Lecco, i sindaci del dopoguerra/4: Luigi Colombo succede a Bartesaghi. Il '55 anno indimenticabile per intensità di eventi
E’ il prof. Luigi Colombo, docente di lettere al Parini, il nuovo sindaco di Lecco, che subentra all’onorevole Ugo Bartesaghi. Colombo ricopriva la carica di vice sindaco. E’ stato ufficiale combattente a Mignano Montelungo, sulla linea super fortificata dai tedeschi verso il colle di Cassino. Nel dicembre 1943 era in prima linea con i militari del 67° Legnano, fanti del rinato Esercito italiano. Fu dolorosa e lunga la battaglia, dove anche Luigi Colombo venne ferito. Le perdite italiane, sin dal primo giorno, furono di oltre 50 morti e di 150 tra feriti e dispersi. Il vessillo del 67° Fanteria venne decorato di medaglia d’oro. Luigi Colombo era cittadino onorario di Montelungo, fu più volte oratore ufficiale nelle celebrazioni della battaglia; partecipò a convegni storici dedicati ai primi reparti dell’Esercito italiano di liberazione. Lecco ha ospitato, nel dopoguerra ’45, nella caserma Sirtori di via Leonardo da Vinci, una compagnia del 67° Fanteria sino al 1973. L’8 dicembre di ogni anno si ricordava Montelungo con una cerimonia militare, coordinata dal maresciallo maggiore cav. Carmelo Altadonna.
Il 1955 è rimasto un anno indimenticabile nelle vicende lecchesi per densità di eventi e di celebrazioni. Si preparava l’inaugurazione del Ponte Nuovo sull’Adda, c’erano i cantieri dei primi grattacieli, il vecchio tram STECAV della linea per Como veniva sostituito da un più veloce servizio con autobus. La città era animata dai preparativi del grande corteo dei Promessi Sposi organizzato dall’ELMA, dal primo Congresso di Studi Manzoniani, dalle celebrazioni centenarie del martirio del missionario Giovanni Mazzucconi, nativo di Rancio, avvenuto in Papua Nuova Guinea nel 1855. Venivano avviati i lavori per le lapidi ai Caduti della Liberazione in largo Montenero, su progetto di Aimone Modonesi. Il sindaco Colombo avviava la predisposizione della documentazione necessaria per chiedere il riconoscimento di una decorazione militare per la Resistenza alla città di Lecco ed al suo territorio. E’ la medaglia d’argento conferita il 14 marzo 1976, con grande manifestazione popolare, presente l’allora presidente della Camera dei Deputati, Sandro Pertini, che sarà due anni dopo presidente della Repubblica.
Si chiudeva il ciclo decennale della ricostruzione post bellica 1945; si apriva un altro decennio contrassegnato dal consumismo e dalla motorizzazione. Era un anno di boom edilizio. Era ultimato, presso il Ponte Nuovo, il grattacielo dell’Adda ed altri si profilavano su varie aree del centro, da piazza Manzoni a piazza Garibaldi. Lecco perdeva case dai grandi cortili a ringhiera per lasciare lo spazio a nuove costruzioni, sicuramente più confortevoli e moderne ma meno familiari e comunitarie.
E’ stato il sindaco Luigi Colombo, con un discorso serale, organizzato dal Comune e dall’ELMA, presso il monumento di piazza Manzoni all’autore dei Promessi Sposi, ad avviare un ciclo di iniziative culturali nel nome del grande scrittore.
Il centenario del martirio di padre Giovanni Mazzucconi si celebrava con l’intervento dell’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI. L’arcivescovo presiedeva, in basilica, la cerimonia di consegna del crocefisso a missionari del PIME partenti per nazioni lontane di Africa ed Asia.
Ed è nel 1955 che si consolida la tradizione della Festa del Lago a fine giugno. Si inaugura la statua a lago di San Nicolò, sulla punta tra le località Maddalena e Malpensata, opera dello scultore Giuseppe Mozzanica. E’ dono dei lecchesi a mons. Giovanni Borsieri, da 25 anni prevosto a San Nicolò.
