Fioccano piangina manifesti

Comincio a diventare un estimatore dell’eurodeputato Pietro Fiocchi perché nella vita ho visto poche cose più esilaranti dei megamanifesti paraelettorali con bossoli, ragazzini e alberi di Natale che come ulteriore punizione per gli automobilisti ultimamente li affiancano dentro code e ingorghi stradali e i suo rimanerci male per due colpi di pennarello. 
Trovo comprensibile che quereli chi ha imbrattato il suo mega-manifesto esposto a Pescate, trovo molto meno comprensibili le ragioni. Non so se disegnare falli e slogan sia cosa buona o cattiva credo però che debba essere fatta alla luce del sole e non di notte. Ci si deve assume le conseguenze delle proprie azioni, quando non è sabotaggio, e questo non lo è. E’ usare un pennarello per disegnare baffi e falli. E non credo proprio, inoltre, sia efficace. Certo se non si hanno a disposizione decine di migliaia di euro per le affissioni pubbliche in qualche modo bisogna pur arrangiarsi, si è mica tutti idraulici o parlamentari... 
Trovo decisamente più imbrattante e volgare però la sempre gravida politica del Governo e le azioni dell’europarlamentare. Dobbiamo iniziare a cambiare le scale dei valori tra chi sporca un manifesto e chi in giacca e cravatta fa politiche contro l’ambiente, le persone migranti, la pace, le fasce più fragili. Applaudire poi il movimento dei trattori e denigrare i ragazzi di Ultima Generazione come appunto fa Fiocchi è una follia. Anche solo perché i primi manifestano solo per sé stessi per un interesse privato e personale, i ragazzi di Ultima Generazione manifestano per un interesse più alto e non personale. 
Una persona bellissima, Mauro Rostagno vittima della stupidità e della mafia, cinquant’anni fa diceva: “noi non vogliamo trovare un posto in questa società ma creare una società in cui valga la pena trovare un posto”.
So che è difficile che lo capisca, nel suo agio e nel suo scranno da parlamentare l’eurodeputato Fiocchi ma è una differenza qualificante. Ora, fremente e gioioso, aspetto altre prove di alta propaganda in sostituzione dei manifesti imbrattati perché bisogna orbene imparare a considerare la propaganda come arte surrealista, prova di sublime dadaismo, come la trovata di bossoli e loghi aziendali su alberi di natale richiama. 
Qui abbiamo un politico piangina che si lamenta quando “i soliti noti” imbrattano il suo megacartellone non capendo che è tutta comunicazione e che addirittura sembra studiata per fargli un piacere e al più annullare la figuraccia del cartellone precedente. Denunciare qualcuno dall’alto del proprio privilegio vittima al più di un’aspra battaglia politica, a me pare che si esageri, insomma. Ma si esagera in modo così grottescamente smaccato e risibile che tutto piomba immediatamente nella farsa, una specie di pochade, che fa solo un po’ ridere a denti stretti. Aggrava la faccenda il fatto che appunto lo faccia un politico verso dei cittadini e non come casomai dovrebbe essere viceversa.
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Paolo Trezzi
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