Cremeno, processo per il pony morto: 'era uno stile di vita'

“Era un animale da compagnia, anzi di più: era uno stile di vita”: ha incominciato così il proprio esame la moglie del proprietario del pony morto a Cremeno nel 2023, vittima secondo la Procura della Repubblica di Lecco di maltrattamenti da parte di I.I., residente nel comune della Valsassina.
Risalgono al 23 agosto di due anni fa i fatti contestati al 48enne, che in quei giorni era in viaggio con tutta la famiglia: dei passanti avevano notato il cavallino a terra, agonizzante sotto il sole torrido. Subito si erano attivati per prestare soccorso all'animale, entrando nel terreno per creargli riparo con degli ombrelli, portargli cibo ed acqua. Una volta arrivati sul posto Carabinieri del nucleo forestale di Barzio e veterinari, il pony era stato spostato con il consenso della famiglia in un'azienda agricola della zona per ricevere tutte le cure possibili.
Secondo l'impianto accusatorio Coccolino (questo il nome del cavallino di 12 anni) sarebbe deceduto per malnutrizione, come ha attestato nel corso della scorsa udienza il consulente interpellato dalla pubblica accusa.
Sarebbe stata proprio la casalinga, oggi chiamata a testimoniare davanti al giudice Maria Chiara Arrighi, ad occuparsi nel quotidiano del pony (“gli davo da mangiare, pulivo la sua stalla e il terreno dove stava, lo spazzolavo in continuazione e lui mi veniva a chiamare dalla finestra per farsi dare qualche carota” ha dichiarato) e ad accorgersi per prima di un suo progressivo dimagrimento nella primavera di due anni fa. La donna ha anche spiegato, dopo aver aumentato la razione di cibo a Coccolino senza però notare miglioramenti, di essersi rivolta ad un veterinario dell'ATS: “non avevamo un veterinario di riferimento perché non ne avevamo mai avuto bisogno e per qualsiasi necessità ci appoggiavamo al proprietario del maneggio dove l'avevamo comprato, ma in quell'occasione abbiamo scoperto che era venuto a mancare da poco”. Su suggerimento del veterinario avevano quindi provveduto a somministrare del vermifugo al pony, poi, passato il periodo di ferragosto si erano proposti di portarlo nel maneggio di un conoscente per vagliare qualsiasi altra problematica... ma non hanno mai fatto in tempo.
“Quando abbiamo saputo cos'era successo siamo andati nel panico ed abbiamo subito chiamato un veterinario. Appena tornati a casa siamo subito andati a trovarlo: non era lui, era come se si fosse prosciugato. Tanto che il giorno dopo gli ho portato da casa il suo secchiello dell'acqua: lui si è avvicinato ma non ha bevuto” ha raccontato la donna fra le lacrime.
È stata anche sentita come testimone la persona a cui la famiglia era solita affidare i propri animali in loro assenza: “quel giorno sarei dovuto andare all'abitazione al pomeriggio per lasciargli come solito il fieno e l'acqua, ma sono stato chiamato per andare là subito perchè il pony era stato male”. Secondo quanto raccontato quest'oggi, fino al giorno prima l'animale sarebbe sembrato in salute.
Prima di rinviare al prossimo mese per la discussione finale fra le parti, il giudice ha escusso gli ultimi due testimoni presentati dalla difesa (un'amica di famiglia e un vicino di casa), che hanno attestato la buona gestione dell'animale da parte dei proprietari.
F.F.
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