Castello in festa per il 40° del parroco don Antonio. Auguri anche a don Valerio del Volta

Alla fine ci ha scherzato su, dicendosi felice di essere finalmente riuscito a festeggiare "come si deve" dopo almeno quattro occasioni in cui, proprio mentre stava iniziando a riflettere sull'imminenza di un traguardo, si era visto trasferire altrove con tutte le incombenze e gli impegni del caso.
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Da sinistra don Antonio Bonacina e don Valerio Brambilla

Pur allegro e scanzonato come sempre, era sinceramente emozionato quest'oggi don Antonio Bonacina, che nella Chiesa Parrocchiale di Castello ha celebrato la Messa domenicale ricordando il suo 40° anniversario di ordinazione, insieme al Rettore del Collegio Volta don Valerio Brambilla che invece è giunto al traguardo del 20°.
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Tanti i fedeli della comunità che hanno voluto abbracciare nella preghiera i due sacerdoti, a cominciare appunto dal parroco che ha fatto il suo ingresso ufficiale nella Parrocchia del rione lecchese meno di un anno fa, lo scorso settembre, riuscendo subito a farsi apprezzare e benvolere da tutti - bambini, adulti e anziani -, così come del resto aveva saputo sempre fare anche altrove, da Olginate fino a Casatenovo, passando per Brugherio, Brenna e Lissone. A pronunciare l'omelia dall'altare è stato don Valerio, in servizio a Castello nel fine settimana come collaboratore di don Antonio dopo i cinque giorni feriali di lavoro all'interno del Collegio Volta di via Cairoli, che accoglie centinaia di ragazzi.
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"Il Signore ci dice che ha bisogno di noi e quindi ci dona una vista diversa, grazie alla quale riusciamo a osservare il mondo con gli occhi di Dio" ha esordito il sacerdote, originario di Bellusco e ordinato l'11 giugno 2005. "La nostra speranza, di pastori ma anche di "semplici" fedeli, è che continui sempre a farlo, che venga a cercarci ogni giorno e che ci accompagni costantemente nel nostro viaggio".

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Dopo nove anni a Biassono e un altro decennio a Limbiate, don Valerio è approdato appunto a Lecco, dove auspica - per sua stessa ammissione - di rimanere il più a lungo possibile. "Sto vivendo esperienze nuove ogni giorno, ieri per esempio ho giocato a tiro alla fune con i papà dei ragazzi del Collegio, cosa che non facevo da tempo immemore" ha raccontato con un sorriso al termine della celebrazione, rivolgendosi direttamente ai numerosi presenti in Chiesa. "Il mio, insomma, è un servizio diverso da quello che si svolge all'interno di una Parrocchia: dal lunedì al venerdì vivo in una sorta di "centrifuga", poi per due giorni cala un silenzio irreale. È anche per questo che vengo qui a Castello, in una comunità che sento profondamente mia, per non rischiare di sentirmi "di tutti e di nessuno". Del resto, è una buona comunità a fare un buon pastore: noi sacerdoti abbiamo bisogno di voi, e viceversa".
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Salutando e ringraziando i fedeli per il grande affetto dimostrato, come dicevamo don Antonio ha invece ripercorso le sue vicissitudini fino al trasferimento nel capoluogo. "Mi fermo nove anni a Olginate e poi mi spostano, proprio quando sto iniziando a pensare ai festeggiamenti per il primo decennio di sacerdozio. A seguire succede lo stesso a Brugherio, a ridosso del 20°, così come a Brenna verso il 25°''.
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''A Lissone riesco finalmente a celebrare il 30°, nello stesso Decanato dove conosco don Valerio, mentre a Casatenovo non c'è niente da fare, per il 40°, perché dall'alto decidono che devo trasferirmi a Lecco. E allora che cosa mi capiterà per il 50°? Intanto, spero di esserci ancora..." ha raccontato il prete con un sorriso divertito, suscitando inevitabilmente le risate dei presenti.
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Al termine della Messa, animata dal coro, don Antonio ha poi invitato i fedeli di Castello a seguirlo nel giardino della casa parrocchiale per un momento molto sentito, dal forte significato simbolico: per l'occasione di festa è stata infatti impartita una benedizione sul grande ulivo piantato venticinque anni fa grazie al dono di un gruppo di pellegrini del rione di rientro dalla Terra Santa, cresciuto nel tempo fino a raggiungere una notevole altezza.
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"Un segno di speranza e di pace per la nostra comunità e per il mondo", lo ha definito il sacerdote leggendo la targa posizionata ai piedi della pianta, con l'augurio - espresso anche nella preghiera - che si possa continuare nel cammino avviato in quell'anno 2000 con il Giubileo che proprio in questo 2025 è tornato a portare nel mondo la luce della speranza.
B.P.
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