Lecco: sui fatti del 28 aprile (dal punto di vista di un partecipante alla commemorazione allo stadio)

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di un partecipante alla commemorazione dello scorso 28 aprile allo Stadio. Lo spazio come sempre è disponibile per eventuali altre voci.

Egregio direttore,
a distanza di quasi un mese, e ad acque un po' più tranquille (si spera) mi preme scrivere queste poche righe perché ci sono domande che vorrei trovassero risposta e dubbi che non vorrei rimanessero inevasi.
Premetto che chi scrive partecipa al momento di ricordo della fucilazione dei 16 ufficiali e sottufficiali del battaglione Perugia e del gruppo corazzato Leonessa ormai da un trentennio. Ma una commemorazione si svolgeva già prima, quindi saranno almeno 35/40 anni che ogni 28 aprile ci sono persone che si ritrovano per il ricordo di quella vicenda. Quest’anno, come d’ incanto, domenica 27 aprile sono usciti a mezzo stampa due comunicati (almeno io ne ho letti un paio): uno dell’ Anpi e uno del gruppo Avs-Cambia Lecco. I suddetti, oltre a fingere stupore come se fosse la prima volta che in città si verifica questo evento, sono pieni di inesattezze. Si parla di Brigate Nere, di simboli raffigurati che fanno chiaramente riferimento al regime fascista, etc. etc. Tralascio per il momento la questione della bandiera bianca spiegata in maniera alquanto approssimativa sulla quale magari tornerò dopo…
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Da lì in poi è un profluvio di polemiche: sulla stampa, sui social, nelle strade. Fino ai disordini successi in seguito alla contromanifestazione convocata dalle associazioni di cui sopra. E nonostante gli episodi di violenza che tutti hanno potuto vedere, nei giorni successivi si è continuato a gettare benzina sul fuoco. Esce infatti un comunicato del PD locale che liquida in due righe con una condanna di circostanza le violenze fuori dal municipio mentre all’interno era in corso un consiglio comunale, ma al contempo si fanno allusioni negative non meglio specificate “su quanto stava avvenendo fuori dallo stadio…”. Chiedono le dimissioni del consigliere provinciale Antonio Pasquini e soprattutto parlano di tentativo di allontanamento dei giornalisti e di chiunque osasse avvicinarsi. E qua rispondo subito perché la commemorazione si è svolta in modo del tutto pacifico e la stampa non è mai stata allontanata. Anzi, mi risulta che qualcuno sia stato appositamente invitato ad assistere all’iniziativa. Prima, durante e dopo c’era un andirivieni di persone mai viste (semplici curiosi?) che facevano foto in primo piano ai presenti. Dire che quella sera in città il clima non era roseo è un eufemismo. Inoltre posso dire senza tema di smentita che all’angolo con via Tubi ha assistito indisturbato alla commemorazione anche un noto ex consigliere comunale, militante di sinistra, insieme alla consorte e ad alcuni cittadini.
Ma non basta. Il 30 aprile durante la seduta del consiglio provinciale viene letto un comunicato del gruppo Provincia-Bene Comune in cui, oltre alla solita richiesta di dimissioni, si parla di “lugubre e cupa manifestazione” ed altre espressioni simili dai toni volutamente accesi. Il tutto mentre si susseguivano altri comunicati ed interviste in cui si rivendicava apertamente “l’azione di disturbo” di due giorni prima.
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A questo punto mi chiedo, ma dove hanno vissuto queste persone in tutti questi anni? Possibile che l’assessore alla viabilità del comune di Lecco non sappia che ogni anno vengono chiuse al traffico due vie per un’oretta per una commemorazione? Possibile che nessuno si ricordi delle polemiche negli anni in cui venne rimossa la prima targa? Ogni volta bisognava ripulire i muri da scritte oscene e si ripuliva anche la lapide attuale voluta dall’allora giunta di centro-sinistra…
