Lecco, il racconto: 'io, ex cameriere dei Trovato, vi spiego la vita alla Wall Street, tra auto di lusso, cabaret e false dicerie'

Cosa rappresentò la pizzeria Wall Street per il clan Trovato lo racconta l'omonima maxi indagine, la prima sull'ndrangheta a Lecco. Il locale di via Belfiore fu infatti il vero e proprio quartier generale della Locale lecchese, la base operativa da dove Franco Coco Trovato gestiva i suoi traffici illeciti. Fu qui che, secondo un collaboratore di giustizia, si tennero una serie di riunioni per decidere la strategia militare da attuare nella guerra contro le famiglie rivali. Fu qui che tra gli altri, venne ordinata l'esecuzione di Pasquale Placentino.

Il terrazzo e il menù per la serata di San Valentino del 1992

E mentre tutto questo accadeva nei locali seminterrati della pizzeria, alla luce del sole clienti danarosi parcheggiavano le loro auto di lusso nel cortile per mangiare l'ottima pizza cotta nel forno a legno e per assistere alle tante serate a tema organizzate in quello che era un ristorante alla moda, di lusso, moderno e scintillante.
Abbiamo avuto la fortuna di poter rivivere gli anni "d'oro" della Wall Street grazia al racconto di un ex cameriere che per anni ha lavorato nel locale dei Trovato, con il quale abbiamo anche visitato il cantiere di via Belfiore, "rivivendo" una pizzeria diversa da quella che emerge dalle carte delle indagini giudiziarie. E scoprendo, o quantomeno sfiorando, il lato umano del boss e dei suoi "compari".
Quella che ci ha raccontato l'ex dipendente - che sottolineiamo essere estraneo a qualsiasi vicenda giudiziaria - è infatti una storia complementare, e non alternativa, a quella raccontata dalle vicende processuali.
Con lui abbiamo infatti potuto conoscere come funzionava nel quotidiano la pizzeria, come si comportavano Franco Trovato, la moglie Eustina e il figlio Emiliano.

Il volantino di alcune serate a tema

"Lo voglio dire fin da subito se loro hanno commesso errori nei confronti della società è giusto che paghino" ha voluto chiarire fin da subito l'ex cameriere. "Ma per quella che è stata la mia esperienza personale, per quello che ho potuto vedere, non posso fare altro che dire che nei miei confronti si sono comportanti sempre da signori".
Generosi, gentili e corretti. Così si sono stati i Trovato con il loro dipendete, arrivato in città proprio per lavorare alla Wall-Street.
"Fu una agenzia di Milano a segnalarmi questa opportunità di lavoro, prima di allora Lecco sapevo a mala pena dove fosse. Ricordo benissimo che arrivai il Sabato di Carnevale ed alloggiai dove oggi sorge la Galleria Roma: le vie del centro erano una grande festa e pensai che a Lecco fosse cosi tutte le sere. Ma presto mi accorsi che mi sbagliavo!".

La cucina e l’acquario esterno

Il cortile interno

Nei giorni seguenti varcò per la prima volta il cancello di via Belfiore: "rimasi subito a bocca aperta: nel cortile erano parcheggiate una Lamborghini Countach e una Ferrari Testarossa...".
L'auto della casa di Maranello è quella di Franco Trovato, allora incontrastato "padrino" del territorio lecchese. Vedere il bolide rosso fiammante fare bella scena sotto i tigli del cortile era per tutti - anche per gli inquirenti - il segno inequivocabile della sua presenza in via Belfiore: "Franco ovviamente non seguiva direttamente la gestione del locale. Ogni tanto passava a "dare un occhio", a controllare, ma non si occupava personalmente della pizzeria".

Il terrazzo

L’acquario interno

Per il "nostro" cameriere iniziano cosi anni di lavoro tra i tavolini della Wall Street, dove rimase a lavorare fino agli ultimi mesi del 1992, quando la pizzeria chiuse definitivamente i battenti (era stata inaugurata nella primavera del '90).
Con lui, come dicevamo, siamo entrati di nuovo tra le pareti, oggi spoglie, dopo più di vent'anni dopo. "Devo dire che fa una certa impressione" ha commentato, visibilmente emozionato nel vedere il suo vecchio luogo di lavoro ancora identico a prima ma assolutamente irriconoscibile, spoglio come è ora.
E' stato un vero e proprio salto indietro nel tempo quello che ci ha permesso di compiere, toccando con mano il lavoro quotidiano nella pizzeria dei padrini. Togliendo cosi dai nostri occhi le betoniere, i muratori, la polvere, ci siamo potuti immergere in un locale chic: "i clienti venivano soprattutto da fuori città, moltissimi erano milanesi. Era una clientela che ordinava bottiglie costose e spendeva bene".