A fine ottobre, domenica 23, è il sindaco Luigi Colombo che affianca il sottosegretario onorevole Virginio Bertinelli di Como nella cerimonia inaugurale del nuovo ponte stradale sull’Adda; un secondo ponte si aggiunge al trecentesco e storico manufatto di Azzone Visconti. La motorizzazione crescente prese d’assalto via Leonardo da Vinci, fino ad allora “stradone” principale della tranquilla e periferica contrada Lazzaretto, dove il giorno era accompagnato dagli squilli di tromba della caserma Sirtori.
I Ragni lecchesi puntano ora a nuovi successi oltre i confini delle vette nazionali. Riccardo Cassin, già nel 1953, era stato chiamato da Ardito Desio ad una spedizione di esplorazione sul ghiacciaio Baltoro, verso il K2. Era una ricognizione preliminare per studiare i problemi logistici di una spedizione del CAI nazionale destinata a salire il famoso K2, seconda vetta del mondo dopo l’Everest. Cassin lasciò Lecco l’8 agosto per rientrare il 16 ottobre. Nell’autunno 1955 è il giovane Carlo Mauri, detto Bigio, di Rancio, che parte per la conquista del Sarmiento, in compagnia di un altro giovane emergente, Walter Bonatti. Saranno vittoriosi sul Sarmiento, dove sventola il vessillo della città di Lecco consegnato dal sindaco Luigi Colombo a Carlo Mauri. Bigio rientra a Lecco il 29 aprile 1956 e viene festeggiato dal CAI, dai Ragni, dagli Alpini, dopo la conquista di una delle più aspre cime della Terra del Fuoco.
Il vessillo di Lecco sventola anche il 4 novembre 1955 ad El Alamein, nel Sahara egiziano, a quota 33, il punto più ad est raggiunto dalle truppe italiane nell’autunno 1942. Arriva una “spedizione” lecchese di penne nere guidate da Ugo Merlini. E’ ricevuta dal colonnello Caccia Dominioni, “custode” del cimitero dei caduti italiani tra le sabbie del deserto. Madrina della cerimonia è Lina Anghileri. Viene anche lasciato un sasso della Grigna perché i Caduti sentano vicine le loro montagne italiane.
Dopo le provinciali del maggio 1956, che non portano variazioni di rilievo al quadro politico complessivo, si giunge alle comunali del 24 febbraio 1957, le prime dopo la dissidenza di Ugo Bartesaghi. I “fari” dei commentatori politici nazionali sono puntati su Lecco per tre motivi. Il primo è la ripercussione, per la lista della Democrazia Cristiana, della mancanza di Bartesaghi, il grande vincitore delle comunali precedenti. Il secondo motivo è la consistenza elettorale che assumerà la lista di Bartesaghi, Torre Civica, che si pone come grande novità politica oltre la contrapposizione tra democristiani e comunisti. Il terzo motivo riguarda i voti che verranno raccolti dalla lista Alternativa Socialista, unitaria fra P.S.I. e P.S.D.I. SI tratta di una assoluta novità dopo gli incontri fra Nenni e Saragat, i primi dopo la rottura nel 1947 di palazzo Barberini, che aveva dato vita al Partito Socialdemocratico o saragatiano, di sicura scelta occidentale ed atlantica.
Le elezioni comunali 1957 non mancano di sorprese. La D.C. ottiene 19 seggi, due in meno del 1952: la grande “emorragia” non c’è stata. La lista di Torre Civica ottiene 9 seggi, penalizzando i comunisti che ne ottengono solo 5. E’ penalizzata anche Alternativa Socialista che ottiene 4 seggi. Due seggi sono conquistati dal P.L.I., uno dai missini e nessun seggio dai monarchici. La nuova Giunta vede ancora sindaco Luigi Colombo, mentre risultano eletti assessori Francesco Bonfanti, Carlo Erba, Bernardo Sironi, Angelo Beretta, Antonietta Nava, Giuseppe Spreafico, Giuseppe Butta ed Antonio Maggi. Luigi Colombo non sarà sindaco per tutto il mandato amministrativo avviato con il voto del febbraio 1957. Nel novembre 1958 lascia il posto ad Angelo Bonaiti.