Quali sarebbero i simboli neofascisti contenuti nel volantino? Forse la foto della tomba in cui sono sepolti alcuni di questi ufficiali? Le medesime tombe in cui sono sepolti anche dei partigiani nella cripta della chiesa della Vittoria? Ma questi signori che tanto cianciano hanno mai fatto una visita ai loro morti? Quella sera si è letto un discorso dell’allora presidente della camera Luciano Violante e un brano di Antoine de Saint-Exupery (l’autore de Il Piccolo Principe)…. Pericolosi sovversivi anche loro? E poi c’è la strumentalizzazione di una singola parola che si riferisce di un ambito di militari che hanno combattuto una guerra civile… A bè! Allora è sacrosanto sollevare un vespaio di queste proporzioni per un vocabolo… che in questo caso sta a significare un mutuo legame tra persone delle più svariate origini che condividono la stessa idea. Che è la stessa di uno dei comandanti del plotone d'esecuzione, il quale anni dopo lasciò scritto un biglietto sulle tombe dei caduti con le testuali parole: “Siete morti inutilmente come i nostri caduti. I veri nemici non eravate voi…”. Quei morti non furono una “dolorosa necessità”. 
Arriviamo al particolare della bandiera bianca… Ma qualcuno si è mai preso la briga di leggere la testimonianza del partigiano che firmò il trattato di resa? Eppure è una persona che, in ambito alpinistico, ha fatto la storia della città ed è conosciutissimo anche a livello internazionale…
Vogliamo veramente confrontarci sulla storia della battaglia di Pescarenico e sui fatti successivi? O piuttosto, sotto sotto, tutto questo can-can mediatico nasconde dell’altro? E sì, perché se si osserva attentamente la cronaca, anche a livello nazionale nonché sui social e se si uniscono i puntini, c’è sempre un rimando al presidente del consiglio e al presidente del senato attuali… ed allora mi chiedo: ma non è che in realtà tutta questa narrazione viene sfruttata solo per giochi di bassa politica? Per carità è solo un’ipotesi, forse bislacca, ma come diceva qualcuno più titolato di me “a pensar male si fa peccato….”
Ma se così fosse, veramente non ci sono altri argomenti per fare opposizione? 
Data la mia età non ho vissuto gli anni ‘70 ma una circostanza come quella dell’altra sera in città non l’avevo mai provata. E se la situazione dovesse trascendere di chi sarebbe la responsabilità?
Dopo tutti questi decenni sono stanco di coloro che ancora spargono odio. Di coloro che ancora aizzano gli uni contro gli altri. Il tutto usando sempre gli stessi schemi, sempre le stesse parole, trite e ritrite ed ormai svuotate di significato: la democrazia, la libertà, la difesa della costituzione… Ah già! La costituzione! Tornando per un attimo all’attualità vorrei sapere dov'è erano questi difensori quando recentemente milioni di italiani venivano privati dei loro diritti fondamentali (in primis il lavoro) se non si sottoponevano a un trattamento farmacologico rivelatosi inutile (secondo gli studi e per stessa ammissione delle case produttrici) ed in parecchi casi dannoso? Allora della costituzione si poteva fare carta-straccia?
Mi scuso per la lunghezza dello scritto e per avervi sottratto del tempo, ma era mio dovere farlo per cercare di giungere a dei rapporti più distensivi. Ma temo che fino a quando certi uomini non domineranno le loro passioni ma ne saranno dominati; fino a quando non saranno in grado di accecare il ciclope al loro interno me ne saranno accecati, tutto questo sarà impossibile.
Con osservanza
NESSUNO


P.S. Non ho ancora finito di scrivere e già in città è comparso un bel cartello turistico-informativo all’altezza di via Como contenente gran parte delle inesattezze di cui sopra. Però quanta solerzia! La città non attendeva altro! Mentre tutte le altre opere rimangono incompiute, l’importante è aver sbarrato la via al “ritorno del tiranno”
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