Pescate: ha i documenti in regola ma non parla italiano, un kosovaro si vede negare la cittadinanza italiana

"Ormai sono anni che mi occupo di queste pratiche - non poche, pur in un paese piccolo come il nostro - ma una cosa del genere non mi era mai successa". A parlare è Miriam Lombardi, vice sindaco di Pescate, che questa mattina in Municipio si è trovata costretta a negare la cittadinanza italiana a un uomo di origine kosovara, residente nella "piccola Svizzera" da circa un decennio e in regola con tutti i documenti del caso, peraltro già approvati dalla Prefettura di Lecco. 
Il motivo? Che la persona in questione, come è stato possibile appurare in pochi minuti al momento del giuramento, non parla italiano, nemmeno a un livello basilare.
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Dante De Capitani e Miriam Lombardi

"Erano presenti i figli, giovanissimi, e la moglie, che hanno tentato di aiutarlo, ma non ha saputo proferire nemmeno una parola, nonostante sia nel nostro Paese da diversi anni e abbia anche un lavoro regolare, che però - a quanto sembra - svolge solo con connazionali kosovari" ha spiegato Miriam Lombardi. "A quel punto sono stata costretta a fare un passo indietro e a contattare il sindaco, con cui già da tempo - ma ne abbiamo parlato anche di recente - avevamo l'accordo di non firmare l'ordinanza di cittadinanza in casi di questo tipo che però, lo ripeto, non si erano mai verificati. Siamo molto dispiaciuti, ma una situazione del genere è abbastanza inconcepibile".
Sulla stessa linea, come dicevamo, anche lo stesso sindaco Dante De Capitani, intervenuto personalmente per verificare l'accaduto: "Non abbiamo nulla contro la persona in questione, che anzi ci è sembrata assolutamente perbene, umile e rispettosa, così come i suoi famigliari. Tuttavia ottenere la cittadinanza implica dei doveri, oltre che dei diritti, come sancito dalla nostra Costituzione che però risulta del tutto incomprensibile a chiunque non parli almeno un minimo la nostra lingua. Preciso, comunque, che non gli abbiamo chiuso le porte: gli abbiamo semplicemente suggerito di frequentare un corso di italiano - cosa che teoricamente avrebbe già dovuto fare, per superare il primo "scoglio" della Prefettura - e poi tornare da noi per il giuramento".
Dante De Capitani, ad ogni modo, non lascerà correre e tornerà a chiedere conto dell'accaduto agli uffici di Corso Promessi Sposi. Dove questa mattina, stando a quanto ha raccontato, non ha trovato l'assistenza che cercava: "In Municipio abbiamo subito fatto una telefonata in Prefettura per capirne di più, ma ci è stato riferito che non erano disposti a parlare con me. Domani, quindi, invierò una lettera formale, sia per chiarire la vicenda legata al mio concittadino kosovaro che per comprendere le ragioni di questo atteggiamento nei miei confronti".
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