La politica locale è concentrata solo sulle piccole (importanti) questioni del particulare

Ci sono settimane e giorni che passano come neve al sole e si sciolgono così come sono venuti senza lasciare un segno se non una certa noia e indifferenza. I pigri si domandano cosa fare per Natale, altri, gli attivi, si danno da fare per preparare le feste con i botti, i tradizionali si galvanizzano per il cenone familiare, gli sportivi si surriscaldano per le vacanze sulla neve, i tropicali aspettano il giorno del dopo festa per imbarcarsi o prendere un volo in terre calde, i clochard, i senza tetto cercano di recuperare un posto riparato per sfuggire dal freddo della notte per evitare l’ipotermia e lasciarci le penne. In inverno, le stazioni ferroviarie delle medie e grandi città, così come le fermate delle metropolitane, dovrebbero essere aperte e dare la possibilità a questi viaggiatori ignoti di potersi riparare dal gelo. Nei piccoli paesi, nei comuni di qualche migliaio di abitanti non ci sono strutture di accoglienza, è inevitabile che i senza dimora si riversino nelle medie e grandi città per trovare un riparo e una bevanda calda. Le strutture messe a disposizione sono sempre poche; sempre perché non si prevedono interventi strutturali permanenti di self help, ma si sta nell’emergenza, nella contingenza, nella provvisorietà, nel fatalismo.  Ma i marginali, i senza dimora sono soltanto una minoranza che non va neanche a votare, non contano. E’ dato per scontato che qualcuno ci lasci le ossa sull’asfalto in un angolo di qualche androne; ed è anche fastidioso ritrovarselo tra i piedi proprio nei giorni di festa. In una società darwiniana e stratificata è dato per scontato che accadano certi fatti.

E’ tempo di luminarie, di festa, di schettinare sulle solite piste del ghiaccio invadenti ma affollate da grandi e piccini. Com’è piacevole vedere il vecchio borgo di Bellano addobbato di maxi foto dei volti degli abitanti sul municipio, sulle vetrine, nelle strade, belle; peccato che non ci siano foto di operatori sanitari o di qualche paziente fuori dall’ospedale, oppure qualche immagine di qualche operatore socio sanitario e di qualche ospite della RSA, forse perché non sono accattivanti, attrattivi, per la politica vetrinistica degli amministratori e del sindaco. E’ un esempio. L’importante è apparire, mostrare, far vedere. E’ la stessa cosa scenica e ripetitiva dell’illuminazione delle piazze centrali di Lecco. E’ il gioco della politica attuale. Sulle cose importanti c’è pacatezza. A parte alcune iniziative nazionali e nelle grandi città le forze politiche locali sono silenti sulla questione dell’Iran, Ucraina, Qatar. Nei Consigli Comunali non ci sono interpellanze in merito. La politica locale è concentrata esclusivamente sulle piccole (importanti) questioni del particulare. Da parte della sinistra e del centrosininstra locale non c’è una presa di posizione pubblica e di condanna sul qatargate, eppure il signor Panzeri è stato eletto eurodeputato proprio con i voti anche di questo territorio. Non c’è un’assemblea pubblica aperta sul congresso del Pd. Tutto è dato per scontato. Si prendono delle decisioni anche per le candidature per le regionali sempre dentro le quattro mura e non si osa buttar fuori il naso. E’ una politica altro che autocentrata, ipertrofica, asfittica!

Non è detto che ci sia del vitalismo dall’altra parte. Un esempio palpabile è il rinnovo della segreteria della Lega: sono le stesse facce (nulla da dire sulle persone). FdI nel lecchese, anche se ha ottenuto un buon risultato elettorale, non esiste nella mappa politica locale. FI è scomparso, bisogna cercarlo con la lente di ingrandimento; il terzo polo è composto da tre gattoni furboni, scaltri usciti dal centrosinistra che si faranno sentire per le regionali per portar voti alla queen signora Moratti. Tanto poco contano tutti che un signor nessuno della categoria dei trasporti minaccia di piazzare i tir per protestare e bloccare la viabilità provvisoria tra Lecco-Ballabio. Le parole minacciose di quel signore rievocano quelle che in Cile hanno favorito il colpo di stato contro Salvador Allende. Sono frasi inaccettabili, pericolose per la democrazia. Risultato si fa come dice lui. Siamo messi male.
Dr. Enrico Magni
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.