Lecco: altro successo per Archivi, con la serata sul dialetto
La serata dello scorso 9 maggio ha visto ancora un grande successo di pubblico per il quarto incontro del ciclo Archivi “per" Lecco, dedicato al dialetto lecchese, a ragione definito “la lingua del lavoro".
Nella grande sala neogotica dell’Officina Badoni, luogo simbolo della secolare tradizione lavorativa del territorio lecchese, sono echeggiati suoni, vocaboli e proverbi appartenenti a un passato lontano ma molto attuali nei contenuti, nell’ironia e nella sagace forza espressiva.
Dopo il saluto di Maria Grazia Nasazzi, presidente della Fondazione Comunitaria del Lecchese, Pietro Dettamanti ha introdotto la serata ricordando il decennale impegno dell’editore Paolo Cattaneo (rappresentato dal figlio Marco Cattaneo, che ha letto un saluto introduttivo) nel promuovere e sostenere – non solo tipograficamente – numerosi studi e saggi dedicati alla cultura, alla grammatica e alla “riscoperta” di una parlata che al tempo stesso è riflesso e testimonianza di un mondo pratico, schietto e vivace nei rapporti umani.
Il moderatore Umberto Calvi ha a seguire avviato la tavola rotonda con i relatori della serata.
Al professore Felice Bassani, tra i precursori dello studio scientifico del dialetto in quanto vera e propria lingua, è stato chiesto di inquadrare e raccontare l’evoluzione del “dialetto", che al pari di tante altre vulgate regionali ed estere deriva dalla lenta rimodulazione e modellazione della parlata latina. Un processo di cui rimane traccia anche in piccoli dettagli fonetici e di pronuncia, differenti anche tra paesi poco distanti tra loro. Ne è un pragmatico esempio la Valsassina, dove il dialetto si declina in tante varianti spesso “deformate” dalle diverse attitudini e abitudini lavorative.
Ne ha offerto una chiara disamina Marco Sampietro che ha passato in rassegna autori e studiosi che negli ultimi due secoli si sono impegnati nella trascrizione e decodifica grammaticale delle parlate valsassinesi. L’esempio portato ai presenti è stato quello della vita (e del linguaggio) dei minatori impegnati nelle varie attività estrattive del territorio valsassinese.
Di dialetto e lavoro nel territorio di Lecco ha parlato Gianfranco Scotti, presentando la figura del poeta vernacolare Luigi Manzoni, autore di numerosi componimenti poetici in dialetto lecchese tra cui spicca l’opera El Cavalier Gerenzon, vero e proprio capolavoro letterario che eccezionalmente narra in poesia il vivace mondo di officine e industrie che fino a pochi decenni fa si affastellavano lungo il corso del torrente Gerenzone. Di questa importante opera letteraria Scotti ha recitato diversi brani che hanno fatto rivivere nomi, terminologie e sentimenti di una realtà non solo economica ma anche umana.
L’incontro è stato chiuso da Felice Bassani che ha proposto e recitato, con grande divertimento dei presenti, una spassosa selezione di detti, proverbi e aneddoti dialettali
