L'ASST di Lecco celebra la giornata delle Ostetriche, 'essenziali in ogni crisi'

Una mostra per celebrare l’impegno, la competenza e l’umanità che il lavoro delle ostetriche richiede. Con quest’obiettivo le stesse ostetriche dell’Ospedale Manzoni di Lecco e quelle che operano nei presidi territoriali della rete lecchese, in occasione della Giornata Internazionale a loro dedicata, hanno allestito pannelli fotografici e organizzato una serie di laboratori tematici aperti al pubblico.  
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Il titolo dell’iniziativa, “Ostetriche essenziali in ogni crisi”, richiama il tema proposto a livello internazionale e rappresenta anche il filo conduttore della mostra allestita nella hall dell’ospedale. In tre percorsi distinti, le ostetriche hanno voluto raccontare come la loro professione sappia essere un punto fermo anche nei momenti più complessi: dalle emergenze umanitarie, alle crisi sanitarie globali come quella da COVID-19, fino alle fragilità che le donne affrontano anche nel nostro territorio oggi, nel 2025. Una professione, la loro, che richiede competenza, a fianco di una forte sensibilità ed empatia 
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All’inaugurazione erano presenti il Direttore Generale dell’ASST di Lecco, Marco Trivelli, e molte delle ostetriche protagoniste dell’iniziativa: dalle professioniste del blocco parto e della neonatologia, alle colleghe che operano nei consultori, in un lavoro quotidiano di rete a tutela della salute femminile “a tutto tondo”, come sottolineato da Elisabetta Nelli, coordinatrice del Dipartimento Area della Donna e Materno Infantile. “Ci siamo interrogate su cosa significhi per noi la parola ‘crisi’ – hanno spiegato le ostetriche – e su come il nostro ruolo possa fare la differenza. Abbiamo raccontato cosa significa assistere una nascita in un contesto di guerra, come in Afghanistan o in Sud Sudan, oppure accompagnare una donna durante la pandemia, quando le restrizioni e la paura erano ovunque, ma la nostra presenza in sala parto non è mai venuta meno”. 
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Tra le testimonianze di un servizio reso in contesti molto complessi, quella di Ileana Boneschi, ostetrica che ha lavorato con Medici Senza Frontiere in Kenya, Iraq, Afghanistan e Sud Sudan: “La cosa più faticosa è stata perdere pazienti per la mancanza di mezzi, ma la cosa più bella è stata vedere madri dimettesse sane, con i loro bambini, dopo essere arrivate in condizioni disperate”.
Anche Maria Fossati, ora ostetrica presso l’ospedale lecchese, ha lavorato con la Fondazione Ambrosoli in Uganda: “Pensavo di andare in Africa a portare un mare e tornare con una goccia. Invece ho portato una goccia e sono tornata con un mare. La mia mano sulla schiena di una giovane madre è stata il gesto più potente: la presenza è il dono più grande”.
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Accanto alla mostra, sono stati organizzati numerosi laboratori tematici al primo piano dell’ospedale: dallo yoga in gravidanza al massaggio infantile, consigli pratici per l’allattamento e l’auto svezzamento, fino al percorso “ritorno a casa sicuri” dedicato all’intera famiglia. Alcune attività sono state pensate anche per i nonni, per rafforzare la rete familiare. Spazio anche alla creatività con l’esposizione di giostrine montessoriane realizzate a mano.

Galleria fotografica (20 immagini)

“L’obiettivo è rendere l’esperienza di gravidanza, parto e post-parto il più positiva possibile, lavorando in sinergia tra ospedale e territorio – ha detto Stefania Puggioni, responsabile delle attività consultoriali – Le ostetriche seguono le donne dall’adolescenza alla menopausa, anche nei momenti in cui si è più vulnerabili”.
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Spesso, infatti, si pensa all’assistenza ostetrica limitata in sala parto, la rete di supporto, al contrario, si estende fino ai diversi consultori della rete territoriale. Un lavoro di squadra che coinvolge oltre 80 ostetriche tra ospedale Manzoni (blocco parto, reparto, ambulatori, neonatologia) e territorio, tramite i 9 consultori distribuiti nella provincia. “Una professione tecnica, ma anche profondamente umana – ha ricordato Karin Angeli, coordinatrice della sala parto – Richiede empatia, ascolto, capacità di stare accanto alla donna sia nella gioia che nel dolore”. 
Sa.A.
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