Monte Marenzo: in 7 gli consegnano denaro da far fruttare, sparisce mezzo milione di €. Chiesti quasi 4 anni

Il giudice monocratico Gianluca Piantadosi lo ha già condannato una volta. Il GUP Nora Lisa Passoni un'altra. Per la prossima settimana è previsto invece il verdetto della collega Bianca Maria Bianchi, chiamata a giudicare l'imputato - evidentemente non nuovo alle Aule del Palazzo di Giustizia di Corso Promessi Sposi - per il reato di truffa in danno a sette persone, alcune delle quali imparentate con lui, altre che lo consideravano un amico così fidato da coinvolgere poi a loro volta conoscenti in un raggiro, che, complessivamente, solo per il fascicolo ancora pendente, parrebbe aver generato illeciti profitti per oltre mezzo milione di euro. 
3 anni e 9 mesi la richiesta di condanna avanzata dalla Procura, nella persona del VPO Mattia Mascaro. Rivogliono indietro il loro denaro, con riconoscimento anche dei danni, invece, le sette persone offese, sei delle quali costituite parte civile e dunque rappresentate in Aula da tre legali che, a turno, quest'oggi, hanno rassegnato le loro conclusioni, all'esito di un processo celebrato con rito abbreviato, senza dunque l'audizione dei coinvolti, ma, sostanzialmente, sulle carte d'indagine, con il compendio probatorio "rimpolpato" proprio dalle indagini aggiuntive portate avanti dalle toghe che assistono i malcapitati finiti, loro malgrado, per affidare fior fior di quattrini a M.R. - queste le iniziali dell'imputato - dando credito alle sue promesse di veder triplicati e se non addirittura quadruplicati quei soldi, poi in realtà svaniti nel nulla. A più riprese, le (presunte) vittime, avrebbero firmato polizze, credendo di avere a che fare con un sub-agente di una nota società di assicurazioni, non accorgendosi subito della sparizione delle somme, per via della serie di artifizi e di bugie che l'uomo, residente a Monte Marenzo, avrebbe raccontato loro nel tempo. Ad un amico, per esempio, avrebbe mostrato il proprio conto corrente, a riprova di come i frutti del primo investimento fossero stati liquidati, spingendolo - facendo leva sulla bontà del prodotto finanziario proposto, capace di far lievitare velocemente il capitale - a sottoscrivere altri "contratti", con versamenti aggiuntivi, invitandolo addirittura in uno studio a Calolzio - sede di un attività reale - per la compilazione della documentazione. E ancora, dinnanzi alla richiesta del conoscente di andare all'incasso, gli avrebbe fornito tre assegni, da oltre 100.000 euro l'uno, risultati poi scoperti (con il tentativo di versarli che ha poi fatto scattare l'alert della banca, con la vittima trovatasi anche ad affrontare la revoca dei fidi concessi alla sua impresa, perché ritenuta persona sospetta). Messo alle strette, M.R si sarebbe giocato anche la carta dei Rolex, consegnandone tre alla vittima che, neanche a dirlo, come evidenziato nella propria arringa dall'avvocato Austoni, ha poi scoperto essere “patacche”. 
Insomma, l'imputato, per il legale di parte civile che assiste 4 dei 7 raggirati, avrebbe a lungo tirato avanti mettendo in piedi “un'opera teatrale, cinematografica, studiata in tutti i particolari”. 
Si è battuto invece per – quantomeno – per alleggerire la posizione del suo assistito l'avvocato Bardoni, difensore di M.R chiedendo il non doversi procedere per intervenuta prescrizione in relazione ad alcune singolo condotte ascritte al suo cliente, essendo le prime dazioni di denaro avvenute in tempi ormai lontanissimi. La sentenza, come detto, è attesa per la prossima settimana.
A.M.
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