Grazie don Giovanni, sagace e ostinato tessitore di rapporti
Ho conosciuto don Giovanni , come insegnante e preside, dal lontano 1977,quando, prete novello giunse in Collegio Volta per seguire come vice rettore l’avvio e lo sviluppo del nascente Liceo Scientifico. Da allora siamo diventati affiatati collaboratori e soprattutto ieri e oggi amici.
Sono convinto che il silenzio, quello interiore, raccolto e vero, custodisce e alimenta le esperienze più autentiche e intense. Ciascuno di noi è, in larga parte, la storia dei tanti incontri che hanno intessuto la storia della propria vita. Nella mia “narrazione”, ma anche in quella di tanti, alunni, genitori, insegnanti, è presente, più che mai nitido e vivo, il volto di Don Giovanni, con le profondità umane alle quali esso rimanda.
Il centro e il cuore della sua persona, in particolare di sacerdote appassionato, se sono rimasti e rimangono per sempre nascosti e custoditi nell’intimità più profonda, hanno agito con forza e vigore di vita e di servizio.
A noi, tanti, è stato dato solo di cogliere ringraziando frutti, parole sparse ed echi di ciò che nel silenzio si tiene raccolto. E’ quanto abbiamo incontrato negli anni della sua presenza fra noi, spesa con passione e infaticabile lavoro, al sevizio del collegio.
Evitando una lunga sequenza di apprezzamenti, che certamente lui non accetterebbe, voglio solo ricordare un aspetto che lo ha sempre caratterizzato come uomo e come prete: è stato un sagace e ostinato tessitore di rapporti. L’attenzione premurosa e operosa alla persona è sempre stata la cifra della sua identità e della sua azione. Di questo tanti di noi sono testimoni, che custodiscono nel segreto parole e vicinanza che hanno accompagnato stagioni, liete o tristi, della propria vita. Di don Giovanni dobbiamo soprattutto ricordare la sua vocazione di prete, la sorgente della sua quotidiana donazione.
Ho conosciuto numerosi preti.
Ho parlato con loro
Ho anche vissuto assieme.
A volte me li ripassoin mente.
Li ho visti ridere, sorridere a volte
Quasi piangere.
Li ho visti accalorarsi sui campi del pallone
Fare il tifo con i ragazzi,
affascinanti e anche ieratici sull’altare,
con le braccia alzate l’ostia in mano,
eloquenti e dimessi nel dispensare
una Parola che non è loro.
Li ho visti entrare in aula
Con sguardo a volte serio a volte rassicurante.
Li ho osservati,là, in un angolo,
ad ascoltare con pazienza e disponibilità,
Raccogliendo segreti,
pene, gioie, speranze
di ragazzi, genitori e insegnanti.
Li ho visti…
Ma non è questo che mi affascina di loro
Amo ricordarli
Nella penombra di una chiesa, della cappella del collegio,
nella semioscurità,
stanchi, forse anche disfatti,
davanti al “loro” Signore.
Qui li ritrovo più che mai veri.
Di qui parte il filo che si dispiega nella loro giornata,
che rivela il senso di una molteplice presenza.
In questo silenzio di solitudine
Ritrovo il loro cuore.
E’ stato detto L’inferno è non amare”.
Per un prete l’inferno è
non essere più capace di pregare.
Fino a quando ci saranno preti
Che vivono la loro stanchezza, la loro solitudine
Davanti al “loro” Signore,
la speranza non sarà mai “disperata”.
Grazie don Giovanni
Sono convinto che il silenzio, quello interiore, raccolto e vero, custodisce e alimenta le esperienze più autentiche e intense. Ciascuno di noi è, in larga parte, la storia dei tanti incontri che hanno intessuto la storia della propria vita. Nella mia “narrazione”, ma anche in quella di tanti, alunni, genitori, insegnanti, è presente, più che mai nitido e vivo, il volto di Don Giovanni, con le profondità umane alle quali esso rimanda.
Il centro e il cuore della sua persona, in particolare di sacerdote appassionato, se sono rimasti e rimangono per sempre nascosti e custoditi nell’intimità più profonda, hanno agito con forza e vigore di vita e di servizio.
A noi, tanti, è stato dato solo di cogliere ringraziando frutti, parole sparse ed echi di ciò che nel silenzio si tiene raccolto. E’ quanto abbiamo incontrato negli anni della sua presenza fra noi, spesa con passione e infaticabile lavoro, al sevizio del collegio.
Evitando una lunga sequenza di apprezzamenti, che certamente lui non accetterebbe, voglio solo ricordare un aspetto che lo ha sempre caratterizzato come uomo e come prete: è stato un sagace e ostinato tessitore di rapporti. L’attenzione premurosa e operosa alla persona è sempre stata la cifra della sua identità e della sua azione. Di questo tanti di noi sono testimoni, che custodiscono nel segreto parole e vicinanza che hanno accompagnato stagioni, liete o tristi, della propria vita. Di don Giovanni dobbiamo soprattutto ricordare la sua vocazione di prete, la sorgente della sua quotidiana donazione.
Ho conosciuto numerosi preti.
Ho parlato con loro
Ho anche vissuto assieme.
A volte me li ripassoin mente.
Li ho visti ridere, sorridere a volte
Quasi piangere.
Li ho visti accalorarsi sui campi del pallone
Fare il tifo con i ragazzi,
affascinanti e anche ieratici sull’altare,
con le braccia alzate l’ostia in mano,
eloquenti e dimessi nel dispensare
una Parola che non è loro.
Li ho visti entrare in aula
Con sguardo a volte serio a volte rassicurante.
Li ho osservati,là, in un angolo,
ad ascoltare con pazienza e disponibilità,
Raccogliendo segreti,
pene, gioie, speranze
di ragazzi, genitori e insegnanti.
Li ho visti…
Ma non è questo che mi affascina di loro
Amo ricordarli
Nella penombra di una chiesa, della cappella del collegio,
nella semioscurità,
stanchi, forse anche disfatti,
davanti al “loro” Signore.
Qui li ritrovo più che mai veri.
Di qui parte il filo che si dispiega nella loro giornata,
che rivela il senso di una molteplice presenza.
In questo silenzio di solitudine
Ritrovo il loro cuore.
E’ stato detto L’inferno è non amare”.
Per un prete l’inferno è
non essere più capace di pregare.
Fino a quando ci saranno preti
Che vivono la loro stanchezza, la loro solitudine
Davanti al “loro” Signore,
la speranza non sarà mai “disperata”.
Grazie don Giovanni
Prof. Gianclaudio Tagliaferri, ex preside del Collegio Volta