Lecco: criminalità organizzata sempre più digitalizzata nel libro ''Il grifone'' di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso

Una criminalità sempre più digitalizzata. Che opera via internet, movimentando denaro e criptovalute, che investe nell’intelligenza artificiale, che crea proprie piattaforme e sistemi di messaggistica esclusivi, che è in grado di mantenersi invisibile utilizzando le tecnologie: droni a riconoscimento facciale o luoghi d’incontro virtuali frequentati solo da avatar. Non è già più il futuro, ma una realtà. Nicola Gratteri (magistrato ora a Napoli ma conosciuto per le sue inchieste contro la ‘ndrangheta calabrese) e Antonio Nicaso (docente in Canada e uno dei massimi esperti mondiali di criminalità organizzata) ieri al Politecnico lecchese hanno presentato il libro scritto a quattro mani e appena pubblicato da Mondadori, “Il grifone”, che appunto mette sotto la lente l’evoluzione delle organizzazioni criminali attraverso quella che è un’autentica rivoluzione informatica.
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Nicola Gratteri, Gerolamo Fazzini, Antonio Nicaso

“Come la tecnologia sta cambiando il volto della ‘ndrangheta” era infatti il tema dell’incontro conclusivo del progetto “Giovani protagonisti” promosso dalla Fondazione Sinderesi, creata nel 2015 e impegnata in iniziative rivolte alle ultime generazioni per un’educazione all’etica sociale, con l’organizzazione di laboratori nelle scuole superiori del Lecchese che quest’anno hanno coinvolto circa 800 studenti. Sono stati proprio due di loro. Elisa Perego dell’Istituto Maria Ausiliatrice e Gioele Colombo dell’Istituto Badoni, a spiegare il lavoro svolto, dopo il messaggio di saluto portato da Saulo Sangalli. A condurre la discussione il giornalista e docente Gerolamo Fazzini. Pubblico delle grandi occasioni, al punto che l’aula magna dell’università lecchese non è stata sufficiente ed è stata allestita un’altra sala, altrettanto grande e altrettanto gremita, dove la conferenza è stata seguita attraverso uno schermo gigante.
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Elisa e Gioele

Gratteri ha spiegato come cominciando a mettere ordine al materiale per il nuovo libro, nel gennaio dello scorso anno, fosse sorto il dubbio che si stesse un po’ esagerando, ma è poi bastato semplicemente guardare la realtà per rendersi conto che invece si trattava della cruda verità. Gli esempi sono quelli di alcuni malavitosi calabresi “di serie B” che hanno assunto alcuni hacker, un tedesco e due romeni, per organizzare ingenti trasferimenti di denaro; di una banca on line aperta a Napoli con filiali in Lettonia e Lituania e che annoverava seimila clienti, molti dei quali lombardi, con un giro finanziario di 3 miliardi e 600 milioni di euro: nella sede sono stati trovati 600 telefoni tecnologicamente modificati così da poter essere usati come semplici citofoni per comunicazioni dirette tra banca e cliente. Tecnologie raffinatissime.
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«Il morto di fame – ha continuato Gratteri - che chiede 500 o mille euro al barista ci sarà sempre ma resterà un morto di fame». L’autentico business ora viaggia attraverso altri canali. Al centro c’è naturalmente il grande mercato della cocaina, ma nel contempo rimangono la penetrazione nelle aziende per rilevarne l’attività e le valigie di contanti per l’acquisto di attività commerciali che non servono per guadagnare, ma per riciclare il denaro e giustificare la ricchezza. Con una ramificazione sempre più articolata: saturata la Lombardia, la terra di espansione ora è il Veneto.
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Antonio Nicaso

Da parte sua, Nicaso ha infilato il dito nella piaga, ricordando come sia un luogo comune – accredito anche dalle università – il fatto che il soggiorno obbligato dei tempi che furono abbia portato i mafiosi al Nord a infettare un terreno sano: «In realtà hanno trovato terreno fertile». Ai lecchesi, Nicosi ha rammentato la parabola di Franco Coco Trovato, il muratore salito al Nord: «Non aveva nessun merito se non aprire locali con i soldi della cocaina. Ma qui ha trovato un sacco di onorificenze e ha beneficiato di frequentazioni politiche». Ricordando poi con precisione la sertie di indagini sulla ‘ndrangheta, da “Wall Street” a"Metastasi", che nel corso degli anni hanno interessato il nostro territorio.

