Valmadrera: inaugurata 'Sub Tutela Dei', omaggio a Livatino con l'intervento di Nava

Il primo giudice martire. E il primo testimone di giustizia, sottoposto a tutela dallo Stato, dopo essere di fatto morto, anche lui, insieme al magistrato, quel 21 settembre 1990. Rosario Livatino e Piero Nava. Due facce della stessa medaglia.
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E così all'inaugurazione della mostra dedicata al primo, allestita a Valmadrera, come già in cento altre città lungo tutto lo Stivale con oltre 120.000 visitatori, è stato inevitabile, soprattutto in terra lecchese, applaudire, a più riprese, il secondo, nostro concittadino, intervenuto telefonicamente per ribadire, ancora una volta, come dopo aver assistito agli attimi immediatamente precedenti all'assassino  della giovane toga, lungo la superstrada tra Canicattì e Agrigento, non avesse altra possibilità. "C'era solo una scelta da fare in quel momento: testimoniare. Poi quel che è venuto è venuto".
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Quasi a voler giustificare tanta convinzione, Nava - che da quel 21 settembre 1990 non si chiama nemmeno più così e ha dovuto cambiare sette località prima di approdare in quella dove ora vive, affrontando mille e più difficoltà, l'ultima delle quali legata al trattamento pensionistico - cita la madre: "fai sempre quello che devi fare, nel giusto", gli diceva. Gli insegnamenti materni, altro filo rosso che idealmente lo lega a Livatino che, come ricordato dal palco del Fatebenefratelli dall'avvocato Carlo Torti (tra i curatori della mostra), sulla propria agenda, in occasione del giuramento da magistrato, annota la volontà di restare fedele all'educazione cristiana impartitagli dai genitori.

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"A distanza di 1.800 chilometri l'una dall'altra, due mamme hanno creato persone straordinariamente belle" la chiosa, sul punto, di Salvatore Insenga, cugino del giudice, chiamato a raccontare, invece, il Rosario di tutti i giorni, lettore di Tex Willer e appassionato cineasta, capace però anche, con una frase, di spiegare ad un bambino cosa è la mafia, partendo dalla propensione del figlio dello zio a far copiare un compagno di classe durante i compiti, aiutandolo forse sul momento, ma impedendogli di poi, con il tempo, di crescere in autonomia. "La mafia apparentemente ti fa un favore, in realtà ti sta abituando ad aver bisogno di lei", il succo dunque di quella lezione riportata dall'ospite ad una attenta platea, composta anche da amministratori pubblici locali, intervenuti su invito del Comune di Valmadrera, promotore dell'evento, con il Comune di Civate ed i coordinamenti di Libera e Avviso Pubblico.
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Introdotti da Virginio Brivio, quale responsabile del settore cultura, a fare gli onori di casa sono intervenuti al microfono l'avvocato Nicola Brenna, collaboratore per l'allestimento della mostra ed il sindaco Antonio Rusconi. Il legale ha descritto Livatino come "un uomo centrato totalmente sui suoi valori", ricordando come ci insegni, anche di fronte agli accadimenti di questi giorni, a non voltarci dall'altra parte e a confrontarci con chi non lo ha fatto. Un concetto analogo a quello proposto anche dal primo cittadino, soffermatosi anch'egli sulla fede del giudice e citando a tal proposito il cardinal Ravasi per ricordare come "credente è un participio presente", per poi aggiungere, anche a nome dei colleghi in fascia tricolore, come, pur inadeguati, si debba far memoria di esempi come Livatino e Nava, "sbagliamo tutte le volte che, anche per piccole cose, guardiamo dall'altra parte".
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"Rosario è diventato maestro perché è stato testimone", la sottolineatura dell'avvocato Torti, parlando di "un uomo normale che però, perché affascinato dalla fede, ha vissuto la sua vita in maniera straordinaria". Un uomo che ha scelto "di servire Dio e lo Stato ai massimi livelli" l'aggiunta del cugino, prima di accompagnare i presenti alla conferenza in sala consiliare - scelta appositamente perché istituzionale, come rimarcato da Rusconi - per vedere la mostra, intitolata "Sub tutela Dei", come da espressione più volte riportata nelle agendine del giudice, ma anche già nella sua tesi di laurea.
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L'esposizione ripercorre la vicenda di Rosario Livatino in un percorso diviso in quattro sezioni con testi, immagini e video. Partendo dalla formazione personale del giovane protagonista e dal contesto sociale e umano in cui è cresciuto e vissuto, mette in luce la figura di Livatino in qualità di operatore di giustizia alla ricerca della verità e al servizio del bene comune, tanto da attirare presto l’attenzione dei mafiosi. Una sezione è dedicata al martirio e alla beatificazione di Livatino con riferimento, come anticipato, anche a Piero Ivano Nava, testimone chiave al processo contro esecutori e mandanti e dunque contro la Stidda. 
La mostra dà infine atto dell’eredità lasciataci da Livatino e dalle donne e dagli uomini che si sono sacrificati per la nostra libertà dall’oppressione mafiosa. 
Sarà visitabile, gratuitamente, 10 marzo 2024, orari 9-12 e 15-19.
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A.M.
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