A Lecco più alberi “monumentabili” che a Roma, ma (quasi) nessuno lo sa

Non tutti gli alberi sono uguali. Alcuni, per la loro imponenza, storia o rarità, raccontano molto più di quanto sembri. Sono gli alberi monumentali, veri e propri “patrimoni verdi” del nostro territorio. E per questo particolarmente tutelati.
In Italia è il “Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste” ad aver stabilito i requisiti di monumentalità, poi sono le singole Regioni ad avere il compito di istituire e aggiornare, su proposta dei comuni, degli specifici registri.
Allo stato attuale in Lombardia sono 431 gli alberi monumentali censiti nel registro ufficiale della Regione. A far la parte del leone è la provincia di Varese con 81 esemplari, grazie alle numerose ville e parchi del territorio. Seguono Milano (67), Brescia (61), Sondrio (51), Bergamo (39) e Como (49). Molto più distanti, invece, le altre province lombarde: Lodi conta tredici alberi monumentali, Pavia e Mantova si fermano a dodici. Il fanalino di coda è la provincia di Cremona, con soli otto esemplari.
E per quanto riguarda la provincia di Lecco? Nel nostro territorio gli alberi censiti ufficialmente sono solo quindici. Un dato, quindi, che si colloca tra i più bassi della regione. Di questi alberi, tra l’altro, sei sono di fresca nomina, avvenuta nel 2024. 
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Il cedro di Villa Mariani a Casatenovo
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Il faggio in località Campelli ad Abbadia

Sono i faggi in località Campelli ad Abbadia, in località Prà Cassina a Ballabio e in località Sasso di Rotto, in Val Marcia, a Casargo; il cipresso del cimitero di Bellano; il cedro dell’Himalaya a Villa Greppi e i Liquidambar e platano a Villa Facchi di Casatenovo; e il frassino maggiore in località Bocchetta di Desio a Cremeno. 
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Il platano a Villa Facchi di Casatenovo
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Il faggio del Piancone a Casargo

Questi si aggiungono a quelli già presenti in precedenza nel registro: il pioppo nero al Lavello di Calolziocorte, il faggio all’Eremo di Galbiate, l’ippocastano e il cedro azzurro che si trovano rispettivamente in Via Lazzaretto e in Via Vittorio Veneto a Oggiono, il platano di Villa Picenardi a Olgiate Molgora e il castagno in località Gallino a Pagnona.
Da questa ricognizione, un primo dato salta subito all’occhio: l’assenza da questo elenco di alberi siti nel territorio comunale del capoluogo. Significa forse che a Lecco non esistono alberi monumentali?
Non è così. Esiste infatti anche un’altra mappatura, che ci restituisce un quadro ben diverso: a Lecco città ci sono ben 85 alberi con caratteristiche di monumentalità. È quanto emerge sfogliando il registro curato dall’associazione RAMI – “Registro Alberi Monumentali Italiani”. Parallelo a quello ufficiale e frutto di un monitoraggio portato avanti da oltre 45 anni, questo registro conta 16.882 esemplari su tutto il territorio nazionale. 
L’associazione ha quindi creato un archivio di alberi meritevoli molto più vasto rispetto a quelli riconosciuti ufficialmente, e tra le altre cose collabora con gli enti pubblici al fine di aumentare gli alberi monumentali riconosciuti.
Così, sfogliando il catalogo di RAMI, scopriamo una realtà molto diversa rispetto al censimento ufficiale di Regione Lombardia. Dicevamo, infatti, che potenzialmente a Lecco città gli alberi con le caratteristiche di monumentalità sono 85.
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La sughera di Villa Gomes

Molti di questi si trovano a Villa Gomes (un pino, un salice e una sughera), ma vi troviamo anche il pioppo del parco “Addio ai monti” di Pescarenico e la grande magnolia della Biblioteca, segnalata addirittura come di rilevanza nazionale. Poi ci sono tanti faggi, castagni e betulle, e molte altre specie ancora, sparsi tra i parchi cittadini e le alture che circondano Lecco.
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La magnolia della biblioteca
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Ma non è finita qui. Già, perché allargando la ricerca all’intera provincia, si scopre che nel lecchese gli alberi “monumentabili” censiti dall’associazione RAMI sono addirittura 961, rendendo di fatto il nostro territorio quello con più alberi monumentali in assoluto in tutta Italia (la provincia di Roma, ad esempio, ne ha “solo” 854). 
Cambia decisamente anche la classifica lombarda: secondo il censimento di RAMI, in Lombardia gli alberi con caratteristiche di monumentalità sono 2.486 e al primo posto troviamo proprio Lecco con i suoi 961 esemplari, poi seguono a distanza siderale Milano (357), Varese (229), Como (258), Brescia (122), Bergamo (85), Pavia (62), Sondrio (56), Mantova (52), Lodi (42) e Cremona (38).
Ma perché nel lecchese ci sono così tanti alberi monumentali censiti, rispetto alle altre province? E, soprattutto, perché quelli ufficiali invece sono solo quindici?
Per quanto riguarda la prima domanda, la risposta è abbastanza semplice: nei primi anni di vita della Provincia di Lecco, è stato fatto un censimento sulla base dei dati raccolti negli anni Ottanta dalla Forestale in provincia di Como. Questo lavoro, unico nel suo genere, è stato raccolto nel volume “Alberi monumentali in provincia di Lecco”, pubblicato a cura di Francesco Mazzeo nel 2005. Il libro è consultabile nel sistema bibliotecario lecchese. Quindi i volontari dell’associazione RAMI sono partiti nella loro ricerca dalle informazioni contenute in questo libro, mentre in altri territori non c’erano già pronte tutte queste informazioni.
E per quanto riguarda la seconda domanda? Qui la risposta è più complessa. Come accennato in precedenza, l’iter per l’iscrizione di un esemplare nel registro degli alberi monumentali è prettamente politico: il comune in cui si trova l’albero presenta domanda alla regione, la quale, a sua volta, inoltra le candidature al Ministero per una valutazione delle caratteristiche dell’esemplare. Può essere, quindi, che il mondo politico lecchese non sia adeguatamente informato su questa opportunità.
L’opportunità, cioè, di valorizzare questi “giganti verdi” che, oltre alla giusta tutela di cui hanno bisogno, possono attirare un turismo slow e attento alle tematiche ambientali, la cui domanda è sempre maggiore.
Mi.C.
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