivazioni rigorosamente politiche, una su tutte molto eloquente: “Non è possibile che il lecchese sia rappresentato a Roma da eletti fuori dalle mura della città”.

Qualcuno indulge su una “mattata” del Beppe, una di quelle leggendarie soprattutto quando militava nel Msi. Ma lui ci sa fare in queste cose: e se ha scandito una frase simile, dietro c’è un pensiero compiuto. E un’azione appena iniziata. Giustappunto col cambio di casacca.
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