Elezioni: analisi psicologica del voto tra conservatorismo e emancipazione

Carissimo Direttore,
in questa giornata per me autunnale, che mi richiama Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, mi chiedi di rispondere ad alcune tue domande riguardanti le elezioni di ieri domenica 25 settembre '22. Ci provo.
Ti domandi e mi domandi come mai nel 1994 Forza Italia travolge tutti (e riesce a resistere soprattutto grazie alle TV) ?
Il 1994 è un passaggio politico di scomposizione/composizione della politica italiana simbolizzata da Tangentopoli. La classe politica dei grandi partiti ideologici è messa alla sbarra. E' anche un periodo in cui i media occupano il centro della scena e diventano un potere economico. Il media immette prodotti da consumare come le opinioni. Siamo in una fase postpoderna . Forza Italia nasce come espressione della postmodernità, Silvio Berlusconi è un imprenditore di mattoni e di media. Prevale per la prima volta l'immagine sulla realtà. Il media è il veicolo del consenso. La realtà industriale del conflitto scompare e appaiono i ceti sociali. E' la novella immaginaria del mito americano self-made men e il superamento del mito dell'essere una comunità. E' un richiamo forte che prevale su quello della solidarietà. Stiamo entrando in una società individualistica darwiniana.
E' l'idealizzazione di un sé forte, assertivo che illude e deforma il reale: tutti possono diventare dei self men. Al centro c'è la psicologia dell'invidia del potere e del distruggere, del possedere e dell'avere.

Per una quindicina d'anni questa rappresentazione della realtà è dominante e è sollecitata a rinforzarsi con il diffondersi di internet, del mondo virtuale e della globalizzazione. La globalizzazione favorisce l'interconnessione economica distributiva dei prodotti e della finanza cui . seguono crisi finanziare e economiche che declassano il mito.

Dal 2015 in poi la globalizzazione inizia a battere qualche colpo.

Iniziano a prendere corpo i primi passaggi della post globalizzazione con l'introduzione del mito localistico. Non è un caso che nel 2018 la Lega passi da 4.09 del 2013 a 17.4. La Lega esalta, mitizza l'identità territoriale, mitizza la difesa del territorio e del prodotto localistico; così facendo promuove una psicologia sociale identitaria, di difesa e di esclusione: via gli immigrati, si alle frontiere.
Nello stesso anno il M5S, che ottiene il 32.7, esalta una concezione ibrida ma efficace in cui valorizza l'uno e lo amalgama al tutto. E' l'esaltazione di una psicologia empower rassicurante per il singolo e la massa: siamo tutti uguali, belli/brutti, buoni/cattivi, intelligenti/ignoranti.
E' il rappresentato di un amalgama che in una società insicura, incerta, frammentata offre l'idealizzazione di un io condiviso.

Il risultato odierno di FdI, con il suo 26.06, rappresenta una società post global composta da individui che temono l'altro, il diverso, che preferiscono stare nelle loro case, che sperano in una politica che garantisca l'identità nazionale di appartenenza. L'individuo così rappresentato esprime insicurezza, paura del futuro, preferisce la conservazione, stare dentro una nicchia: il mondo è troppo pericoloso e bisogna stare dentro per ripararsi.

Mi domandi se le stiamo provando tutte?

In una società instabile, perennemente in crisi, o ci si attrezza a livello psicologico per affrontare la mutevolezza, oppure ci si attacca al santino di turno come rito scaramantico.

Mi domandi se abbiamo il fascino del nuovo?

No. Se avessimo il fascino del nuovo prevarrebbe un io mutevole in grado di muoversi e dinamizzarsi di fronte alla complessità. La complessità fa paura, è più facile aggrapparsi a qualcuno che dice che è in grado di affrontare la complessità. Prevale una psicologia sociale delegante che è sempre alla ricerca di un capo, di un'orda freudiana.

Quello che appare come nuovo è vecchio e regressivo.

Mi domandi se c'è' davvero un'idea di destra in Italia?

Sì, esiste la destra nella società. A livello psicologico uso due categorie di riferimento. La prima è quella regressiva, la seconda è quella emancipativa. Noi stiamo vivendo a livello geopolitico una fase regressiva, conservativa sia a livello individuale che globale; la fase emancipativa invece mette sempre il soggetto e la società di fronte a delle soluzioni innovative. Nell'individuo tende a prevalere la regressione conservativa.

Quelli che non votano, che sono la maggioranza, sono persone in fuga dalla realtà. Sono tante. Siamo una società in fuga.

Dr. Enrico Magni, Psicologo, psicoterapeuta
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