Nell’estate di quell’anno, Luigi Colombo, con il vice sindaco Carlo Erba, saluta in municipio, consegnando il guidoncino della città da portare in vetta, la spedizione al Gasherbum IV, guidata da Riccardo Cassin e Carlo Mauri. Il 22 agosto 1958 giunge, attraverso una nota di agenzia straniera “volata” sulle telescriventi di mezzo mondo, la notizia della vittoria lecchese sul G IV, nel gruppo dell’Himalaya. La città è in festa; è il sindaco Colombo a rendere nota la grande vittoria dell’alpinismo lecchese con un manifesto in data 23 agosto. Il manifesto evidenzia “Riccardo Cassin, Carlo Mauri e gli altri valorosi compagni Toni Gobbi, Walter Bonatti, Giuseppe De Franceschi, Giuseppe Oberto, Fosco Maraini e Dante Zeni hanno conquistato la vetta himalayana, una delle più alte del mondo, sin qui inviolata: è stata raggiunta dagli intrepidi Carlo Mauri e Walter Bonatti. All’ansia ed alla trepidazione succedono nei nostri cuori commozione, orgoglio e riconoscenza: l’impresa, riconfermando la modestia dei nostri scalatori, onora non soltanto Lecco e l’Italia, ma l’alpinismo mondiale”.
Da registrare che le politiche del maggio 1958 segnano il record dei votanti per la città di Lecco: il 97,59% degli elettori iscritti. Ugo Bartesaghi aveva accettato la candidatura come indipendente nelle liste del P.C.I. Amintore Fanfani, che era segretario nazionale della D.C. al tempo del voto che provocò l’espulsione dallo Scudo Crociato di Bartesaghi, per essere venuto meno alla disciplina di partito, era divenuto presidente del Consiglio dei Ministri. Fanfani mise Lecco nel calendario del suo tour elettorale. Arrivò un pomeriggio di sabato nella sede storica della D.C. lecchese, nel cortile di via Mascari, presso l’edificio che è stato demolito nel ’92 per costruire il complesso “Le vecchie mura”. Venne accolto dal segretario cittadino e vice sindaco Carlo Erba e partecipò ad una riunione riservata con il senatore Piero Amigoni, l’onorevole Celestino Ferrario, i lecchesi impegnati nella Provincia di Como, dal presidente Aldo Rossi agli assessori Vittorio Calvetti e Sergio Spini. Parlò in serata all’assemblea dei quadri cittadini del partito, che si tenne nella palestra, gremitissima, del collegio Volta. “Mi impegno – dichiarò Fanfani – ad usare i voti ottenuti per garantire all’Italia nuovi progressi”. Si rivolse in particolare ai giovani elettori, a coloro che votavano per la prima volta, invitandoli a credere nel Governo democratico, ad avere fiducia nella democrazia e nella repubblica, dove ogni cittadino ha dignità e doveri, voce e responsabilità. Fanfani pernottò presso l’Hotel Croce di Malta; la mattina successiva ascoltò la prima Messa nel santuario della Vittoria e partì, quindi, verso la Valtellina, dove era atteso per diversi appuntamenti elettorali.
continua/4

Giovanni Mazzucconi
Si chiudeva il ciclo decennale della ricostruzione post bellica 1945; si apriva un altro decennio contrassegnato dal consumismo e dalla motorizzazione. Era un anno di boom edilizio. Era ultimato, presso il Ponte Nuovo, il grattacielo dell’Adda ed altri si profilavano su varie aree del centro, da piazza Manzoni a piazza Garibaldi. Lecco perdeva case dai grandi cortili a ringhiera per lasciare lo spazio a nuove costruzioni, sicuramente più confortevoli e moderne ma meno familiari e comunitarie.
E’ stato il sindaco Luigi Colombo, con un discorso serale, organizzato dal Comune e dall’ELMA, presso il monumento di piazza Manzoni all’autore dei Promessi Sposi, ad avviare un ciclo di iniziative culturali nel nome del grande scrittore.
Il centenario del martirio di padre Giovanni Mazzucconi si celebrava con l’intervento dell’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI. L’arcivescovo presiedeva, in basilica, la cerimonia di consegna del crocefisso a missionari del PIME partenti per nazioni lontane di Africa ed Asia.
Ed è nel 1955 che si consolida la tradizione della Festa del Lago a fine giugno. Si inaugura la statua a lago di San Nicolò, sulla punta tra le località Maddalena e Malpensata, opera dello scultore Giuseppe Mozzanica. E’ dono dei lecchesi a mons. Giovanni Borsieri, da 25 anni prevosto a San Nicolò.
