Il “Trono di Pietro”: chi guiderà la Chiesa Cattolica?
Quando si spegne il successore di Pietro, si apre il tempo dell’attesa e del discernimento.
Al centro di questo tempo sospeso c’è il Collegio Cardinalizio: l’antica assemblea dei cardinali che, da secoli, custodisce il compito di eleggere il nuovo Vescovo di Roma. Nato come consiglio ristretto attorno al Papa, il Collegio si è sviluppato nei secoli fino a diventare l'organo che assicura la continuità apostolica della Chiesa Cattolica. Non è un parlamento, né un senato, ma un corpo formato da pastori che sono chiamati a eleggere il Successore dell’Apostolo Pietro. In tempi moderni, le regole che disciplinano il Conclave e l'elezione papale sono state fissate dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis, promulgata da Giovanni Paolo II nel 1996. La Quinta Congregazione del 28 aprile ha deciso che nel pomeriggio del 7 maggio ha inizio il Conclave, dopo la Missa pro eligendo Romano Pontifice, del mattino, presieduta dal Decano del Sacro Collegio, il cardinale Re.

Hanno diritto di voto nel conclave solo i cardinali che, al momento della vacanza della Sede Apostolica, non abbiano compiuto 80 anni. I Cardinali Elettori vivranno la clausura e, nella Cappella Sistina, voteranno a scrutinio segreto, in un clima di assoluto isolamento dal mondo esterno, per evitare ingerenze politiche esterne. Perché un candidato sia validamente eletto, è necessario che raggiunga la maggioranza qualificata dei due terzi dei votanti. Il conclave è dunque molto più di una semplice elezione: è un atto di fede vissuto nella storia. Dopo trentatré votazioni senza risultato, senza che nessun candidato abbia raggiunto la maggioranza dei due terzi, si procederà, nei due scrutini successivi, a votare soltanto tra i due cardinali che, nelle votazioni immediatamente precedenti, avranno riportato il maggior numero di voti. Per questa votazione la maggioranza richiesta è quella assoluta.
L'attuale scenario: un Collegio tutto da leggere
In dodici anni di pontificato, Papa Francesco ha creato 149 cardinali, di cui 108 sono attualmente elettori. Questi numeri potrebbero far pensare a un conclave già orientato in una direzione ben precisa, quella bergogliana. Ma la realtà, come spesso accade nella storia della Chiesa, è più complessa e interessante.
Al 19 aprile 2025, il Collegio Cardinalizio conta 133 cardinali elettori – considerando la rinuncia di Angelo Becciu e le assenze dei cardinali Llovera e Njue – così suddivisi in base al pontefice che li ha creati:
Papa Francesco: 108 cardinali elettori;
Papa Benedetto XVI: 22 cardinali elettori;
Papa Giovanni Paolo II: 3 cardinali elettori.
Il quorum richiesto per l'elezione del nuovo Papa è fissato a 89 voti, pari alla maggioranza dei due terzi dei 133 cardinali elettori presenti: si tratta del quorum più alto della storia della Chiesa. Il Conclave del 2025 è anche il più numeroso mai registrato. Fino ad oggi, i conclavi più partecipati degli ultimi due secoli erano stati quelli del 2005, che elesse Benedetto XVI, e del 2013, che portò all'elezione di Francesco, entrambi con 115 partecipanti su 117 elettori aventi diritto.
L'età media dei cardinali chiamati a votare è di 70 anni e 4 mesi, in diminuzione rispetto ai 71 anni e 10 mesi registrati nel 2013 e ai 71 anni e 7 mesi del conclave del 2005. Il cardinale elettore più giovane è Mykola Bychok, 45 anni, vescovo eparchiale dei Santi Pietro e Paolo di Melbourne per la Chiesa greco-cattolica ucraina.

