Facoltoso imprenditore circuito? In Aula la figlia ne traccia il profilo

Oltre due ore di deposizione per raccontare la figura del padre, la sua scalata nel mondo dell’imprenditoria partita dagli studi presso l’istituto Badoni di Lecco e poi giunta ad avere diverse società confluite nella holding con la figlia e i soci.
Una vita professionale di successo, che ha portato all’accumulo di un ingente patrimonio in termini di immobili, aziende, disponibilità economiche e che questa mattina è stata ricostruita nell’aula del giudice Paolo Salvatore, dalla figlia parte civile nel processo che vede imputati per presunta circonvenzione di incapace la ex compagna dell’uomo (difesa dall’avvocato Massimiliano Iantorno) e un geometra (difeso dell’avvocato Elisa Magnani).
I due, approfittando delle condizioni di salute non più lucide e ottimali dell’anziano, classe 1937, e della sua ricchezza, avrebbero tratto, a vario titolo, dei guadagni attraverso prestiti e intestazioni, scoperte dopo il decesso e oggi contestate dai famigliari.
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Ritiratosi dal lavoro nel 2005, pur rimanendo sempre coinvolto e informato sulle aziende, il lecchese aveva perso la moglie nel 2007 e nel 2008 aveva intrapreso una relazione con una nuova compagna, rimasta con lui 8 anni. Alle pressioni di lei per regolarizzazione l’unione con un matrimonio, l’uomo aveva preferito cessare il rapporto.
Alle vicende personali si erano affiancate, nel frattempo, quelle professionali con una serie di interventi sulle varie società e sulle quote detenute, così come sulle proprietà immobiliari, proprio in vista dell’avanzare dell’età e di possibili eventi tragici, sistemando così al meglio le pratiche per una eventuale successione.
Nel 2017, tramite una agenzia matrimoniale, l’imprenditore conosce l’odierna imputata. Le assidue frequentazioni e l’evidente intesa tra i due portano all’instaurarsi di una relazione che sfocia in una convivenza tra Lecco e Como. In questo secondo capoluogo lariano l’imprenditore acquista la casa in affitto della donna e le dona la nuda proprietà, informando anche la figlia della decisione.
Pur non essendo più in azienda e avendo intestato tutto alla figlia, lo stesso deteneva regolari procure che, tra l’altro, gli avrebbero permesso di rientrare in possesso di tutto quanto “delegato” sino a quel momento alla congiunta.
Due problemi seri di salute, scoperti dalla figlia solo in un secondo momento, le fanno comprendere il "deplino" del papà. Fatto questo che diventa ancora più chiaro dopo una vacanza al mare in una delle proprietà di famiglia. Al ritorno, a malincuore, la donna decide di prendere in seria considerazione l’idea di affiancare al genitore un amministratore di sostegno per la gestione personale e “materiale” di tutto ciò che lo riguarda. Nomina che avviene con la designazione di un soggetto nominato dal tribunale in quanto l’avvocato amico storico di famiglia, proposto dalla figlia, è rigettato dallo stesso padre davanti al giudice. Il genitore, infatti, come spiegato in aula negli ultimi anni aveva iniziato ad assumere degli atteggiamenti ostili e “sospettosi” verso la figlia, accusandola di essere interessata solamente al denaro. Accusa respinta più volte in aula dalla donna che sempre aveva lasciato piena disponibilità all’anziano di quanto costruito e accumulato nel corso degli anni.
Mentre la situazione con la compagna si fa più complicata con anche un momento di scontro come l’incontro con la badante scelta per assistere l’uomo, vista la decisione dell’imputata di andarsene di casa, in quanto stanca della situazione, la figlia viene a conoscenza che erano state avviate le pratiche per il matrimonio tra i due, con tanto di pubblicazioni. Notiziato della cosa, l’amministratore aveva avvisato subito il giudice che aveva a sua volta bloccato le nozze così come eventuali testamenti.

Disposta una perizia sull’anziano, con la nomina di un CTU, l’iter è poi interrotto per via del decesso dell'uomo.
E' in quel momento che la figlia, parte civile nel processo odierno, assistita dall'avvocato Stefano Pelizzari, scoperto come la compagna (destinataria di una somma mensile, poi revocata dall'amministratore di sostegno) era stata anche intestataria di una polizza assicurativa sulla morte dell'uomo, poi passata a una delle figlie della stessa.
Sempre post-mortem la congiunta (beneficiaria a sua volta di una assicurazione dell'ammontare di 400mila euro) scopre che il genitore aveva fatto un bonifico di 50mila euro al geometra, secondo imputato del processo odierno, così come era attiva una ipoteca giudiziaria di 20mila euro a garanzia di un prestito a lui erogato.
Terminata la deposizione della donna, il giudice stante il legittimo impedimento di un teste, ha rinviato a maggio e poi eventualmente a ottobre per chiudere l’istruttoria e andare a sentenza.
S.V.
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