Lecco: chiesto un anno per la 'pasionaria' di Gilardi. 'Ho agito nell'interesse supremo della giustizia'

Viviana Tononi fuori dagli IRAM
Un anno di reclusione: è quanto rischia la "pasionaria" di Carlo Gilardi qualora la richiesta di condanna oggi avanzata dal pubblico ministero Mattia Mascaro venisse accolta e confermata in sentenza dal giudice Giulia Barazzetta.
L'udienza odierna è stata infatti dedicata alle conclusioni delle parti coinvolte nel procedimento penale a carico di Viviana Tononi, la 50enne residente nel bresciano e già attiva nel comitato "Aiutiamo Carlo Gilardi", che in Tribunale di Lecco si trova a rispondere di violazione di domicilio (tentata e consumata), turbamento di funzioni religiose, molestie nei confronti dell'avvocato Elena Barra e la violazione del provvedimento con cui nel dicembre 2021 il Questore le vietava il rientro a Lecco. Prima di esprimersi in merito alla penale responsabilità dell'imputata, la pubblica accusa e la parte civile (l'avvocato Elena Ammannato del foro di Lecco sia in rappresentanza della collega Barra che dello stesso Gilardi) sono state chiamate ad esprimersi in merito ad una memoria trasmessa in cancelleria la scorsa settimana dal difensore Chiara Brizzolari: quest'ultima ha infatti chiesto il deposito integrale delle trascrizioni dell'esame del professore airunese (avvenuto lo scorso 4 aprile in modalità protetta in casa di riposo). Secondo il legale sarebbero mancanti alcune dichiarazioni all'inizio e al termine della testimonianza: "me le hanno chieste alla corte di Strasburgo presso cui ho presentato ricorso" ha spiegato. Si è rimesso il vpo Mattia Mascaro, mentre la parte civile si è opposta, ritenendo che le parti mancanti fossero precedenti al giuramento e successive alla frase con cui il giudice aveva dichiarato conclusa la deposizione del 90enne. In più l'avvocato Ammannato ha fatto sapere in aula che l'audio della testimonianza "a porte chiuse" è stato mandato in onda nell'ultima puntata delle Iene creandole forte imbarazzo con il suo assistito, che ha ricordato essere un "uomo del massimo riserbo". In ultimo la dottoressa Barazzetta ha rigettato l'istanza, ritenendo le trascrizioni complete. Quindi le parti sono state invitate a rassegnare le loro conclusioni: prima la richiesta di condanna della pubblica accusa, cui si è associata l'avvocato di parte civile Elena Ammannato dimostrando sotto profili soggettivi ed oggettivi le penali responsabilità della signora Tononi nei confronti dei propri assistiti. In particolare ha sottolineato la "particolare gravità" dell'episodio avvenuto il 10 ottobre 2021 e contestato come violazione di domicilio: la donna infatti era riuscita ad introdursi all'alba proprio nella camera da letto di Carlo Gilardi in un periodo di emergenza sanitaria e per di più avvicinandolo "con intento affettuoso" nonostante per lui, già particolarmente pudico e "uomo del nascondimento", fosse una persona sconosciuta. Secondo l'avvocato Ammannato questo evento avrebbe procurato dei danni all'anziano, che per contenere le ansie provocategli da quell'evento avrebbe necessitato di colloqui con la psicologa della casa di riposo. Per quanto riguarda le presunte molestie subite dalla collega Elena Barra (configurate in continue telefonate ed insulti al telefono fisso del suo studio legale), poi, la toga ha precisato che la condotta di Viviana Tononi meriterebbe un aumento di pena perché compiute nei confronti della professionista in qualità di amministratore di sostegno e, dunque, di pubblico ufficiale. La parte civile ha quindi concluso depositando la nota spese. È quindi toccato all'avvocato Chiara Brizzolari del foro di Lecco snocciolare i capi di imputazione per cui la sua assistita è stata chiamata in giudizio: citando giurisprudenza delle Sezioni Unite ha ritenuto non sussistente la violazione di domicilio, poiché il signor Gilardi sulla sua stanza all'interno della rsa non avrebbe lo "ius excludendi alios" che la Cassazione ritiene presupposto fondamentale per l'identificazione di un luogo quale "domicilio". Anche per le molestie e il turbamento di funzioni religiose (accusa nata dalla rocambolesca intrusione all'interno della cappella degli IRAM durante la messa domenicale il 13 marzo 2022 per poter interloquire con il professore) ha chiesto l'assoluzione "perché il fatto non sussiste": lo stesso prete aveva infatti raccontato di aver ascoltato la donna, che era entrata urlando nella chiesetta, ma di aver "ritenuto di proseguire la celebrazione per il bene degli ospiti presenti". Infine il difensore ha chiesto il minimo della pena e attenuanti generiche per la violazione del provvedimento del questore, mancando "il presupposto della pericolosità sociale della persona soggetta a provvedimento". Infine l'odierna imputata ha voluto ancora una volta rendere spontanee dichiarazioni: "Sono ben consapevole di aver commesso reato e facendolo mi sono assunta tutte le responsabilità" ha cominciato, rivolgendosi commossa al giudice Barazzetta "ma quando mi sono introdotta in casa di riposo volevo prendere atto della sua condizione ed ho così confermato la mia ipotesi di vederlo recluso in un reparto con persone affette da demenza senile. Ho lavorato 15 anni in una rsa ed ho visto persone anziane spegnersi o sedate. Ho pensato che Carlo non lo meritasse". La donna ha quindi continuato la sua invettiva contro "l'istituzionalizzazione dell'assistenza" e le istituzioni che non avrebbero fatto abbastanza per tutelare Carlo e le persone nella sua condizione "ho detto un sacco di brutte cose all'amministratore di sostegno, ma ero molto arrabbiata". Ha quindi concluso: "ho agito nell'interesse supremo della giustizia". Con un rinvio per repliche, quindi, il giudice ha fissato la sentenza al prossimo 5 giugno.
F.F.
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