Lecco: si riprende dopo un aneurisma e si ritrova senza casa ne' soldi. Il fratello a processo per peculato

Ancora un amministratore di sostegno “contestato”,  tanto da essere trascinato a giudizio con la grave accusa di peculato. In una vicenda, finita quest'oggi all'attenzione del collegio giudicante del Tribunale di Lecco presieduto dal dottor Paolo Salvatore – a latere le colleghe Martina Beggio e Giulia Barazzetta – però tutta... famigliare. La denunciante è infatti la sorella dell'imputato, una donna, trasferitasi a Lecco nell'agosto del 2016, dopo la morte l'anno precedente dell'amato marito con cui viveva a Barzanò, e colpita già a settembre da un aneurisma che l'ha ridotta in coma per ben quattro mesi, con i medici che, parrebbe, non le avevano dato speranze di ripresa. E invece, dopo un anno e mezzo di ricovero, prima al Manzoni, poi in centri specialistici per la riabilitazione, come lei stessa ha raccontato accomodandosi al banco dei testimoni, il ritorno a casa. Ma non nel suo appartamento preso in affitto – con il contratto di locazione disdetto a sua insaputa – bensì nell'abitazione della sua infanzia, sempre in città, dove risiedeva Cristian P., suo fratello, divenuto – senza che lei ne fosse preventivamente accorrentata, nella sua versione – suo amministratore di sostegno e dunque unico responsabile anche delle sue finanze.  
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“Quando è morto mio marito avevo una buona disponibilità, per vivere una vita serena. Invece lui mi ha ammazzato” ha affermato la signora Monica, riferendosi all'uomo, classe 1976, che, a suo dire, fino alla revoca quale amministratore, le avrebbe sottratto senza giustificato motivo “almeno 150.000 euro”, con la donna che lamenta inoltre anche la sparizione dei suoi monili in oro (con la questione non inclusa però nel capo d'imputazione) e ulteriori prelevamenti successivi alla sua “liberazione”, contestati, invece, al 49enne, ai sensi dell'articolo 493 ter che punisce l'Indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti. 
Guidata dalle domande poste dal sostituto procuratore Chiara Di Francesco, la persona offesa – costituitasi anche parte civile –  si è auto-descritta come lucida al momento delle dimissioni, in grado di capire, pur con qualche difficoltà motoria che non le permetteva di uscire di casa in autonomia ma superate tra le mura domestiche muovendosi con un girello, tanto da riuscire a cucinare lei stessa per il fratello, i figli di lui (a cui si è detta particolarmente legata) e gli amici che, sovente, come pure “le fidanzate”, frequentavano la villetta. A spese sue, sempre per quanto riferito, sostenendo come proprio da discussioni legate alla divisione dei costi per gli acquisti, sia poi venuta  a conoscenza dell'avvenuto svuotamento del suo conto corrente appoggiato a Banca Carige e, successivamente, anche dell'alleggerimento patito da quello – più consistente – presso la Popolare di Sondrio, con uscite, per esempio, per lavori di ristrutturazione che – ha sostenuto - “non ci sono mai stati” e pagamenti in favore sia una compagna del fratello (in relazione alla quale è stato esibito dal difensore dell'imputato un contratto di assunzione come badante, disconosciuto dalla denunciante) sia dell'uomo stesso, che avrebbe disposto anche di carte di credito, strumento mai utilizzato, prima del malore, dalla persona offesa.
“Quando mi sono accorta che mi aveva portato via tutti i soldi sono andata a Roma”, ha aggiunto, per dare una cifra della sua disperazione, la signora Monica P., ricordando come dopo aver confessato l'accaduto a delle sue amiche che risiedono appunto nella Capitale, sia stata invitata a raggiungerle, restando due anni lontana da Lecco, ospitata da loro, per riprendersi.
Sentiti i testimoni introdotti dall'avvocato di parte civile, inclusa la cognata della denunciate che l'hai aiutata a spuntare dagli estratti conti tutte le uscite a suo giudizio anomale, il processo è stato aggiornato al 17 novembre per il proseguo dell'istruttoria, con l'eventuale esame dell'imputato, oggi presente personalmente in Aula ad ascoltare la pesante deposizione della sorella.
A.M.
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