Ma l’analisi non si è fermata alla ‘ndrangheta, perché ormai la criminalità organizzata è un fenomeno globale: i cartelli della droga in Messico, le organizzazioni criminali in Canada, la Cina che esporta gli ingredienti per la preparazione del Fentanil, i Paesi europei che hanno sottovalutato alcuni segnali e ora si trovano in difficoltà ad affrontare la diffusione di un fenomeno sempre più sofisticato.
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Nicola Gratteri

Come l’intera società moderna, anche la criminalità è ossessionata dallo spazio digitale, nel dark-web compra e vende tutto quanto c’è di illegale, ha sempre più bisogno di hacker e di ingegneri informatici. Senza trascurare la tradizionale capacità di stringere relazioni e di adattarsi alle varie situazioni, la penetrazione nella pubblica amministrazione, l’adesione alle massonerie deviate dove si trovano a frequentare professionisti, rappresentanti delle forze dell’ordine, grandi funzionari, politici.

E, sotto questo profilo, Gratteri ha avanzato critiche ad alcuni provvedimenti del governo o della maggioranza parlamentare. Per esempio sulle intercettazioni: «Dicono che costano: si parla di 170 milioni l’anno, una goccia nel bilancio statale. Una cifra più che coperta dal ricavato con il sequestro dei beni alle cosche. Del resto, quando il ministro Nordio ha detto che le intercettazioni costano troppo, la magistratura ha rivisto al ribasso i listini e il ministro li ha firmati, salvo poi tornare a dire in Parlamento che le intercettazioni costano troppo». E’ stato poi assicurato che le intercettazioni non saranno tolte per i reati di terrorismo e mafia, però sarebbe stato interessante sapere se si vogliano perseguire quelli di corruzione, concussione, peculato, quelli che appunto coinvolgono la pubblica amministrazione e attraverso i quali si verifica l’ingerenza delle mafie: «La risposta è arrivata dal Parlamento che ha vietato l’uso dei “trojan” per i reati della pubblica amministrazione».
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E del resto, ora che stanno arrivano i soldi europei del piano di ripresa e resilienza e sarebbe quindi necessaria una vigilanza occulta, le forze dell’ordine hanno un organico insufficiente e manca la tecnologia necessaria. In alcuni casi siamo costretti ad aspettare che dall’estero ci mandino i file da decriptare. Noi, che in passato «davamo le carte», insegnavamo agli altri come condurre certe indagini di mafia. Ormai abbiamo un innegabile ritardo tecnologico e un’enorme debolezza nel contesto europeo: «Basta guardare all’agenzia europea del farmaco che speravamo arrivasse a Milano e invece è stata assegnata all’Olanda, ma anche all’agenzia che per il contrasto alla ‘ndrangheta: dove è stata aperta? A Reggio Calabria? A Catanzaro? A Roma? No, a Lione. Poi, da venti o venticinque anni, i nostri politici tornano dagli incontri europei a dire d’aver vinto, a dire che è passata la linea italiana. Il fatto è che ci vogliono più soldi e più persone, ma soprattutto persone idonee al posto bgiusto anziché talune che hanno responsabilità e non sanno nemmeno come si accende un computer.»

