Poco personale per i ristoranti, lo chef Binda offre un lavoro: 'I ragazzi hanno aspettative alte, la cucina non è come la TV'

Lo chef Stefano Binda
Il problema è evidente, in Italia e anche sul nostro territorio: il mondo della ristorazione non trova personale, nè di sala nè di cucina, a dispetto del notevole aumento di iscritti alle scuole alberghiere registrato negli ultimi anni. Lo conferma anche Stefano Binda, una stella Michelin con un passato al "Dac a trà" di Castello Brianza e attualmente al Ristorante Texture di Mandello del Lario, che non a caso pochi giorni fa ha deciso di pubblicare un annuncio per la ricerca di un giovane da inserire in cucina al suo fianco, con regolare contratto annuale "modellabile" in base alle esperienze pregresse del candidato e al suo livello di preparazione.
"Il problema non è nuovo, ma credo che la pandemia e le conseguenti restrizioni lo abbiano amplificato" ci ha detto lo chef classe 1976, che negli anni ha arricchito il suo curriculum con periodi di lavoro in Francia, ma anche in locali rinomati come quelli di Enrico Crippa e Antonino Cannavacciuolo. "Mi spiego meglio: se da un lato molte aziende, nell'alternanza di aperture e chiusure, non hanno avuto la possibilità di garantire continuità ai propri dipendenti, dall'altro tanti giovani hanno perso entusiasmo, magari facendosi attrarre da nuove forme di guadagno legate ai social e al mondo digitale, che non richiedono gli stessi sacrifici di una professione come la nostra. Da parte di molti è venuta meno la voglia di rimboccarsi le maniche e mettersi in gioco, ma anche le scuole dal canto loro non li hanno aiutati, non hanno offerto loro il necessario supporto psicologico".
Nell'analizzare il contesto attuale, poi, Stefano Binda ha detto la sua sul recente "sfogo" del collega Alessandro Borghese, che riferendosi ai giovani aspiranti chef ha sostenuto che "lavorare per imparare non significa essere per forza pagati", aggiungendo che secondo lui "i ragazzi non hanno la benché minima intenzione di investire su se stessi". "È un discorso che si è sempre sentito, nel nostro mondo" ha ammesso il lecchese. "Anche a me è capitato di stare in cucina gratis, ma adesso da imprenditore non lo posso pretendere da nessuno. Un ragionamento simile potrebbe avere senso di esistere nell'alta ristorazione, nella aziende con un nome importante, che per un giovane possono diventare una sorta di scuola, ma di certo non in realtà "normali", che finiscono per approfittarsene trasformandosi in vere e proprie trappole. Al di là di questo, lo spirito di sacrificio e il desiderio di imparare non devono mai mancare nel nostro mondo. Poi ciascuno è libero di fare le proprie scelte".
Sempre secondo lo chef Binda, la ragione della carenza di personale non va individuata tanto nella scarsa voglia di lavorare dei giovani, quanto più nella mancata corrispondenza delle loro aspettative alla realtà del mondo professionale, soprattutto sul fronte dei guadagni. "Molti pensano di poter diventare ricchi, ma in verità non è così" ha commentato ancora il ristoratore. "Non so se la colpa è dei programmi culinari tanto amati in tv, ma di certo questi format offrono una visione sbagliata, che non rispecchia la realtà del nostro lavoro. Ad ogni modo penso che un ragazzo intelligente, con buoni esempi di fronte a sè, lo possa capire da solo, senza farsi ammaliare da false illusioni. Certo, è fondamentale anche avere tanta passione, quella sì che forse è venuta un po' a mancare".
Chi volesse avere ulteriori informazioni sull'opportunità di lavoro offerta dallo chef Binda può contattare il numero 371.4290689.
B.P.
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