PAROLE CHE PARLANO/137

Tenerezza

Appare chiaro che questo termine deriva dall'aggettivo tenero, con riferimento a ciò che non è duro, che ha scarsa consistenza. Esiste, ad esempio, in mineralogia la cosiddetta scala di Mohs che misura la durezza dei minerali. Non sembra strano trovare il diamante in cima alla scala, mentre la grafite e il talco in fondo; per loro potremmo in effetti parlare di tenerezza
Questa contrapposizione ci ha da sempre portati a utilizzare questi due sostantivi anche nel campo dei sentimenti, tanto che definiamo "duro di cuore" chi manca di empatia e compassione; "tenero", viceversa, chi si prodiga e si preoccupa per il prossimo. Nella Bibbia esiste un termine ebraico riferito a Dio, rachamim, che è sempre stato tradotto con amore. Tuttavia, ultimamente, qualche biblista chiede di renderlo proprio con il termine tenerezza, quella che Dio nutre per gli uomini. Rachamim definisce maggiormente un atto intimo, viscerale, potremmo dire materno, generato da un fremito di amore che diventa compassione e quindi tenerezza. È innegabile che questa parola traduce bene il sentimento di dolcezza e affetto che genitori e nonni nutrono per figli e nipoti o quello che due innamorati si scambiano nell'intimità. 
Scrive Alda Merini:
Abbiamo fame di tenerezza,
in un mondo dove tutto abbonda
siamo poveri di questo sentimento
che è come una carezza
per il nostro cuore     


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Rubrica a cura di Dino Ticli
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