Lecco: con gli studenti del Medardo Rosso l’orrore della Guerra rivive e regala emozioni
E' stato uno spettacolo di rara intensità quello che hanno saputo mettere in scena i ragazzi delle classi quinte del Liceo Artistico Medardo Rosso, che hanno rappresentato in sala Ticozzi a Lecco la lettura scenica "Arte e umanità nella Grande Guerra".
Un percorso che ha saputo unire al racconto storico e artistico, tutta la carica emotiva ed esistenziale degli uomini e degli intellettuali che hanno vissuto sulla loro pelle gli orrori della guerra, l'insensata distruzione, l'assurdità di 16 milioni di vittime.
Uno spettacolo che ha rifiutato però qualsiasi facile retorica, ma ha anzi ripercorso anche le tappe che hanno portato le società europee a scendere in guerra: perché, hanno spiegato i ragazzi del Medardo Rosso, nel baratro del primo conflitto mondiale l'Europa non è sprofondata di colpo, ma ci si è gettata volontariamente e convintamente.
Per spiegare come sia stato possibile gli studenti hanno riproposto alcuni passi dell'Iliade, il poema di Omero che ha saputo trasformare in versi la guerra, la battaglia, la morte. Riprendendo la lettura fatta dallo scrittore Alessandro Baricco: "La fascinazione per le armi è costante, e l'ammirazione per la bellezza estetica dei movimenti degli eserciti è continua. Bellissimi sono gli animali, nella guerra, e solenne è la natura quando è chiamata a far da cornice al massacro. Perfino i colpi e le ferite vengono cantati come opere superbe di un artigianato paradossale, atroce, ma sapiente".
Gadda, Wittgenstein, Marinetti, Boccioni, Otto Dix, Thomas Mann: ancora a inizio del Secolo la guerra è un'esperienza ricercata, voluta, auspicata. La guerra è sola igiene del Mondo; la guerra è la porta da attraversare per entrare nell'epoca della modernità; la guerra è una festa, la guerra libera e purifica. "Da sempre gli uomini ci si buttano come falene attratte dalla luce mortale del fuoco. Non c'è paura, o orrore di sé, che sia riuscito a tenerli lontani dalle fiamme: perché in esse sempre hanno trovato l'unico riscatto possibile dalla penombra della vita".
Illusioni che presto si dovettero scontrare con l'atrocità e incomprensibilità della vita di trincea, delle baionette, del gas, dei bombardamenti.
I ragazzi del Medardo Rosso hanno voluto in particolare raccontare, con la proiezione delle sue opere e la lettura di alcuni scritti, la vita dell'espressionista tedesco Otto Dix, che vedrà i suoi entusiasmi bellici crollare di fronte alla realtà materiale della guerra, alla vita nelle trincee fatte si sangue e fango.
Presto subentrò nei giovani partiti volontari, o almeno in quanti sopravvissero abbastanza per prenderne coscienza, il disincanto.
Gli studenti del liceo artistico hanno voluto raccontare gli anni del conflitto, le storie dei milioni di vittime ancora una volta senza retorica, ma leggendo - in una trincea costruita sul palco - stralci di lettere di soldati.
"Genitori con il sangue tutto stravolto dalla paura e con la mente di continuare a dire che son i ultimi momenti di mia vita perché dove mi trovo è un inferno assolutamente e vi prego voialtri di pregare per me che forse abbia a ritornare ferito di poter venire ancora in Italia ma la mia paura è quella di restarci sul altipiano" (Zanni Giovanni, soldato, da Belprato. Caduto l'8 agosto 1916).
"Per attacco brillante si calcola quanti uomini la mitragliatrice può abbattere e si lancia all'attacco un numero di uomini superiore: qualcuno giungerà alla mitragliatrice [...]. Le sole munizioni che non mi mancano sono gli uomini"."Il superiore ha il sacro potere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti ed i vigliacchi. Chi tenti ignominiosamente di arrendersi e di retrocedere, sarà raggiunto prima che si infami alla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti e da quella dei carabinieri incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre quando non sia freddato da quello dell'ufficiale". (note del Generale Luigi Cadorna).
Immagini, parole e scenografia sono arrivate dritte al cuore dei tanti spettatori che hanno assistito in assoluto silenzio alla rappresentazione, che ha saputo coinvolgere totalmente, raccontando senza filtri e senza sovra costruzioni la brutalità. Uno spettacolo di assoluta efficacia, reso possibile grazie al lavoro di squadra di alunni e professori, aiutati dall'attore Giorgio Galimberti.
"Abbiamo voluto provare a fare una didattica diversa, partecipata e motivata, che provasse a responsabilizzare i ragazzi, sfruttando i talenti, le capacità e le loro passioni" ha spiegato la professoressa Daniela Corti. "Ci ha mosso la consapevolezza che ascoltare le voci e osservare le immagini di coloro che hanno vissuto la guerra potesse darci la possibilità di capire cosa sia effettivamente stata".