Il biglietto da visita della Wall Street

Il salone dove si svolgeva il piano bar e l’intrattenimento in una foto attuale

Un locale - a vederlo oggi sembra quasi impossibile - di prima classe (si dice che Trovato abbia speso 5 miliardi di lire per costruirlo): il lungo pianoforte a coda nero nel retro,  i grandi acquari sia all'esterno che all'interno, l'enorme bancone del bar sulla sinistra, piano bar e cabaret intrattenevano gli ospiti. "Sotto la scala c'era persino una grande fontana illuminata con alcune piante mentre sul soffitto la cupola si poteva alzare meccanicamente per fare circolare l'aria".
Franco, Eustina e soprattutto Emiliano (durante la nostra intervista chiamati sempre per nome) controllavano che tutto andasse per il meglio: "Lo ripeto, sul lato personale e su quello lavorativo non ho proprio nulla da dire. Sono sempre stati gentili e corretti, non mi hanno mai fatto mancare nulla". 
Con l'ex cameriere siamo entrati poi nel seminterrato. Nei locali dove avvenivano le riunioni dei boss. Qui il discorso si fa più serio, e non si può non affrontare il tema.
"Io posso dire solo quello che so. E so che in tutti gli anni in cui ho lavorato qui non ho mai visto girare né un grammo di coca né una pistola. ".

La cupola


E il piccolo locale che si dice fosse l'angolo protetto dove il padrino era pronto a nascondersi? "Era un semplice ufficio. Come può essere un bunker se ci si entra da una normale porta?".
Ma certo i Trovato non erano titolari come tutti gli altri. Erano tante le porte che nei primi anni '90 il nome di Franco Trovato poteva aprire.
"Solo per fare un esempio: alcune sere noi colleghi giovani uscivamo in compagnia e in moltissimi bar, locali e discoteche ci facevano entrare gratis perché sapevano per chi lavoravamo... Ma Franco ci raccomandava di non andare in giro la sera a fare casini...".
Da sempre sulla Wall Street circolano in città strane dicerie, miti macabri come quello del magrebino murato all'interno dei locali di via Belfiore: "solo una grande leggenda: non c'è mai stato nessun pizzaiolo egiziano. Sui giornali dell'epoca si leggeva anche che noi dipendenti girassimo armati: è assolutamente  falso. Cosi come girò la voce che sui grandi alberi del cortile venivano nascoste le dosi di droga: io posso dire che non ho mai visto niente di tutto ciò in tutti gli anni in cui ho lavorato qui".
Intanto agli affari di quella famiglia di "ristoratori" che girano in Ferrari cominciano anche a interessarsi gli investigatori.
"Una notte ci fu un'irruzione delle forze dell'ordine che credevano che un latitante si stesse rifugiando proprio alla Wall Street. Ma non c'era nessuno".
Fino al blitz del 31 agosto 1992 quando i Carabinieri fecero irruzione in via Belfiore e sgominarono il clan: "non posso raccontarvi come andò esattamente perché in quelle settimane ero in ferie. Ricordo solo che mi telefonarono dicendomi di rientrare subito a Lecco: solo quando tornai in città seppi cosa era successo".
Oggi per la pizzeria dei Coco Trovato si sta per aprire il terzo capitolo, quello della pizzeria della legalità, gestita da ARCI Lecco, La Fabbrica di Olinda società cooperativa sociale onlus e l'associazione L'Altra Via.
"Appena riapre verrò a mangiare sicuramente la pizza, a vedere come è cambiato il locale... sono davvero curioso..." ha commentato l'ex cameriere, che ringraziamo per averci fatto da guida - coperto dall'anonimato che ci ha richiesto-  alla scoperta di un luogo cosi emblematico per la storia di Lecco.
Paolo Valsecchi
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