Alto Lago: vessava la compagna per i soldi per la droga, condannato a 3 anni
Ha chiesto scusa, alla compagna, alla figlia e anche ai signori giudici. "Ha detto la verità" ha anche aggiunto, in riferimento alla testimonianza della donna che lo ha trascinato a giudizio, anche a tutela della bimba nata dalla loro relazione. "Ero drogato e ho reso la loro vita impossibile. Ma non ho mai pensato a maltrattarle (...). Cercavo solo cocaina, ho sbagliato tutto. Posso solo promettere che non mi drogherò mai più". Non sono, chiaramente, bastate le pur apprezzate - tanto dal PM quanto dal legale che rappresenta la denunciante, costituitasi parte civile - parole pronunciate in chiusura di istruttoria, a "salvare" un 44enne a processo per maltrattamenti in famiglia, violazione di domicilio e violenza privata. L'uomo - al momento in carcere per questa causa, residente comunque nel comune dell'Alto Lago teatro dell'accaduto - è stato condannato, infatti, dal collegio giudicante del Tribunale di Lecco, presieduto dal dottor Paolo Salvatore, a tre anni e un mese (con l'assoluzione accordatagli, come del resto chiesto anche dalla rappresentante della pubblica accusa, solo in riferimento all'ultimo capo d'imputazione).
La triste vicenda famigliare vagliata in Aula, risale ad una manciata di mesi tra il 2023 e il 2024, quando l'imputato, rimasto senza lavoro per questioni legate alle difficoltà patite dall'attività del padre, per sua stessa ammissione, è caduto nel tunnel della cocaina, rifornendosi sostanzialmente quotidianamente nei "boschetti della droga" ormai noti a tutti tra Dorio e Colico, chiedendo soldi a chiunque pur di assecondare tale dipendenza. Alla compagna in particolar modo, mettendo in atto nei suoi confronti una condotta che il sostituto procuratore Chiara Stoppioni, nella sua requisitoria, ha definito "vessatoria", portandola a vivere "un vero e proprio incubo", come sostenuto invece dall'avvocato Alida Sacchi in rappresentanza della donna che, "esausta è arrivata a chiedere aiuto. Ci vuole coraggio - la sottolineatura della legale di parte civile - per denunciare chi si ama". Durante la sua escussione in Aula, la stessa persona offesa aveva descritto il 44enne come una persona buona che diventava però ingestibile per procurarsi lo stupefacente, alzando la voce e a lanciando, in preda all'ira, oggetti, fino ad arrivare, una volta lasciato fuori casa, a provare a introdursi nuovamente nell'appartamento (da qui la contestazione della violazione di domicilio) ed a scagliare un martello (con la contestazione del reato di "violenza privata" caduta però in quanto non all'indirizzo di qualcuno). Senza mai colpire, però, fisicamente né la bambina né la compagna (a cui avrebbe procurato solo in un'occasione un livido nel cercare di trattenerla per un braccio).
"I comportamenti per come ricostruiti non possono integrare il reato di maltrattamenti" ha sostenuto, nella propria arringa, il difensore, parlando di agiti ben diversi da quelli solitamente narrati nelle aule di Tribunale, per ridurre tutto "a richieste di denaro, senza atteggiamento minaccioso", fatte tra l'altro a persone diverse e non configurabili dunque come comportamenti rivolti specificatamente alla compagna per sopraffarla. Un linea, quella dell'avvocato Paola Bizzozero (in sostituzione del collega Alessandro Meregalli) non sposata dal collegio che ha appunto condannato l'imputato.

"I comportamenti per come ricostruiti non possono integrare il reato di maltrattamenti" ha sostenuto, nella propria arringa, il difensore, parlando di agiti ben diversi da quelli solitamente narrati nelle aule di Tribunale, per ridurre tutto "a richieste di denaro, senza atteggiamento minaccioso", fatte tra l'altro a persone diverse e non configurabili dunque come comportamenti rivolti specificatamente alla compagna per sopraffarla. Un linea, quella dell'avvocato Paola Bizzozero (in sostituzione del collega Alessandro Meregalli) non sposata dal collegio che ha appunto condannato l'imputato.
A.M.