Purtroppo ancora nel 2015 lo spettro della guerra infesta ancora il nostro pianeta e la nostra società. Uno spettro che nemmeno lo shock delle due guerre mondiali è riuscito a eliminare.
Un percorso che ha saputo unire al racconto storico e artistico, tutta la carica emotiva ed esistenziale degli uomini e degli intellettuali che hanno vissuto sulla loro pelle gli orrori della guerra, l'insensata distruzione, l'assurdità di 16 milioni di vittime.
La prof. Daniela Corti con l’attore Giorgio Galimberti
Uno spettacolo che ha rifiutato però qualsiasi facile retorica, ma ha anzi ripercorso anche le tappe che hanno portato le società europee a scendere in guerra: perché, hanno spiegato i ragazzi del Medardo Rosso, nel baratro del primo conflitto mondiale l'Europa non è sprofondata di colpo, ma ci si è gettata volontariamente e convintamente.
Per spiegare come sia stato possibile gli studenti hanno riproposto alcuni passi dell'Iliade, il poema di Omero che ha saputo trasformare in versi la guerra, la battaglia, la morte. Riprendendo la lettura fatta dallo scrittore Alessandro Baricco: "La fascinazione per le armi è costante, e l'ammirazione per la bellezza estetica dei movimenti degli eserciti è continua. Bellissimi sono gli animali, nella guerra, e solenne è la natura quando è chiamata a far da cornice al massacro. Perfino i colpi e le ferite vengono cantati come opere superbe di un artigianato paradossale, atroce, ma sapiente".
Gadda, Wittgenstein, Marinetti, Boccioni, Otto Dix, Thomas Mann: ancora a inizio del Secolo la guerra è un'esperienza ricercata, voluta, auspicata. La guerra è sola igiene del Mondo; la guerra è la porta da attraversare per entrare nell'epoca della modernità; la guerra è una festa, la guerra libera e purifica. "Da sempre gli uomini ci si buttano come falene attratte dalla luce mortale del fuoco. Non c'è paura, o orrore di sé, che sia riuscito a tenerli lontani dalle fiamme: perché in esse sempre hanno trovato l'unico riscatto possibile dalla penombra della vita".
Illusioni che presto si dovettero scontrare con l'atrocità e incomprensibilità della vita di trincea, delle baionette, del gas, dei bombardamenti.
I ragazzi del Medardo Rosso hanno voluto in particolare raccontare, con la proiezione delle sue opere e la lettura di alcuni scritti, la vita dell'espressionista tedesco Otto Dix, che vedrà i suoi entusiasmi bellici crollare di fronte alla realtà materiale della guerra, alla vita nelle trincee fatte si sangue e fango.
Presto subentrò nei giovani partiti volontari, o almeno in quanti sopravvissero abbastanza per prenderne coscienza, il disincanto.
Gli studenti del liceo artistico hanno voluto raccontare gli anni del conflitto, le storie dei milioni di vittime ancora una volta senza retorica, ma leggendo - in una trincea costruita sul palco - stralci di lettere di soldati.
"Genitori con il sangue tutto stravolto dalla paura e con la mente di continuare a dire che son i ultimi momenti di mia vita perché dove mi trovo è un inferno assolutamente e vi prego voialtri di pregare per me che forse abbia a ritornare ferito di poter venire ancora in Italia ma la mia paura è quella di restarci sul altipiano" (Zanni Giovanni, soldato, da Belprato. Caduto l'8 agosto 1916).
"Per attacco brillante si calcola quanti uomini la mitragliatrice può abbattere e si lancia all'attacco un numero di uomini superiore: qualcuno giungerà alla mitragliatrice [...]. Le sole munizioni che non mi mancano sono gli uomini"."Il superiore ha il sacro potere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti ed i vigliacchi. Chi tenti ignominiosamente di arrendersi e di retrocedere, sarà raggiunto prima che si infami alla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti e da quella dei carabinieri incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre quando non sia freddato da quello dell'ufficiale". (note del Generale Luigi Cadorna).
Immagini, parole e scenografia sono arrivate dritte al cuore dei tanti spettatori che hanno assistito in assoluto silenzio alla rappresentazione, che ha saputo coinvolgere totalmente, raccontando senza filtri e senza sovra costruzioni la brutalità. Uno spettacolo di assoluta efficacia, reso possibile grazie al lavoro di squadra di alunni e professori, aiutati dall'attore Giorgio Galimberti.
"Abbiamo voluto provare a fare una didattica diversa, partecipata e motivata, che provasse a responsabilizzare i ragazzi, sfruttando i talenti, le capacità e le loro passioni" ha spiegato la professoressa Daniela Corti. "Ci ha mosso la consapevolezza che ascoltare le voci e osservare le immagini di coloro che hanno vissuto la guerra potesse darci la possibilità di capire cosa sia effettivamente stata".
Purtroppo ancora nel 2015 lo spettro della guerra infesta ancora il nostro pianeta e la nostra società. Uno spettro che nemmeno lo shock delle due guerre mondiali è riuscito a eliminare.
P.V.