A fine ottobre, domenica 23, è il sindaco Luigi Colombo che affianca il sottosegretario onorevole Virginio Bertinelli di Como nella cerimonia inaugurale del nuovo ponte stradale sull’Adda; un secondo ponte si aggiunge al trecentesco e storico manufatto di Azzone Visconti. La motorizzazione crescente prese d’assalto via Leonardo da Vinci, fino ad allora “stradone” principale della tranquilla e periferica contrada Lazzaretto, dove il giorno era accompagnato dagli squilli di tromba della caserma Sirtori.

Bonatti, Cassin e Mauri
in una foto scattata durante la storica impresa del '58
in una foto scattata durante la storica impresa del '58
Il vessillo di Lecco sventola anche il 4 novembre 1955 ad El Alamein, nel Sahara egiziano, a quota 33, il punto più ad est raggiunto dalle truppe italiane nell’autunno 1942. Arriva una “spedizione” lecchese di penne nere guidate da Ugo Merlini. E’ ricevuta dal colonnello Caccia Dominioni, “custode” del cimitero dei caduti italiani tra le sabbie del deserto. Madrina della cerimonia è Lina Anghileri. Viene anche lasciato un sasso della Grigna perché i Caduti sentano vicine le loro montagne italiane.

Una cartolina del 1957
Le elezioni comunali 1957 non mancano di sorprese. La D.C. ottiene 19 seggi, due in meno del 1952: la grande “emorragia” non c’è stata. La lista di Torre Civica ottiene 9 seggi, penalizzando i comunisti che ne ottengono solo 5. E’ penalizzata anche Alternativa Socialista che ottiene 4 seggi. Due seggi sono conquistati dal P.L.I., uno dai missini e nessun seggio dai monarchici. La nuova Giunta vede ancora sindaco Luigi Colombo, mentre risultano eletti assessori Francesco Bonfanti, Carlo Erba, Bernardo Sironi, Angelo Beretta, Antonietta Nava, Giuseppe Spreafico, Giuseppe Butta ed Antonio Maggi. Luigi Colombo non sarà sindaco per tutto il mandato amministrativo avviato con il voto del febbraio 1957. Nel novembre 1958 lascia il posto ad Angelo Bonaiti.

Altra immagine della spedizione al Gasherbum IV
Da registrare che le politiche del maggio 1958 segnano il record dei votanti per la città di Lecco: il 97,59% degli elettori iscritti. Ugo Bartesaghi aveva accettato la candidatura come indipendente nelle liste del P.C.I. Amintore Fanfani, che era segretario nazionale della D.C. al tempo del voto che provocò l’espulsione dallo Scudo Crociato di Bartesaghi, per essere venuto meno alla disciplina di partito, era divenuto presidente del Consiglio dei Ministri. Fanfani mise Lecco nel calendario del suo tour elettorale. Arrivò un pomeriggio di sabato nella sede storica della D.C. lecchese, nel cortile di via Mascari, presso l’edificio che è stato demolito nel ’92 per costruire il complesso “Le vecchie mura”. Venne accolto dal segretario cittadino e vice sindaco Carlo Erba e partecipò ad una riunione riservata con il senatore Piero Amigoni, l’onorevole Celestino Ferrario, i lecchesi impegnati nella Provincia di Como, dal presidente Aldo Rossi agli assessori Vittorio Calvetti e Sergio Spini. Parlò in serata all’assemblea dei quadri cittadini del partito, che si tenne nella palestra, gremitissima, del collegio Volta. “Mi impegno – dichiarò Fanfani – ad usare i voti ottenuti per garantire all’Italia nuovi progressi”. Si rivolse in particolare ai giovani elettori, a coloro che votavano per la prima volta, invitandoli a credere nel Governo democratico, ad avere fiducia nella democrazia e nella repubblica, dove ogni cittadino ha dignità e doveri, voce e responsabilità. Fanfani pernottò presso l’Hotel Croce di Malta; la mattina successiva ascoltò la prima Messa nel santuario della Vittoria e partì, quindi, verso la Valtellina, dove era atteso per diversi appuntamenti elettorali.
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Aloisio Bonfanti