Dopo una vita sui mercati, 'I detti della Gina' diventano un libro
Gina, così come tutti l’hanno sempre chiamata, ha passato la vita tra i mercati, in mezzo alla gente.
La sua quotidianità era scandita dal vociferare dei clienti, quell’umanità semplice che si incontra tra i banchi, tra un affare e un commento sul tempo.
È in questo ritmo lento e autentico che ha costruito, giorno dopo giorno, una raccolta vivente di proverbi, motti e detti popolari. Oggi, a 74 anni, la sua voce arriva anche sulla carta, in una raccolta, “I detti della Gina”, curata dal marito Arturo Croci che, su consiglio di un amico, ha deciso di trasformare la saggezza della moglie in un libro.

“È stato un nostro amico, Peppo Ronzoni, una sera di dicembre, a dirlo chiaramente: "Gina, li scriva questi detti, è un peccato che vadano persi"”, racconta Arturo. “E lei, sorridendo, ha risposto: "Lo dica ad Arturo, è lui lo scrittore…". Da lì, un passo dopo l’altro, un detto dopo l’altro, è nata la raccolta. Oltre 130 proverbi in dialetto brianzolo-lombardo, tradotti in italiano, corredati da note, immagini in bianco e nero e arricchiti da un dipinto in copertina di Pietro Signorelli, oggi al quarto posto fra le segnalazioni più interessanti di Amazon.
Virginia Panzeri, per tutti semplicemente Gina, ha trascorso settant’anni della sua vita tra i mercati di Calolziocorte, Lecco, Bellano, Mandello e Abbadia Lariana. Era appena una bambina quando il padre Ernesto, commerciante di sementi e piantine, la portava con sé con un carretto trainato da un cavallo. La sua, negli anni, è diventata una presenza costante e affettuosa, tanto che il suo banco di ortaggi, fiori e sementi, è diventato un punto di riferimento, un crocevia di storie e memorie.

“Ha passato più tempo a Calolziocorte, dove aveva i suoi orti, che a Calco, dove è nata” ha raccontato Arturo, ricordando le sveglie prima dell’alba, ogni settimana, per tutta una vita.
Il libro non è solo una raccolta linguistica, ma un piccolo scrigno dell’anima popolare dei nostri luoghi. “Scrivere in dialetto non è come scrivere in italiano – ha aggiunto Arturo – C’è una musicalità, una sonorità che rischia di andare perduta. E con l’elettronica moderna i dittonghi si sono sparsi, sostituiti da dieresi. Eppure è stato un lavoro necessario: ogni proverbio è una finestra aperta su un modo di vivere”. Alcuni detti fanno sorridere, altri colpiscono per la loro attualità ruvida: “Va a unges”, che richiama l’untore manzoniano, è un’espressione di esasperazione, un “va’ al diavolo” detto con ironia. O ancora: “Tutte le trappole sono fatte per i ratti, ma oggi ci sono più trappole che topi”.
Gina, che pure si dice schiva, in mezzo alla gente “si trasforma”, e proprio lì, tra mercati, messe e cimiteri, ha raccolto quei frammenti di saggezza popolare che ancora oggi, pur usati inconsapevolmente, resistono. “Molti li dicono senza sapere più nemmeno cosa vogliano dire” ha spiegato Arturo. “Ma c’è una potenza espressiva che non muore. E poi ci sono perle che raccontano epoche intere: Parli francese come una vacca spagnola – oggi non vuol dire nulla, ma nell’Ottocento aveva un significato preciso”.
Arturo è autore di racconti, poesie e saggi, ma i suoi libri non hanno mai venduto quanto I detti della Gina. “Questa raccolta, nata per gioco, ha battuto tutte le mie altre pubblicazioni” ha detto ridendo. “Ma forse non c’è nulla di strano: Gina ha dato voce a un’identità collettiva, ha riunito il ricordo di generazioni intere”. Una memoria che vive nella lingua della vita vera, quella che passa per i mercati, le cucine e i cortili. Quella che chiede: “Cosa hai mangiato oggi?” e risponde: “Polenta e picasù”.
La sua quotidianità era scandita dal vociferare dei clienti, quell’umanità semplice che si incontra tra i banchi, tra un affare e un commento sul tempo.

Gina al mercato
È in questo ritmo lento e autentico che ha costruito, giorno dopo giorno, una raccolta vivente di proverbi, motti e detti popolari. Oggi, a 74 anni, la sua voce arriva anche sulla carta, in una raccolta, “I detti della Gina”, curata dal marito Arturo Croci che, su consiglio di un amico, ha deciso di trasformare la saggezza della moglie in un libro.

La copertina del libro
“È stato un nostro amico, Peppo Ronzoni, una sera di dicembre, a dirlo chiaramente: "Gina, li scriva questi detti, è un peccato che vadano persi"”, racconta Arturo. “E lei, sorridendo, ha risposto: "Lo dica ad Arturo, è lui lo scrittore…". Da lì, un passo dopo l’altro, un detto dopo l’altro, è nata la raccolta. Oltre 130 proverbi in dialetto brianzolo-lombardo, tradotti in italiano, corredati da note, immagini in bianco e nero e arricchiti da un dipinto in copertina di Pietro Signorelli, oggi al quarto posto fra le segnalazioni più interessanti di Amazon.

Una vecchia immagine nei campi
Virginia Panzeri, per tutti semplicemente Gina, ha trascorso settant’anni della sua vita tra i mercati di Calolziocorte, Lecco, Bellano, Mandello e Abbadia Lariana. Era appena una bambina quando il padre Ernesto, commerciante di sementi e piantine, la portava con sé con un carretto trainato da un cavallo. La sua, negli anni, è diventata una presenza costante e affettuosa, tanto che il suo banco di ortaggi, fiori e sementi, è diventato un punto di riferimento, un crocevia di storie e memorie.

“Ha passato più tempo a Calolziocorte, dove aveva i suoi orti, che a Calco, dove è nata” ha raccontato Arturo, ricordando le sveglie prima dell’alba, ogni settimana, per tutta una vita.



Sa.A.