Lecco: con gli studenti del Medardo Rosso l’orrore della Guerra rivive e regala emozioni

E' stato uno spettacolo di rara intensità quello che hanno saputo mettere in scena i ragazzi delle classi quinte del Liceo Artistico Medardo Rosso, che hanno rappresentato in sala Ticozzi a Lecco la lettura scenica "Arte e umanità nella Grande Guerra".
Un percorso che ha saputo unire al racconto storico e artistico, tutta la carica emotiva ed esistenziale degli uomini e degli intellettuali che hanno vissuto sulla loro pelle gli orrori della guerra, l'insensata distruzione, l'assurdità di 16 milioni di vittime.

La prof. Daniela Corti con l’attore Giorgio Galimberti

Le letture recitate dei racconti di letterati e soldati comuni, le musiche, le poesie e le essenziali scenografie hanno dato corpo alle emozioni, hanno fatto percepire agli spettatori l'angoscia del conflitto mondiale, hanno rappresentato gli interrogativi irrisolti che ancora oggi ci accompagnano se ripensiamo a quei 4 anni  in cui l'Europa è stata governata dall'assurdità, dalla violenza e dalla morte.
Uno spettacolo che ha rifiutato però qualsiasi facile retorica, ma ha anzi ripercorso anche le tappe che hanno portato le società europee a scendere in guerra: perché, hanno spiegato i ragazzi del Medardo Rosso, nel baratro del primo conflitto mondiale l'Europa non è sprofondata di colpo, ma ci si è gettata volontariamente e convintamente.


Per spiegare come sia stato possibile gli studenti hanno riproposto alcuni passi dell'Iliade, il poema di Omero che ha saputo trasformare in versi la guerra, la battaglia, la morte. Riprendendo la lettura fatta dallo scrittore Alessandro Baricco: "La fascinazione per le armi è costante, e l'ammirazione per la bellezza estetica dei movimenti degli eserciti è continua. Bellissimi sono gli animali, nella guerra, e solenne è la natura quando è chiamata a far da cornice al massacro. Perfino i colpi e le ferite vengono cantati come opere superbe di un artigianato paradossale, atroce, ma sapiente".

La bellezza della guerra è stato un mito che ha sempre accompagnato l'Uomo, attirato dalla possibilità di riscattare con l'eroismo un'esistenza quotidiana, cancellando con il sacrificio la banalità delle altre azioni: "Di contro alle anemiche emozioni della vita, e alla mediocre statura morale della quotidianità, la guerra rimetteva in movimento il mondo e gettava gli individui al di là dei consueti confini, in un luogo dell'anima che doveva sembrar loro, finalmente, l'approdo di ogni ricerca e desiderio. Non sto parlando di tempi lontani e barbari: ancora pochi anni fa, intellettuali raffinati come Wittgenstein e Gadda, cercarono con ostinazione la prima linea, il fronte, in una guerra disumana, con la convinzione che solo là avrebbero trovato se stessi. Non erano certo individui deboli, o privi di mezzi e cultura. Eppure, come testimoniano i loro diari, ancora vivevano nella convinzione che quell'esperienza limite - l'atroce prassi del combattimento mortale - potesse offrire loro ciò che la vita quotidiana non era in grado di esprimere".
Gadda, Wittgenstein, Marinetti, Boccioni, Otto Dix, Thomas Mann: ancora a inizio del Secolo la guerra è un'esperienza ricercata, voluta, auspicata. La guerra è sola igiene del Mondo; la guerra è la porta da attraversare per entrare nell'epoca della modernità; la guerra è una festa, la guerra libera e purifica. "Da sempre gli uomini ci si buttano come falene attratte dalla luce mortale del fuoco. Non c'è paura, o orrore di sé, che sia riuscito a tenerli lontani dalle fiamme: perché in esse sempre hanno trovato l'unico riscatto possibile dalla penombra della vita".
Illusioni che presto si dovettero scontrare con l'atrocità e incomprensibilità della vita di trincea, delle baionette, del gas, dei bombardamenti.
I ragazzi del Medardo Rosso hanno voluto in particolare raccontare, con la proiezione delle sue opere e la lettura di alcuni scritti, la vita dell'espressionista tedesco Otto Dix, che vedrà i suoi entusiasmi bellici crollare di fronte alla realtà materiale della guerra,  alla vita nelle trincee fatte si sangue e fango.

