Lecco: la moglie racconta la storia di Ambrosoli, ucciso per aver fatto 'solo' il suo dovere

Giorgio Ambrosoli
40 anni dopo quella terribile sera del 1979, la signora Anna ha raccontato la storia del marito ad alcuni ragazzi degli istituti ''G. Bertacchi", "G. Parini" e "A.Nava". L'iniziativa, in collaborazione con l'Associazione "Libera", si colloca nell'ambito del Progetto Centro di Promozione della Legalità, di cui l'Istituto Bertacchi è capofila di una rete di scuole della provincia.
Una chiacchierata di due ore per ricordare quel giovane avvocato, padre di tre figli, che ha pagato con la vita il non aver ceduto "né alle lusinghe né alle minacce".
Un ''eroe borghese", come l'ha definito il giornalista Corrado Stajano, che non ha fatto altro che tenere la schiena dritta e non rinnegare mai i suoi valori di legalità e giustizia, anche quando in tanti - anche nel mondo delle istituzioni - avrebbero voluto chiudergli la bocca.
Ma non è stata solo la storia di Giorgio Ambrosoli a commuovere gli studenti lecchesi che hanno avuto la fortuna di partecipare all'incontro. A toccare le corde più sensibili dei loro - e dei nostri - cuori è stata anche Anna Lori, una donna minuta, apparentemente fragile, che ha saputo affrontare con orgoglio, determinazione e un incredibile coraggio le sfide della vita: la morte del marito, il clamore mediatico, il processo al killer e ai mandanti, la malattia del figlio Filippo. E che ancora oggi trova quello stesso coraggio per ripercorrere quel terribile capitolo della sua vita, che ha segnato nel profondo l'esistenza sua e dei suoi tre figli, che alla morte del padre avevano 7, 10 e 11 anni.
"La storia che oggi sono qui a raccontarvi è una storia che risale a 40 anni fa. Ma che per me è come se fosse successa ieri" ha raccontato ai ragazzi. "E' una storia difficile, ma anche semplice: Giorgio con grande senso di responsabilità ha fatto quello che era suo dovere fare, fino in fondo".
La signora Anna Lori
E' il 1974 quando Giorgio Ambrosoli viene nominato liquidatore dell'istituto del banchiere siciliano Michele Sindona: "Il suo obiettivo era solo restituire i soldi ai tanti investitori ai quali erano stati sottratti, nascondendoli anche in istituti esteri. Pensava che se ne sarebbe occupato con un gruppo di liquidatori. Invece poi scoprì che avrebbe dovuto fare tutto da solo. Purtroppo la solitudine è uno degli elementi di questa storia. Lo Stato in diversi momenti ci ha dimenticato, ci ha lasciati soli".Anna Lori, Paolo Cereda (Libera) e la prof. Valeria Cattaneo
Perché quella di Ambrosoli è purtroppo una storia fatta di tante ombre. Fatta di minacce, di pressioni, di tentativi di corruzione.Una storia che racconta di una politica corrotta, che ha cercato più volte di "salvare" Sindona. Promettendo ad esempio ad Ambrosoli la presidenza di un istituto bancario
Impossibile per Anna Lori dimenticare la parole di Giulio Andreotti (mai chiamato per nome) che in un'intervista a Giovanni Minoli nel 2010 disse che Ambrosoli: "se le andava a cercare".
"Spero che esempi come quello di Giorgio possano aiutare tutti i giovani a saper sempre riconoscere il bene dal male. Chi come mio marito faceva gli interessi di tutti, da chi come Sindona faceva solo propri. Un messaggio che è sempre attuale. Penso ad esempio al dramma degli immigrati: qualcuno continua a ripeterci che fare il bene è pensare solo a noi stessi, ma non è mai cosi" è stato il messaggio lanciato nell'aula magna dell'Istituto Parini.
Eppure nel 1975, 4 anni prima della sua morte, aveva scritto una lettera-testamento. Forse una premonizione di quanto sarebbe potuto succedere.
"E' indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese. Ricordi i giorni dell'Umi, le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito [...] Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro.. Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi (...) Giorgio".
Una lettera che non consegnò mai alla moglie, ma che teneva sempre nella sua 24 ore, pronta ad essere trovato in caso fosse successo il peggio.
L'assassino fu pagato da Sindona con 25.000 dollari in contanti ed un bonifico di altri 90.000 dollari su un conto bancario svizzero; a mettere in contatto Aricò con Sindona era stato il suo complice Robert Venetucci (un trafficante di eroina legato a Cosa Nostra americana) mentre, nei pedinamenti ad Ambrosoli per preparare l'omicidio, Aricò era stato accompagnato da Giacomo Vitale, l'autore delle telefonate anonime.
Nessun rappresentante delle Istituzioni partecipò al suo funerale. Dovettero infatti passare vent'anni perché il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi concesse a Giorgio Ambrosoli la Medaglia d'Oro al Valor civile: "Splendido esempio di altissimo senso del dovere e assoluta integrità morale, spinti sino all'estremo sacrificio".
Venetucci, Aricò e Sindona oggi sono tutti morti. Sulla morte del banchiere- ucciso in carcere da una tazzina di caffè avvelenato con del cianuro - ci sono ancora aspetti non risolti (chi portò il veleno?) ma secondo Anna Lori si tratta di un suicidio: "Dai filmati di sicurezza si vede che andò a bere il caffè in bagno, l'unico punto della cella senza telecamere. Perché avrebbe dovuto farlo?".
"Giorgio lo sento sempre presente, Anche in famiglia lo nominiamo spesso, proprio come se fosse ancora tra noi. Io ne sono convinta" ha voluto concludere, con non poca commozione, la moglie Anna. "Anche se a volte faccio fatica a portare queste testimonianze, mi piace stare insieme a voi giovani che siete ancora in tempo a capire come bisogna comportarsi nella vita. E' importante essere sempre in grado di scegliere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, tenendo sempre ben saldi certi valori. Io sono ottimista per natura. Sono certa che gli insegnamenti di mio marito e di tanti altri che si sono sacrificati, si depositeranno delle nuove generazioni che cresceranno migliori di quelle precedenti".
P.V.