PAROLE CHE PARLANO/73

Guerra

In qualsiasi lingua la si pronunci, dal greco polemos (va sottolineato che da questo termina deriva polemica) al sanscrito yuddha, la guerra rimane sempre una cosa orribile, disgustosa, senza ritorno per coloro che ne sono vittime (aggrediti, ma anche aggressori). Eppure abbiamo corso il rischio di trovarla nel nostro vocabolario con il nome di bello o bella (chi lo può dire) se i Romani, abilissimi conquistatori, avessero vinto anche questo combattimento linguistico. È risaputo che loro impugnavano le armi per combattere in bello (durante la battaglia) e bella erano le guerre stesse. Non meravigliamoci troppo, perché residui del termine latino bellum, guerra, sono rimasti nei nostri dizionari: conosciamo tutti belligerante, bellicoso o debellare.
E invece i nostri antenati infine sono stati sconfitti, militarmente e da questo punto di vista, in particolare dai popoli barbari, molti di origine germanica, per i quali la guerra non era "l'arte" praticata dagli eserciti romani, ben addestrati, ordinati e pronti a mettere in pratica tutte le tecniche imparate nei lunghi anni di addestramento: per i Germani era solo werra, vere e proprie mischie, grovigli disordinati di corpi e di armi, durante i quali i contendenti si avviluppavano in un macello e strazio di membra.
Inutile illuderci o negarlo, non esiste una guerra che possa essere definita ordinata o "artistica", non esistono armi "intelligenti" né inevitabili stragi (fossero anche solo di militari): le guerre e chi le vuole sono sempre e solo raccapriccianti, una caduta nel baratro del male più assoluto.
Quindi, a mio modesto avviso, è bene che il vocabolo guerra abbia preso origine dal germanico, così come è avvenuto con l'inglese war, il francese guerre o lo spagnolo guerra (sorprendentemente in tedesco si dice krieg), perché questo giudizio di confusione, di disordine, di fratelli che provano a distruggersi l'un l'altro è l'unico che ben descriva ogni combattimento armato, dove si può rilevare solo l'eclissi totale di ogni barlume di umanità.


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Rubrica a cura di Dino Ticli
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