Solidarietà al popolo ucraino e fermezza nell'invio di armi: il messaggio dal 'sit-in' lecchese a un anno dalla guerra
A causa del maltempo, il sit-in organizzato domenica in piazza Cermenati a Lecco ad un anno dalla scoppio della guerra in Ucraina, si è trasformato in un’assemblea pubblica nella sala civica di via Seminario a Castello. Qui, in poco più di un’ora, si sono susseguiti oltre dieci interventi in rappresentanza dei tanti soggetti che hanno aderito all’iniziativa lanciata dalla sezione della Gioventù Federalista Europea di Lecco, tutti con una linea molto chiara: solidarietà al popolo ucraino e fermezza nell’invio di armi a Kiev.
La “pace pragmatica” è stata poi invocata da Filippo Bagnara, segretario dei giovani federalisti europei: "L’opinione pubblica in Italia è male informata e ritiene che l’invio di armi alimenti la guerra ma non è così perché Putin non si fermerà davanti a niente. L’unico modo per terminare la guerra è mettere gli ucraini nelle condizione di contrattaccare. Senza armi e finanziamenti occidentali l’Ucraina non può vincere, l’escalation esiste già e noi siamo già in conflitto con la Russia. Questo è un test della storia per l’Unione Europea e per i suoi alleati”. Una posizione condivisa da Armando Crippa di “Cassago chiama Chernobyl” che ha ribadito che “la difesa dell’Ucraina oggi è la difesa dell’Europa, perché con i guerrafondai non si può ragionare”. Il cavaliere ha ricordato la resistenza dei cittadini della regione di Chernobyl che “è stata eccezionale” e la raccolta di fondi promossa sul territorio per la ricostruzione dell’Ucraina che ha già raccolto 110mila euro”.
La “pace pragmatica” è stata poi invocata da Filippo Bagnara, segretario dei giovani federalisti europei: "L’opinione pubblica in Italia è male informata e ritiene che l’invio di armi alimenti la guerra ma non è così perché Putin non si fermerà davanti a niente. L’unico modo per terminare la guerra è mettere gli ucraini nelle condizione di contrattaccare. Senza armi e finanziamenti occidentali l’Ucraina non può vincere, l’escalation esiste già e noi siamo già in conflitto con la Russia. Questo è un test della storia per l’Unione Europea e per i suoi alleati”. Una posizione condivisa da Armando Crippa di “Cassago chiama Chernobyl” che ha ribadito che “la difesa dell’Ucraina oggi è la difesa dell’Europa, perché con i guerrafondai non si può ragionare”. Il cavaliere ha ricordato la resistenza dei cittadini della regione di Chernobyl che “è stata eccezionale” e la raccolta di fondi promossa sul territorio per la ricostruzione dell’Ucraina che ha già raccolto 110mila euro”.
L’esponente del Comitato Giovani Per L’Ucraina ha invitato i presenti a “portare nella quotidianità il messaggio ascoltato durante l’assemblea, facendo capire a chi ancora nonna una posizione netta che la questione ci riguarda direttamente e per questo non dobbiamo lasciare da solo il popolo ucraino”. Un concetto ribadito da Più Europa con Domenico Saggese: “Quando si comprimono i diritti di qualcuno si possono comprimere i diritti di tutti. La Russia è una minaccia per la democrazia”. Eleonora Lavelli di Azione ha invitato i presenti a rimanere informati: “In quest’anno ci siano abituati a questa guerra e ha preso un po’ spazio l’indifferenza che è il male più grande”. Mentre Giorgio Papa dei Giovani Democratici ha denunciato il fatto che questa "guerra è trattata in maniera banalizzante dai media italiani, con una narrazione putiniana che viene portata avanti come se l’autodeterminazione dei popoli non contasse. L’obiettivo russo è quello di trasformare l’Ucraina in una colonia, dobbiamo tracciare una linea: o si è putiniani o si difende la democrazia”. Polemica aperta con l’Anpi per il rappresentante dei Democratici europei secondo il quale l’associazione sarebbe portavoce del messaggio “meglio una resa che la difesa”. “Quelli che vogliono la pace dicono che la guerra è voluta da Nato, dall’Europa, dall’Ucraina, avallati dall’indifferenza della popolazione italiana. L’Europa è stata molle, perché non avevano un esercito è un’idea”.
M.V.