'Lecco, i sindaci del dopoguerra/1': nel 1946 le prime elezioni con le donne alle urne, sfiorato il 90%. Vince Giuseppe Mauri

Quindici sindaci dal dopoguerra ad oggi, a partire da Giuseppe Mauri fino a Virginio Brivio. Una carrellata multicolore anche se largamente tinta di bianco per la supremazia politica ed elettorale della Democrazia Cristiana. Un percorso a ritroso per conoscere i protagonisti dei precedenti appuntamenti alle urne che ci accompagnerà al voto di maggio. Una cronaca dei fatti, ricca e articolata, a cura di Aloisio Bonfanti, memoria storica della città e, tra l’altro, responsabile della comunicazione in comune di Lecco per più lustri.

Aloisio Bonfanti
I cittadini lecchesi andranno alle urne il prossimo 31 maggio per eleggere il nuovo Sindaco ed il nuovo Consiglio Comunale. Dal marzo 1946 al maggio 2015 sono quasi settant’anni di elezioni municipali per la città di Lecco, nella democrazia e nella libertà, con il suffragio universale. Nel marzo 1946 votarono per la prima volta le donne, allora l’età elettorale era il 21° anno; nel 1975 è stata abbassata al 18°.
    Il diritto di voto alle donne risale al 31 gennaio 1945 quando, con l’Italia divisa ancora per la guerra (gli alleati sbarcati al sud ed il nord sottoposto all’occupazione nazista), il consiglio dei ministri del Comitato di Liberazione Nazionale, presieduto da Ivanoe Bonomi, votò il decreto del suffragio universale, auspicando una patria libera e riunita nella pace e nella democrazia.
    Si è votato per le municipali a Lecco con il sistema proporzionale sino al 1988, quando ogni partito entrava in Consiglio Comunale con una quota di seggi proporzionali, appunto, ai voti elettorali raccolti. Sindaco e Giunta venivano nominati all’interno dei 40 consiglieri eletti.
    Tutto è cambiato con il 1993, quando è entrata in vigore la legge per l’elezione diretta del Sindaco, votato dai cittadini, con la possibilità di un secondo turno di ballottaggio fra i due candidati con il maggior numero di consensi. Il ballottaggio avviene solo nel caso in cui nessun aspirante Sindaco non abbia superato al primo turno il quorum del 50%. Al ballottaggio si è andati solo due volte: nel 1993 tra Giuseppe Pogliani e Rosy Granata; nel 1997 fra Lorenzo Bodega e Gianfranco Scotti.
    Il nuovo sistema elettorale del 1993 ha coinciso anche con la fine della cosiddetta prima Repubblica. Nel dicembre 1992 si era dimessa la Giunta con il Sindaco Giulio Boscagli, democristiano, ed il vice Angelo Valsecchi, socialista.
   
Un'immagine storica di piazza Manzoni
Dal 1946 ad oggi i cittadini che hanno occupato la carica di Sindaco per la città di Lecco sono stati 15. Antonella Faggi è stata il primo Sindaco donna, e sinora unico, in carica dal 2006 al 2009.
    I votanti per il primo Consiglio Comunale del 1946 sono stati 25.375, con una percentuale dell’89,65%. Le liste presentate erano cinque: DC, PSI, PCI, Repubblicani ed Indipendenti. Diciassette seggi andarono ai democristiani, 12 ai socialisti, 9 ai comunisti, 1 ai repubblicani ed ancora 1 agli indipendenti. Socialisti e comunisti formarono la maggioranza (21 seggi su 40) con Sindaco Giuseppe Mauri, del PSI, storico esponente del socialismo lecchese, nonché fondatore e dirigente della Cooperativa La Moderna, con sede centrale in piazza Manzoni e spacci di vendita in diverse località del territorio. Vice sindaco venne eletto Valentino Invernizzi, giovane comunista di 27 anni, nativo di Germanedo. Giuseppe Mauri resterà sindaco sino all’aprile 1948, quando, dopo la clamorosa vittoria della Democrazia Cristiana con il voto politico del 18 aprile (che aveva dato anche a Lecco una netta maggioranza della DC di Alcide De Gasperi) rassegnò le dimissioni, dichiarando che la sua Giunta non rispettava più la volontà popolare, diversamente indirizzata dal voto per il Parlamento della Repubblica. Giuseppe Mauri è deceduto nel 1955. Valentino Invernizzi è stato in Consiglio Comunale per 25 anni, sino al 1970, ricoprendo il ruolo di capo gruppo del PCI. E’ stato segretario nazionale a Roma della Federazione Dipendenti Aziende Elettriche della CGIL. E’ scomparso a 88 anni nel maggio 2006.
    La prima Amministrazione Comunale del dopoguerra si trovò di fronte a tutti i problemi relativi ad una rinascita complessiva della città, ad iniziare dall’attività industriale che generava possibilità occupazionali, fondamentali per la vita di ogni giorno. I danni bellici erano contenuti perché i bombardamenti aerei dell’ultimo quadrimestre di guerra gennaio-aprile 1945 non avevano provocato devastazioni consistenti. Vi era il problema primario dei rifornimenti alimentari per il pane ed il vitto quotidiano. Tornavano i reduci, i prigionieri, i deportati. Vi erano anche problemi di alloggi e di riattivazione di servizi pubblici che la guerra aveva pesantemente interrotto.
    La Giunta Comunale di sinistra, con il sindaco Giuseppe Mauri, classe 1880, portò sicuramente una ventata di rinnovamento democratico. Portò in Giunta, come assessore, anche una donna: Enrica Bonazzi, coniugata Canepa, eletta della liste del Partito Comunista. Un’altra donna era stata eletta nel gruppo della Democrazia Cristiana: Maria Panzeri, vedova del noto giornalista Uberto Pozzoli.
    Enrica Bonazzi era nata a San Giovanni alla Castagna, allora Comune, il 20 giugno 1913. Si era sposata nel 1942 con il magistrato Luigi Canepa, nativo di Palermo, suo coetaneo. I coniugi Canepa hanno lasciato Lecco nel 1949 per il sole della Sicilia.
Nel gruppo comunista era stato eletto Gabriele Invernizzi, primo segretario della Camera del Lavoro di Lecco dopo la Liberazione. E’ stato consigliere comunale per 14 anni, sino al 1960. Il 18 aprile 1948 è stato eletto deputato a Montecitorio, nel Fronte Popolare, nel collegio di Como, Sondrio, Varese. E’ stato poi rieletto parlamentare per il PCI nel 1953 e nel 1958. Lecchese di Pescarenico, classe 1913, è deceduto nel 1997, a quasi 84 anni. Passava le vacanze estive a Ballabio, dove è stato tumulato dopo la cerimonia del funerale, in forma civile avvenuto, a Como. Aveva abitato a Lecco sino al 1954; si era poi trasferito sull’altra sponda del Lago, mantenendo vivi legami con la città natale, in particolare con il quartiere Pescarenico, dove aveva organizzato le prime cellule clandestine per la Resistenza e la Lotta di Liberazione. E’ sepolto nel cimitero di Ballabio Inferiore.
L’opposizione della Democrazia Cristiana, con il gruppo formato da 17 consiglieri, era guidata da Ugo Bartesaghi, giovane laureato, che diventerà sindaco dopo le elezioni dell’autunno 1948.
Aloisio Bonfanti
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.