L’attenzione si è poi spostata sui settore di operatività delle organizzazioni criminali in tutto il mondo. La droga innanzitutto con quella sintetica, il fentanil, che sta prendendo sempre più piede: negli Usa ormai muoiono per overdose centomila persone all’anno, in Europa non si sa ma solo perché non si fanno le dovute analisi in quanto troppo costose. Un mercato, quello della droga, che nel periodo della pandemia si è creato un mercato interamente digitale, con gli ordini inoltrati via internet e le consegne attraverso gli stessi corrieri operanti nel settore della consegna a domicilio della merce comune: «Si acquistano tonnellate di cocaina stando a casa e pagando in bitcoin».
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Oltre alla droga, c’è il gioco d’azzardo che in Italia ha un giro d’affari di 150 miliardi l’anno. Il 30% delle persone che si trovano in comunità contro le dipendenze è costituito da persone affette da ludopatia. Ma il fenomeno è difficile da contrastare se pensiamo che a Malta hanno sede molte società del gioco d’azzardo on line e quando per rogatoria chiedi alcuni controlli nemmeno ti rispondono. Del resto, una giornalista (Daphne Caruana Galizia) che indagava proprio su quel fronte è stata fatta saltare in aria. Ma non è che con altri Paesi vada poi meglio, nemmeno l’Austria collabora. In nome della privacy non è più possibile combattere l’evasione fiscale, tracciare il denaro, seguire il traffico di droga e il riciclaggio.

E mentre investono nell’intelligenza artificiale per impadronirsi e utilizzare tutti quei dati che disseminiamo ogni giorno con i nostri telefonini, le mafie guardano alla guerra in Ucraina: quando finirà, tutte quelle armi sperimentate durante il conflitto saranno sul mercato.

«Non sono qui per tranquillizzare – la risposta di Gratteri a un intervento dal pubblico – ma per mettervi il fuoco sotto la sedia. Magari sono antipatico a qualcuno, ma non dico mai bugie, dico sempre la verità». E all’interrogativo di Fazzini su “chi glielo fa fare”, il magistrato ha spiegato: «Ci sono migliaia di persone che credono in me. Non ha senso vivere diversamente, sarebbe da vigliacchi».
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Proprio Fazzini, tra l’altro, ha posto la questione sul “che fare”, da parte di tutti noi nella quotidianità: «Boicottare gli esercizi commerciali in odore di mafia – la risposta -. Essere più esigenti quando si vota: non votare per soggetti border line o per chi promette di assumerti il figlio. Finirla con la doppia morale e cioè di cercare il pelo nell’uovo per quanto fa il vicino e noi fare ciò che vogliamo. Occorre essere coerenti. E contestare, protestare, non assuefarsi e non pensare che nulla possa cambiare. Molta gente non ci crede più, ma bisogna andare a votare e poi impegnarsi nel sociale, occupare strade e piazze e non rinchiudersi nei salotti, aiutare chi ha bisogno. Gli insegnanti portino i ragazzi a parlare con i tossicomani nelle comunità terapeutiche. E più importante di qualsiasi giornata legalità. E come genitori dobbiamo smettere di fare gli amici dei figli se abbiamo 50 o 60 anni non dobbiamo fare i venticinquenni. E coi figli dobbiamo parlare, parlare. E fissare delle regole».

Infine, una bocciatura alla proposta di legalizzazione delle droghe leggere che ormai leggere non sono perché il principio attivo (thc) non è più quello dei figli dei fiori di un tempo. Bocciatura anche perché non è vero che allontana i giovani dalla criminalità organizzata (resterà il mercato nero dove la marijuana sarà venduta a metà costo rispetto alle farmacie). E perché non è vero che impoverirà le mafie, visto che l’80% del loro fatturato arriva da altre droghe, a cominciare dalla cocaina. «E poi è stato dimostrato che l’uso sistematico della marijuana comporta danni per la corteccia cerebrale e quindi alla memoria e porta poi a fenomeni di schizofrenia. D’accordo, l’alcol e le sigarette, si dice: ma se bevo questo bicchiere di vino non lo faccio per ubriacarmi, se fumo una canna lo faccio per sballarmi».
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D.C.
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