Lecco: altri tre testimoni al processo per la circonvenzione di un imprenditore
L’amministratore di sostegno, il gestore finanziario e il socio di una delle sue tante imprese.
Questa mattina davanti al giudice Paolo Salvatore sono sfilati tre testimoni nell'ambito del processo che vede imputati la compagna e il geometra di fiducia di un facoltoso imprenditore lecchese, morto nel gennaio 2023, che, secondo le accuse mosse dalla figlia, sarebbe stato circuìto nei suoi ultimi anni di vita sino a fare elargizioni in denaro e altre donazioni fin troppo magnanime e comunque non nella piena facoltà delle sue capacità intellettive.
Questa mattina nell’aula al primo piano di palazzo di giustizia, ad aprire l’udienza è stata l’amministratrice di sostegno nominata dal giudice, un avvocato con studio a Merate, che ha confessato come l’uomo male avesse digerito la sua presenza e la trattasse con atteggiamento ostile.
Ricostruendo dalla presa in carico sino al decesso dell’anziano, la professionista ha raccontato della difficoltà a trovare e inserire una badante nel nucleo famigliare, formato dall’assistito e dalla sua compagna, e dalla presenza costante di questo geometra, beneficiario di un regalo da 50mila euro e di un prestito con ipoteca, poi cancellati, sempre da parte dell’imprenditore. Soggetti sui quali, ha raccontato in aula, nutriva forti sospetti circa eventuali atteggiamenti di condizionamento verso l’anziano.
Un uomo segnato da un decadimento grave e repentino, come indicato negli esami medici, ha spiegato l’amministratore, che andava sempre più perdendo quella lucidità e quel brio che ne avevano caratterizzato l’esistenza e la vita professionale.
Una volta ricevuto l’incarico dal giudice, lei stessa aveva provveduto a fare una ricognizione del patrimonio e poi a “studiare” la situazione e il contesto in cui si trovava l’anziano. Azzerati i 2mila euro che versava mensilmente alla compagna, l’avvocato aveva dato piena disponibilità a pagare spese di viaggi, cene, svaghi rendicontati e che l’uomo aveva in desiderio di compiere.
Una parte delle sue finanze dell'imprenditore erano state affidate a un gestore che, tra l’altro, deteneva anche il conto cointestato con la figlia e quello della società, così come oggi egli stesso ha testimoniato in aula raccontando delle grandi disponibilità dell’uomo, frutto di una vita di lavoro e sacrifici, che però nell’ultimo periodo aveva perso il suo smalto. Un decadimento confermato anche dal socio di una delle start up che con lui aveva fondato e che lo aveva definito come “un uomo che trasudava intelligenza”, ma che nell’ultimo periodo dimenticava le cose, era diventato ripetitivo ed assente.
La vicenda è stata aggiornata al mese di giugno con altri tre testimoni e poi si procederà alla chiusura della fase istruttoria e alle conclusioni, per arrivare così a la sentenza.
Questa mattina davanti al giudice Paolo Salvatore sono sfilati tre testimoni nell'ambito del processo che vede imputati la compagna e il geometra di fiducia di un facoltoso imprenditore lecchese, morto nel gennaio 2023, che, secondo le accuse mosse dalla figlia, sarebbe stato circuìto nei suoi ultimi anni di vita sino a fare elargizioni in denaro e altre donazioni fin troppo magnanime e comunque non nella piena facoltà delle sue capacità intellettive.
Questa mattina nell’aula al primo piano di palazzo di giustizia, ad aprire l’udienza è stata l’amministratrice di sostegno nominata dal giudice, un avvocato con studio a Merate, che ha confessato come l’uomo male avesse digerito la sua presenza e la trattasse con atteggiamento ostile.
Ricostruendo dalla presa in carico sino al decesso dell’anziano, la professionista ha raccontato della difficoltà a trovare e inserire una badante nel nucleo famigliare, formato dall’assistito e dalla sua compagna, e dalla presenza costante di questo geometra, beneficiario di un regalo da 50mila euro e di un prestito con ipoteca, poi cancellati, sempre da parte dell’imprenditore. Soggetti sui quali, ha raccontato in aula, nutriva forti sospetti circa eventuali atteggiamenti di condizionamento verso l’anziano.
Un uomo segnato da un decadimento grave e repentino, come indicato negli esami medici, ha spiegato l’amministratore, che andava sempre più perdendo quella lucidità e quel brio che ne avevano caratterizzato l’esistenza e la vita professionale.
Una volta ricevuto l’incarico dal giudice, lei stessa aveva provveduto a fare una ricognizione del patrimonio e poi a “studiare” la situazione e il contesto in cui si trovava l’anziano. Azzerati i 2mila euro che versava mensilmente alla compagna, l’avvocato aveva dato piena disponibilità a pagare spese di viaggi, cene, svaghi rendicontati e che l’uomo aveva in desiderio di compiere.
Una parte delle sue finanze dell'imprenditore erano state affidate a un gestore che, tra l’altro, deteneva anche il conto cointestato con la figlia e quello della società, così come oggi egli stesso ha testimoniato in aula raccontando delle grandi disponibilità dell’uomo, frutto di una vita di lavoro e sacrifici, che però nell’ultimo periodo aveva perso il suo smalto. Un decadimento confermato anche dal socio di una delle start up che con lui aveva fondato e che lo aveva definito come “un uomo che trasudava intelligenza”, ma che nell’ultimo periodo dimenticava le cose, era diventato ripetitivo ed assente.
La vicenda è stata aggiornata al mese di giugno con altri tre testimoni e poi si procederà alla chiusura della fase istruttoria e alle conclusioni, per arrivare così a la sentenza.
S.V.