Anche il lecchese puzza di mercanti di droga, di usura, di illegalità finanziaria

Enrico Magni
Nel 2010, con la pubblicazione di Metastasi di Gianluigi Nuzzi, si scoperchia una pentola che da almeno un decennio e più sottaceva la presenza di un’organizzazione illegale nel lecchese, che gestiva direttamente affari non puliti nel settore del commercio e non solo. Per anni si era considerato irrilevante o settoriale il fenomeno. La cosa toccava di lato il mercato, l’economia, la vita sociale. Le rivelazioni di Metastasi e le altre inchieste di Milano fecero sobbalzare i politici locali di ambo gli schieramenti, le associazioni del settore produttivo e sociale. La tendenza fu di minimizzare, restringere, ridimensionare, eppure nel frattempo si sono celebrati processi che emisero condanne pesanti. Ma il tutto, dopo una prima fase di mal di pancia, di costernazione, passò sotto silenzio.

Dopo qualche anno gli stessi politici, che avevano minimizzato i fatti, hanno rischiato per degli appalti di essere coinvolti in un raggiro politico amministrativo. A fare le spese di questa vicenda fu il giovane sindaco (inesperto) di Valmadrera: fu arrestato e si dimise da sindaco. Un consigliere Comunale di Lecco ambiguo fu condannato insieme ad altri, il sindaco di Lecco se la cavò per il rotto della cuffia.

La ’ndrangheta si stava infiltrando all’interno delle maglie dell’amministrazione pubblica. Anche in questo caso si è evitato di approfondire il problema. Siamo nella terra dei I Promessi Sposi di don Abbondio.

Il Prefetto Castrese De Rosa negli ultimi anni ha fatto scattare una serie di provvedimenti contro le organizzazioni illegali su tutta la provincia. Operazioni che hanno portato a chiudere attività, a fare scattare delle procedure giudiziarie. Le operazioni svolte hanno fotografato una realtà complessa composta da un’economia sana ma anche illegale. Non va mai dimenticato che tre quarti dell’economia mondiale è illegale. Il lecchese è una zona ricca con articolate attività finanziare ed economiche che coinvolgono tutti i settori produttivi.

Le organizzazioni illegali si fondano, si sviluppano con l’appoggio dei colletti bianchi: professionisti in giacca e cravatta.

La mafia, l’organizzazione, oggi si maschera dietro ad una facciata di perbenismo, di figuranti gentili e preparati. Il lecchese per definizione, per le sue opportunità economiche, è un territorio attrattivo per le organizzazioni. Bene ha fatto il Prefetto Castrese De Rosa a evidenziare la complessità di questa realtà.

La proposta di una Commissione Antimafia nel capoluogo è utile e necessaria. E’ la prima volta che un’amministrazione comunale si dà una Commissione Antimafia, che dovrebbe essere concepita come un organismo politico amministrativo che analizza e studia le organizzazioni: oggetto della commissione è l’illegalità. E’ un’occasione per aggregare eventi devianti, disfunzionali, costruire delle banche dati in collaborazione con gli organismi giudiziari e non solo.

Sta alle componenti politiche decidere come lavorare. E’ necessario approfondire politicamente il fenomeno perverso e pericoloso dell’illegalità; anche la Provincia dovrebbe istituire una commissione analoga: non basta l’intervento giudiziario.

Alcuni politici si sono risentiti delle considerazioni contenute nella relazione del Prefetto. E’ il solito meccanismo di negazione, di rimozione: noi siamo buoni e belli, i brutti sono gli altri.

Lecco non è immune. Il lecchese puzza di mercanti di droga, puzza di usura, puzza di illegalità finanziaria. Ci sono alcuni dipendenti ‘borderline’ che sono pagati, come nel primo novecento newyorkese, con un salario composto di coca e euro. Il fenomeno è complesso, articolato e si sviluppa sul piano verticale e orizzontale: è un sistema di connessioni.
Dr. Enrico Magni
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