Se guardiamo alle anime che compongono il Sacro Collegio, possiamo riconoscere tre grandi blocchi:
- Progressisti e riformisti: circa 60 cardinali, favorevoli alla prosecuzione delle aperture pastorali, alla sinodalità come metodo di governo, e a una Chiesa più inclusiva. Forse il candidato di punta di questa ala potrebbe essere Luis Antonio Tagle, 67 anni.
- Conservatori e tradizionalisti: una minoranza, stimata tra i 25 e i 30 voti, che chiede di ritrovare una maggiore stabilità dottrinale e liturgica. Di questa ala una personalità di spicco è sicuramente Gerhard Ludwig Müller, 77 anni, ex prefetto della Dottrina della Fede, in scontro aperto con Francesco.
- Moderati o centristi: un gruppo numeroso, circa 50 cardinali, orientato a mantenere un equilibrio tra tradizione e innovazione, cercando una sintesi prudente. Un candidato di spicco tra i moderati è sicuramente Pietro Parolin, 70 anni, attuale Segretario di Stato della Santa Sede.
È proprio dal centro che passerà inevitabilmente il prossimo Papa: chiunque vorrà raggiungere il quorum dei due terzi dovrà riuscire a costruire una larga convergenza, capace di unire progressisti e moderati, oppure moderati e tradizionalisti. In teoria, un Collegio plasmato in larga parte da Francesco dovrebbe garantire una certa continuità. In pratica, però, la storia insegna che i conclavi amano sorprendere. Un secondo rischio è lo scontro tra papabili: la storia in merito ci ha insegnato che tra due candidati forti ma non abbastanza vince il terzo. È il caso di Scola-Bertone durante il conclave che ha eletto Bergoglio.
Anche tra i cardinali creati da Bergoglio ci sono voci molto critiche verso il pontificato appena concluso. Figure come il cardinale Gerhard Ludwig Müller, pur nominato da Francesco, rappresentano oggi una forte posizione conservatrice. Allo stesso modo, alcuni grandi interpreti dell’apertura ecclesiale, come il filippino Luis Antonio Tagle, devono la loro berretta rossa a Benedetto XVI. Il Collegio cardinalizio è quindi tutt’altro che monolitico. È un corpo vivo, complesso, articolato. È un laboratorio di Chiesa che, nei prossimi giorni, si riunirà sotto il soffitto michelangiolesco della Sistina per cercare un volto, un nome, un cuore per guidare il popolo di Dio.
Più che un'elezione, una sfida al cuore della Chiesa
Il prossimo conclave non sarà solo una questione di numeri o di alleanze. Sarà una resa dei conti spirituale: tra nostalgia e profezia, tra il bisogno di sicurezze e il coraggio di nuovi inizi. Nella Cappella Sistina, tra i colori eterni di Michelangelo, i cardinali non si troveranno semplicemente a scegliere un nome: si troveranno a scommettere sulla direzione da dare alla Chiesa in un tempo fragile e assetato. Non sarà il Papa perfetto. Non sarà il Papa di tutti. Sarà, come sempre, il Vicario di Cristo: scelto nella fragilità umana, ma chiamato a reggere l’urto del mondo con la forza di chi crede. Alla fine, più che i calcoli e le strategie, conterà una sola cosa: la docilità allo Spirito, che continua a soffiare dove vuole, anche dove non ce lo aspettiamo. In definitiva, chi entra Papa, esce cardinale. Ne sanno qualcosa il cardinale Rampolla del Tindaro, bloccato dal veto imposto dall'imperatore austro-ungarico Francesco Giuseppe tramite il cardinale Jan Puzyna de Kosielsko, il cardinale Ottaviani, e soprattutto il povero Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, quattro volte favorito e quattro volte sconfitto!
Al centro di questo tempo sospeso c’è il Collegio Cardinalizio: l’antica assemblea dei cardinali che, da secoli, custodisce il compito di eleggere il nuovo Vescovo di Roma. Nato come consiglio ristretto attorno al Papa, il Collegio si è sviluppato nei secoli fino a diventare l'organo che assicura la continuità apostolica della Chiesa Cattolica. Non è un parlamento, né un senato, ma un corpo formato da pastori che sono chiamati a eleggere il Successore dell’Apostolo Pietro. In tempi moderni, le regole che disciplinano il Conclave e l'elezione papale sono state fissate dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis, promulgata da Giovanni Paolo II nel 1996. La Quinta Congregazione del 28 aprile ha deciso che nel pomeriggio del 7 maggio ha inizio il Conclave, dopo la Missa pro eligendo Romano Pontifice, del mattino, presieduta dal Decano del Sacro Collegio, il cardinale Re.

Hanno diritto di voto nel conclave solo i cardinali che, al momento della vacanza della Sede Apostolica, non abbiano compiuto 80 anni. I Cardinali Elettori vivranno la clausura e, nella Cappella Sistina, voteranno a scrutinio segreto, in un clima di assoluto isolamento dal mondo esterno, per evitare ingerenze politiche esterne. Perché un candidato sia validamente eletto, è necessario che raggiunga la maggioranza qualificata dei due terzi dei votanti. Il conclave è dunque molto più di una semplice elezione: è un atto di fede vissuto nella storia. Dopo trentatré votazioni senza risultato, senza che nessun candidato abbia raggiunto la maggioranza dei due terzi, si procederà, nei due scrutini successivi, a votare soltanto tra i due cardinali che, nelle votazioni immediatamente precedenti, avranno riportato il maggior numero di voti. Per questa votazione la maggioranza richiesta è quella assoluta.
L'attuale scenario: un Collegio tutto da leggere
In dodici anni di pontificato, Papa Francesco ha creato 149 cardinali, di cui 108 sono attualmente elettori. Questi numeri potrebbero far pensare a un conclave già orientato in una direzione ben precisa, quella bergogliana. Ma la realtà, come spesso accade nella storia della Chiesa, è più complessa e interessante.
Al 19 aprile 2025, il Collegio Cardinalizio conta 133 cardinali elettori – considerando la rinuncia di Angelo Becciu e le assenze dei cardinali Llovera e Njue – così suddivisi in base al pontefice che li ha creati:
Papa Francesco: 108 cardinali elettori;
Papa Benedetto XVI: 22 cardinali elettori;
Papa Giovanni Paolo II: 3 cardinali elettori.
Il quorum richiesto per l'elezione del nuovo Papa è fissato a 89 voti, pari alla maggioranza dei due terzi dei 133 cardinali elettori presenti: si tratta del quorum più alto della storia della Chiesa. Il Conclave del 2025 è anche il più numeroso mai registrato. Fino ad oggi, i conclavi più partecipati degli ultimi due secoli erano stati quelli del 2005, che elesse Benedetto XVI, e del 2013, che portò all'elezione di Francesco, entrambi con 115 partecipanti su 117 elettori aventi diritto.
L'età media dei cardinali chiamati a votare è di 70 anni e 4 mesi, in diminuzione rispetto ai 71 anni e 10 mesi registrati nel 2013 e ai 71 anni e 7 mesi del conclave del 2005. Il cardinale elettore più giovane è Mykola Bychok, 45 anni, vescovo eparchiale dei Santi Pietro e Paolo di Melbourne per la Chiesa greco-cattolica ucraina.

