Ambrogio Valsecchi, il teologo e prete operaio che per primo sollevò questioni scottanti per la morale cattolica troppo presto dimenticato

Il dr. Enrico Magni
Qualche volte capita di incontrare persone, amici, parenti o un libro che sollecitano un richiamo, che riattivano alcuni fili della memoria e, nello specchio segnato da graffi del tempo, ricompare un mondo passato ma ancora presente. E’ l’effetto sollecitante e risvegliante del libro di Federico Ferrari Una teologia discordante, Ambrogio Valsecchi nell’Italia degli anni ’50 – ’70.
E’ il primo testo organico che traccia la storia di uomo prima prete, poi professore di teologia morale, poi operaio, poi psicoterapeuta nato a Rancio, rione di Lecco, il 16 dicembre del 1930 e morto, all’età di 52 anni, il 6 marzo 1982 a Milano. E’ un teologo che ha sollevato  questioni importanti in ambito della morale sessuale. E’ il più giovane teologo che partecipa, come assistente del Cardinale Giovanni Colombo, al Sinodo e frequenta le segrete stanze del palazzo più importante della chiesa cattolica incontrando e dialogando con alte personalità del Vaticano. Poi, dopo un decennio, negli anni settanta, lavora come prete operaio in una fabbrica. E’ il teologo che  affronta questioni scottanti per la morale cattolica: politica, sessualità, matrimonio, divorzio, omosessualità. Sono tematiche ancora attuali, anzi, attualissime  e non risolte nel dibattito politico, culturale fuori e dentro la chiesa cattolica. Il non voto al Senato del Ddl Zan, con 154 voti a favore, 131 contrari e 2 astenuti (e 28 assenti) contro l’omofobia, la transfobia, la discriminazioni su sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere, lo dimostra e rende ancora attuale l’insegnamento e il tormento cultura di  Ambrogio Valsecchi: « a ciascuno di “ giocarsi nel gesto sessuale”. E’ una scelta da cui dipende il destino della persona: dal “giocare”, il suo ridursi nella mortificante stereotipia di esperienze sessuali egoistiche; dal “giocarsi”, il suo salvifico crescere nella capacità di incontrare e amare l’altro, gli altri, Dio».
Nel 1960, da rettore, in una conferenza tenuta a Lecco con i giovani democristiani riguardante la funzione, il ruolo del cattolico e della chiesa sostiene l’impegno politico e l’apertura al centrosinistra (Dc, Psi) scontrandosi con l’apparato romano. In sua difesa interviene Cardinale  Montini: «D. Valsecchi – di fatto la Chiesa non ha parlato in maniera tale da vincolare l’uomo politico (che sì buono e onesto) ad astenersi da una collaborazione materiale ch’egli ritiene necessaria».
Per Ambrogio Valsecchi il tormento e conflitto si materializza dopo la pubblicazioni di alcuni testi divulgativi come: Nuove vie dell’etica sessuale; Regolazione delle nascite; Giudicare da sé. Problemi e proposte morali.
Il suo ex professore e rettore mons. Carlo Colombo, ortodosso e non solo, apre uno scontro feroce, da inquisizione e lo costringe, dopo anni di carteggi e commissioni ambrosiane e romane, a lasciare l’abito talare. In una lettera al suo accusatore mons. Carlo Colombo, sostenuto anche dall’arcivescovo di Milano Giovanni Colombo, Ambrogio scrive: «Prego per Lei, non solo nella Messa, nella quale continuo a ripetere il Suo nome come quello del mio Vescovo vero; ma anche in altri momenti , in cui la nostalgia è più acuta e la gratitudine è più viva. So di essere ricordato: Lei mi diceva, un giorno, che abbiamo mangiato molto, moltissimo sale insieme (e perciò quanta minestra!): è una consuetudine troppo lunga e antica, che non può illanguidire nonostante la attuale lontananza».
E’ uno scontro che va oltre le differenze concettuali della morale, rasenta un conflitto psicologico profondo tra un padre autoritario e un figlio che desidera staccarsi e evolvere.
Ambrogio Valsecchi per i cattolici democratici e per i progressisti è una figura di riferimento. Peccato che sia stato dimenticato, messo all’ombra dell’albero del sapere e della conoscenza anche nella sua città natale. A Lecco, solo il 21 marzo 2015 è stato organizzato un rannicchiato convegno. Ambrogio Valsecchi è uno di quegli uomini che ha seminato molto per gli altri, ma ancora non ha  ricevuto un fiore di riconoscenza anche post mortem.
Dr. Enrico Magni - Psicologo, psicoterapeuta, criminologo
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