A Milano le buste paga più pesanti d'Italia A Lecco? Lieve alleggerimento

Post covid si è alleggerita anche la busta paga dei lecchesi, in un destino comune ai lavoratori dipendenti di altre 21 province dello Stivale, mentre l'inflazione galoppa ed il costo della vita sale, tra bollette alle stelle e rincari su tutti i fronti, complice - ci viene spesso ripetuto - anche la guerra. Il raffronto si deve al Centro Studi Tagliacarne che ha comparato gli stipendi del 2019 con quelli del 2021. La flessione sul nostro territorio è stata minima (0.5%), ben poca cosa rispetto ad altre realtà come Venezia, Firenze e Prato con salari più magri di oltre mille euro a testa. Al contrario, crescite al top si sono rilevate a Milano (+1.908 euro), Parma (+1.425 euro) e Savona (+1.282 euro).

Graduatoria delle province/città metropolitane per redditi da lavoro dipendente procapite
e variazioni percentuali rispetto al 2019. Anno 2021. Valori in euro

Sotto la Madonnina i dipendenti sono anche i meglio pagati d’Italia, con uno stipendio medio di 30.464 euro nel 2021, due volte e mezzo la media nazionale di 12.473 euro e nove volte più alto di quello di Rieti fanalino di coda nella classifica retributiva.

Milano vista dalla terrazza del Duomo. Sotto Lecco fotografata dal... San Martino

In tale "lista", che vede Bolzano medaglia d'argento con 18.942 euro e Bologna sull'ultimo gradino del podio con 18.628 euro, Lecco si piazza sul 53esimo dei 107 gradini, a metà dunque, con 10.131 euro (erano 10.185 nel 2019 e 9.268 nel 2020, l'anno della pandemia), poco più sopra dei "cugini" sull'altro ramo del Lago con Como in 59esima piazza con 9.345 euro (-0.3% sul 2019). In Lombardia ci superano, oltre ovviamente a Milano, non solo Monza e Brianza (22esima con 13.375 euro) ma Bergamo (29esima con 12.843), Brescia (41esima con 11.430) e Mantova (44esima con 10.822).

Graduatoria delle province/città metropolitane per incidenza percentuale
del reddito da lavoro dipendente sul totale del reddito disponibile. Anno 2021

Da noi, poi, il reddito da lavoratori dipendente rappresenta il 49,3% del reddito disponibile (la somma dei redditi per l'appunto da lavoro dipendente, redditi da capitale, proventi delle attività legate alla produzione per autoconsumo e trasferimenti sociali a cui vengono sottratti imposte e contributi sociali). Siamo a metà strada sempre tra Milano e Rieti. Nel capoluogo lombardo la percentuale impenna siano a oltre il 90% mentre nella provicia laziale precipita al 23%. In altre parole, in un'ipotetica classifica del reddito disponibile (ovvero risorse che le famiglie hanno a disposizione per consumi e risparmio) al netto del reddito da lavoro dipendente, all'ombra del Duomo precipiterebbe all’ultimo posto in classifica con appena 3.131 euro a testa. A livello nazionale, tra 2019 e 2021, il peso in termini pro-capite del reddito da lavoro dipendente sul totale del reddito disponibile è rimasto stabile intorno al 63%. Ma in 42 province su 107, delle quali solo sei sono del Mezzogiorno, è aumentato passando dal 68,7% nel 2019 al 69,7% nel 2021. Nel complesso, l’incidenza delle retribuzioni sulle entrate disponibili si rileva più
marcata nelle città metropolitane (71,3%) meno nelle province (57,6%).
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