Caso Gilardi: presunta diffamazione a danno dell'avvocato Barra, in aula la "Iena" Bizzarri

E' ripresa ieri mattina l'audizione dell'imputata Carlotta Bizzarri a processo, assieme alla collega Nina Palmieri delle Iene e al badante di Carlo Gilardi, Brahim El Mazoury, con l'accusa di diffamazione a danno dell'avvocato Elena Barra, amministratrice di sostegno dell'anziano professore di Airuno, sentitasi lesa dai servizi andati in onda sulle reti Mediaset.
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Poco dopo le 9.30 sbrigate alcune incombenze relative ad altrettanti processi, l'aula del giudice Gianluca Piantadosi ha visto l'allestimento della telecamera, così come autorizzato a suo tempo, per le riprese video dei consenzienti.

Lo scorso 23 febbraio l'audizione dell'imputata era stata interrotta per questioni di tempo e venerdì si è ripreso completandola.

Nel corso dell'udienza, terminata attorno alle 16.30, non sono emersi particolari elementi di novità. Gli avvocati della difesa e di parte civile, hanno chiesto alla giornalista, professionista dal 2016 e in forze al programma da ormai 10 anni di cui 5 da autrice, di ripercorrere tutta la vicenda.

Dall'arrivo della segnalazione alla trasmissione “Striscia la notizia”, poi girata alle Iene, sino alla raccolta di informazioni con testimonianze, audio e video di Gilardi, lettere manoscritte, incontri, interviste. Per due volte in aula ci si è fermati per ascoltare una prima volta l'audio di 8 minuti quando Carlo, in quel momento a Brivio a casa del badante, viene raggiunto dall'amministratrice di sostegno, dai carabinieri e dall'ambulanza, per essere portato in ospedale per degli esami e poi in Rsa. Registrazione peraltro andata anche in onda durante il primo servizio televisivo.

La seconda pausa, questa volta però, a porte chiuse è stata fatta per l'audio di 58 minuti registrato da Gilardi nel corso del suo colloquio con l'allora amministratrice di sostegno Lanfranconi.

Carlotta Bizzarri ha raccontato il suo impatto con amici, conoscenti, compaesani di Carlo tutti concordi nel raccontare della sua generosità e del suo vivere “da barbone”, senza mai trovare riscontri negativi sul badante, conosciuto fin da quando era piccolo.

16mila le mail ricevute dopo il primo servizio dove si faceva ascoltare al pubblico il “prelievo” del 90enne per portarlo poi in Rsa, si raccontava brevemente la sua vicenda e si lanciava un appello affinchè chi sapesse dove fosse stato portato, lo rivelasse.

Cosa che è poi puntualmente avvenuta con l'indicazione fornita da alcuni dipendenti della casa di riposo Airoldi e Muzzi di Lecco così come altri dettagli svelati in seguito, che avevano provocato non poco trambusto all'interno della struttura vista la fuga di informazioni.

Un tema molto delicato e di interesse generale quello dell'amministratore di sostegno in contrasto con le volontà della persona, che aveva portato le due giornaliste a decidere di approfondire la vicenda con più servizi.

Servizi durante i quali è stata coinvolta (o forse meglio travolta, ndr) l'avvocato Elena Barra con la quale i contatti sono stati 4, di persona e telefonici.

“L'avvovato Barra ci informa che Carlo sta bene e che non possiamo incontrarlo ma dobbiamo accontentarci di quanto ci avrebbe detto lei”.

Ad incalzare l'imputata è stata l'avvocato Elena Ammannato di parte civile che ha posto una serie di domande per approfondire quanto la Iena sapesse di ruoli, compiti, doveri, incarichi, margini di azione rispetto alle competenze del giudice, responsabilità di un amministratore di sostegno.

Raggiunta sotto l'ufficio, in compagnia del collega Natali, l'avvocato Barra, pur con indosso la mascherina, era stata vittima dell'agguato delle due giornaliste che non le avevano oscurato il volto durante la messa in onda in quanto personaggio “istituzionale” in quel momento, in virtù del suo incarico rispetto a Carlo Gilardi.

“L'approccio a sorpresa consente la genuinità delle risposte” ha spiegato l'autrice televisiva, illustrando le modalità operative della squadra “La chiamata e la mail sono l'ultima spiaggia”.

Il primo servizio era stato foriero di un vero e proprio polverone con comunicati stampa di politici di diversi livelli (anche Giorgia Meloni era intervenuta a suo tempo), comitati, singoli cittadini. Lo stesso CSM era intervenuto a sostegno dell'avvocato Barra raggiunta nel frattempo da centinaia tra mail e messaggi, dal tenore anche lesivo e minatorio.

Durante la messa in onda dell'audio della Lanfranconi, la mancata specifica in sovraimpressione del nome della stessa, indicata genericamente come amministratrice, e poi la domanda in coda “Ma l'avvocato Barra sta facendo bene il suo lavoro?” potrebbe avere ingenerato una confusione tra quanto svolto dalle due. Da qui una delle ragioni per l'accusa di diffamazione verso le giornaliste. Terminata la lunga audizione il processo è stato ascoltato. La prossima volta toccherà a Nina Palmieri rendere la sua versione dei fatti e difendersi dalle accuse.
S.V.
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