Lecco: mostra fotografica sulle baite della Valvarrone
L'associazione culturale Lumis Arte, in collaborazione con il Circolo Figini e il Fotoclub Airuno, presenta la mostra Baite della Valvarrone, che raccoglie alcune fotografie realizzate da Pietro Buttera negli alpeggi di Pagnona. Tremenico, Premana e Casargo. Le immagini esposte sono una fonte di informazioni sulla vita della media montagna, ma sono anche l'occasione per il loro autore di dare forma alla sua sensibilità visiva. La mostra conduce i visitatori in un viaggio lungo sentieri dimenticati attraversando le tracce della loro storia: i prati ormai ricoperti dagli alberi, le baite circondate da rami e rovi, edifici solitari o raggruppati sui ripidi versanti della valle.
Le fotografie di Buttera sono accompagnate dal testo di Sara Invernizzi che racconta l'ambiente sociale delle baite della Valvarrone, la modificazione dell'ambiente a favore dei pascoli e della vita delle comunità montane. Inoltre pone uno sguardo attento ai diversi modi che l'essere umano ha messo in atto per adattarsi al territorio che lo ospita scoprendone i particolari.
L'apertura della mostra Baite della Valvarrone si terrà sabato 4 marzo alle ore 18:00. In quest'occasione sarà possibile incontrare il fotografo Pietro Buttera, il curatore Daniele Re (Lumis Arte) e Sara Invernizzi.
L'Associazione Lumis Arte è felice di proseguire la sua attività curatoriale ed espositiva con la collaborazione del Circolo Figini. E per quest'occasione Lumis si avvale dell'importante collaborazione di Sara Invernizzi, studiosa ed esploratrice delle montagne lecchesi e bergamasche, di cui conosce la storia geologica, ambientale e antropologica. Il suo impegno è rivolto alla divulgazione delle tradizioni e della cultura materiale che caratterizzavano le comunità che abitavano la montagna insieme alle loro attività manuali.
Pietro Buttera (Pagnona, 1947) è un fotoamatore che ha trascorso tutta la sua viva tra le montagne della Valvarrone e della Valsassina, nelle prealpi lecchesi. Si è avvicinato alla fotografia dopo i trent'anni, all'inizio degli anni '80, fino a farla diventare una pratica quotidiana dello sguardo, per cogliere ciò che lo interessa: un colpo d'occhio rapido e istintivo. Pietro fotografa il paesaggio montano e i suoi elementi familiari con l'intento di esprimere il proprio stato d'animo in rapporto a questi. Con la fotografia crea il "suo mondo", in particolare concentrandosi sulle atmosfere che gli ricordano l'infanzia passata tra i boschi: gli alpeggi e il mutare delle stagioni.