Partito perché "erano tutte esperienze che io dovevo vivere ad ogni costo. Dovevo anche vedere uno accanto a me cadere improvvisamente, colpito in pieno da una pallottola. Dovevo assolutamente vivere questa esperienza. Lo volevo..", DIx nei suoi dipinti raccontò i bombardamenti, i soldati suicidi, gli orrori visti in prima persona.
Presto subentrò nei giovani partiti volontari, o almeno in quanti sopravvissero abbastanza per prenderne coscienza, il disincanto.
Gli studenti del liceo artistico hanno voluto raccontare gli anni del conflitto, le storie dei milioni di vittime ancora una volta senza retorica, ma leggendo - in una trincea costruita sul palco - stralci di lettere di soldati.

"Non si creda agli atti di valore dei soldati, non si dia retta alle altre fandonie del giornale, sono menzogne. Non combattono, no, con orgoglio, né con ardore; essi vanno al macello perché sono guidati e perché temono la fucilazione. Se avessi per le mani il capo del governo, o meglio dei briganti, lo strozzerei". (B.N. anni 25, soldato, 1916).
"Genitori con il sangue tut­to stravolto dalla paura e con la mente di continuare a dire che son i ultimi momenti di mia vita perché dove mi trovo è un inferno assolu­tamente e vi prego voialtri di pregare per me che forse abbia a ritornare ferito di poter venire ancora in Italia ma la mia paura è quella di restarci sul altipiano" (Zanni Giovanni, soldato, da Belprato. Caduto l'8 agosto 1916).
"Per attacco brillante si calcola quanti uomini la mitragliatrice può abbattere e si lancia all'attacco un numero di uomini superiore: qualcuno giungerà alla mitragliatrice [...]. Le sole munizioni che non mi mancano sono gli uomini"."Il superiore ha il sacro potere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti ed i vigliacchi. Chi tenti ignominiosamente di arrendersi e di retrocedere, sarà raggiunto prima che si infami  alla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti e da quella dei carabinieri incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre quando non sia freddato da quello dell'ufficiale".
(note del Generale Luigi Cadorna).

A chiedere la rappresentazione, infine, le storie dei tanti reduci. Partiti per essere eroi e tornati nell'indifferenza generale, tra schizofrenie e crisi di nervi per le terribili scene viste al fronte, ignorati da una società che voleva dimenticare di esser marciata trionfalmente verso il precipizio.
Immagini, parole e scenografia sono arrivate dritte al cuore dei tanti spettatori che hanno assistito in assoluto silenzio alla rappresentazione, che ha saputo coinvolgere totalmente, raccontando senza filtri e senza sovra costruzioni la brutalità. Uno spettacolo di assoluta efficacia, reso possibile grazie al lavoro di squadra di alunni e professori, aiutati dall'attore Giorgio Galimberti.

Hanno partecipato gli studenti delle classi III D e V D (indirizzo scenografia), V C (architettura e design), IV e V B (indirizzo figurativo), insieme ai professori Daniela Corti, Lorenza Mabini, Luciana Venturini, Marzia Galbusera, Monica Gibertini, Raffaella Crimella e Vincenzo Sparasci.
"Abbiamo voluto provare a fare una didattica diversa, partecipata e motivata, che provasse a responsabilizzare i ragazzi, sfruttando i talenti, le capacità e le loro passioni" ha spiegato la professoressa Daniela Corti. "Ci ha mosso la consapevolezza che ascoltare le voci e osservare le immagini di coloro che hanno vissuto la guerra potesse darci la possibilità di capire cosa sia effettivamente stata".

La serata è stata organizzata anche grazie alla collaborazione di Intercultura, l'associazione che con l' American Field Service (AFS), organizza scambi culturali per gli studenti in tutto il mondo. Proprio nel 1915, per soccorrere con le prima autoambulanze i soldati feriti, venne fondata l'Afs, che oggi promuove gli scambi tra paesi diversi come modo per diffondere la tolleranza: "Conoscersi e confrontarsi tra popoli diversi è sicuramente un mezzo per tentare di costruire la pace. Sono questi i valori su cui abbiamo fondato questa serata" ha concluso la professoressa Corti.
Purtroppo ancora nel 2015 lo spettro della guerra infesta ancora il nostro pianeta e la nostra società. Uno spettro che nemmeno lo shock delle due guerre mondiali è riuscito a eliminare.
P.V.
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