Indagine psicologica sulla formazione del voto elettorale

Enrico Magni
Ogni votazione, in qualsiasi parte del mondo, è interessante perché il risultato del voto dà origine a una mappa “geomentale” dell'elettorato e spesso rimescola le carte dei sondaggisti, dei commentatori politici: non sempre il risultato del voto corrisponde alle attese.
Anche queste elezioni regionali sono interessanti per cogliere lo stato psicopolitico della popolazione, che è un dato prepolitico, però significativo, per quanto riguarda lo stato delle aspettative. Ogni voto per definizione è prepolitico, risponde a delle condizioni psicologiche prima che sociali e economiche.   
La funzione del messaggio politico è quella di 'manipolare' il cervello dell'elettore. Cosa succede nel cervello dell'elettore? Come elabora il messaggio ricevuto?
Oggi, con gli strumenti sofisticati di brain imaging, è possibile“navigare” nel cervello dell'elettore per comprendere il voto e il risultato politico.
Nel 2007, per le votazioni delle elezioni presidenziali americane, è stata fatta una ricerca con tecnologie di brain imaging. Sette neuro scienziati, dell’Università della California, hanno misurato l’orientamento di un gruppo di persone incerte nella decisione di voto. Dalla ricerca è risultato che la parola “democratico” e “repubblicano” suscitava alti livelli di attività nell’amigdala che è un centro sottocorticale del cervello che risponde allo stimolo della paura, attacco/fuga, emozione,  memoria e reazione
Lo psicobiologo MacLean sostiene che il cervello è composto da tre stadi gerarchici. Lo stadio più antico (500-150 milioni di anni) è quella degli istinti innati; l’ intermedio è quello delle emozioni (limbico); la più recente e quella della razionalità (neo-cortex). Il sistema più antico, che è il primo stadio dell'evoluzione del cervello, influenza lo sviluppo delle altre regioni. Secondo David Moscrop, ricercatore dell’University of British Columbia, l'essere umano: “E' spinto all’azione dai nostri cosiddetti cervelli primordiali”.
L’elettore, pur essendo l’espressione di un contesto sociale, culturale, economico e di costume, è un anche cervello trino (istintivo, emozionale, razionale) che legge, elabora i messaggi politici.
Il messaggio politico se non trova una corrispondenza tra ragione/emozione genera una reazione psicopolitica di rabbia, di frustrazione o di fuga.
Il messaggio politico di sicurezza, vicinanza, solidarietà, compartecipazione (Terzo Polo e Liste Civiche) favorisce la risposta razionale e in parte emozionale: quando il razionale però non è in sintonia con l’emozionale, l’emozionale si deprime.
Nel messaggio politico di appartenenza, forza, identità, aggressività, famiglia (Fdl, Lega, Fi) prevale il sistema emozionale su quello razionale.
Il messaggio politico riguardante la distribuzione dei beni, sicurezza, diritti (Pd, Si,Verdi) prevale l'interazione tra razionale e emozionale (limbico).
La discordanza tra bisogni personali, condizioni di vita, disuguaglianza, distacco (Non Voto) determina un conflitto tra emozionale-razionale generando una reazione di fuga (amigdala)
In questa campagna elettorale i messaggi politici non hanno usato una strategia psicopolitica, psico-logica. Pur usufruendo i network, hanno usato un approccio retorico nella comunicazione, andando a braccio o seguendo indicazioni ormai desuete e classiche.
Dr. Enrico Magni, Psicologo - psicanalista
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