Se guardiamo alle anime che compongono il Sacro Collegio, possiamo riconoscere tre grandi blocchi:
- Progressisti e riformisti: circa 60 cardinali, favorevoli alla prosecuzione delle aperture pastorali, alla sinodalità come metodo di governo, e a una Chiesa più inclusiva. Forse il candidato di punta di questa ala potrebbe essere Luis Antonio Tagle, 67 anni.
- Conservatori e tradizionalisti: una minoranza, stimata tra i 25 e i 30 voti, che chiede di ritrovare una maggiore stabilità dottrinale e liturgica. Di questa ala una personalità di spicco è sicuramente Gerhard Ludwig Müller, 77 anni, ex prefetto della Dottrina della Fede, in scontro aperto con Francesco.
- Moderati o centristi: un gruppo numeroso, circa 50 cardinali, orientato a mantenere un equilibrio tra tradizione e innovazione, cercando una sintesi prudente. Un candidato di spicco tra i moderati è sicuramente Pietro Parolin, 70 anni, attuale Segretario di Stato della Santa Sede.
È proprio dal centro che passerà inevitabilmente il prossimo Papa: chiunque vorrà raggiungere il quorum dei due terzi dovrà riuscire a costruire una larga convergenza, capace di unire progressisti e moderati, oppure moderati e tradizionalisti. In teoria, un Collegio plasmato in larga parte da Francesco dovrebbe garantire una certa continuità. In pratica, però, la storia insegna che i conclavi amano sorprendere. Un secondo rischio è lo scontro tra papabili: la storia in merito ci ha insegnato che tra due candidati forti ma non abbastanza vince il terzo. È il caso di Scola-Bertone durante il conclave che ha eletto Bergoglio.
Anche tra i cardinali creati da Bergoglio ci sono voci molto critiche verso il pontificato appena concluso. Figure come il cardinale Gerhard Ludwig Müller, pur nominato da Francesco, rappresentano oggi una forte posizione conservatrice. Allo stesso modo, alcuni grandi interpreti dell’apertura ecclesiale, come il filippino Luis Antonio Tagle, devono la loro berretta rossa a Benedetto XVI. Il Collegio cardinalizio è quindi tutt’altro che monolitico. È un corpo vivo, complesso, articolato. È un laboratorio di Chiesa che, nei prossimi giorni, si riunirà sotto il soffitto michelangiolesco della Sistina per cercare un volto, un nome, un cuore per guidare il popolo di Dio.

Il prossimo conclave non sarà solo una questione di numeri o di alleanze. Sarà una resa dei conti spirituale: tra nostalgia e profezia, tra il bisogno di sicurezze e il coraggio di nuovi inizi. Nella Cappella Sistina, tra i colori eterni di Michelangelo, i cardinali non si troveranno semplicemente a scegliere un nome: si troveranno a scommettere sulla direzione da dare alla Chiesa in un tempo fragile e assetato. Non sarà il Papa perfetto. Non sarà il Papa di tutti. Sarà, come sempre, il Vicario di Cristo: scelto nella fragilità umana, ma chiamato a reggere l’urto del mondo con la forza di chi crede. Alla fine, più che i calcoli e le strategie, conterà una sola cosa: la docilità allo Spirito, che continua a soffiare dove vuole, anche dove non ce lo aspettiamo. In definitiva, chi entra Papa, esce cardinale. Ne sanno qualcosa il cardinale Rampolla del Tindaro, bloccato dal veto imposto dall'imperatore austro-ungarico Francesco Giuseppe tramite il cardinale Jan Puzyna de Kosielsko, il cardinale Ottaviani, e soprattutto il povero Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, quattro volte favorito e quattro volte sconfitto!
Pietro Santoro